
Jurassic World e il romanzo di Crichton
La scorsa settimana ho letto con colpevole ritardo Jurassic Park di Michael Crichton. Amando confrontare i romanzi con i loro adattamenti cinematografici ho subito pensato al film di Spielberg, ma anche al più recente Jurassic World.
A Jurassic World è stato da più parti rinfacciato di essere una mera operazione commerciale senz’anima. Questo è in parte vero. Il film specula sul successo del suo predecessore infarcendo la narrazione di citazioni a uso e consumo dei nostalgici, cresciuti a pane e Velociraptor. Ciò nonostante, Jurassic World NON è, a mio giudizio, una boiata colossale. Affermo questo anche e soprattutto alla luce del romanzo di Crichton. Il più recente adattamento cinematografico, infatti, riprende alcune idee del libro poco presenti nel Jurassic Park del 1993. Perciò, il risultato è una sorta di completamento del suo predecessore. Il film di Spielberg e JW sono, visti insieme, il perfetto adattamento del romanzo. Vediamo in che senso. Ci saranno spoiler di entrambi i film e del romanzo.
L’IDEA DI PARCO

In Jurassic Park del ’93 noi sappiamo che l’idea di Hammond è quella di creare un parco divertimenti con i dinosauri protagonisti. Tuttavia, durante la narrazione, sembra di trovarsi più in uno zoo che non in un parco. La maggior parte del film si concentra sul giro dell’isola a bordo di automobili, molto simile a un safari africano. E, come in un safari, può capitare di riuscire a osservare pochi animali. Nel romanzo, questo tour è solo una delle tante attrazioni del parco. Anche se non tutto è ancora pienamente operativo, il parco cartaceo è molto più diversificato. È presente la voliera degli pterodattili e il tour acquatico lungo il fiume. È in progetto la costruzione di un ristorante stellato vicino ai recinti degli animali. Insomma, Hammond (che, come si sa, non bada a spese) aveva pensato a un parco molto più votato all’intrattenimento di quanto si veda nel film.
In questo, Jurassic World è più fedele al romanzo. Il parco è diversificato, gli animali vengono “sfruttati” e mostrati il più possibile, il divertimento e il comfort del visitatore è la priorità assoluta. L’idea di Hammond viene mostrata pienamente, in tutta la sua grandiosità. Proprio per questo, quando la situazione volgerà al peggio, il contrasto con il quadro idilliaco (ma posticcio) iniziale sarà ancora più lampante.
CONTROLLO
Con questa parola, Crichton intitola una moltitudine di capitoli del suo Jurassic Park. Quelli che si svolgono, per l’appunto, all’interno della sala controllo del parco. Controllo sulla situazione è anche quello che, continuamente, viene rivendicato dal personale. Di contro, il personaggio di Ian Malcom, come un grillo parlante, mette in crisi le certezze di Hammond. La teoria del caos è lì ad ammonirci che un sistema complesso come un parco popolato da dinosauri è praticamente ingovernabile.
Nel romanzo, John Hammond è sostanzialmente un personaggio negativo. Anche di fronte all’evidenza, continua a restare sulle proprie posizioni. Fino a pagare in prima persona, in modo violento, la sua hybris.
Nel film di Spielberg, Malcom butta lì qualche avvertimento su quanto sia pericoloso giocare a fare Dio. Ma non sembra incontrare eccessiva resistenza. Hammond è un buon vecchietto, tutto sommato incline ad ascoltare gli ammonimenti dei personaggi più lungimiranti. Certo, ci ha messo il grano e perciò oppone qualche resistenza iniziale, ma si dimostra infine sensato. Manca il contrasto duro tra chi pretende di avere il controllo e chi fa notare che questo non esiste.
In Jurassic World la tematica è trattata in modo un po’ più simile al romanzo. La protagonista, maniaca del controllo ossessionata dal profitto, si sente invulnerabile. Trincerata dietro quintali di tecnologia fantascientifica, imparerà nel modo più duro quanto è rischiosa la spavalderia. Soprattutto quando si ha a che fare con lucertoloni assassini.
Inoltre, il personaggio di Hoskins porta il concetto di “giocare a fare Dio” a un livello tutto nuovo. Vorrebbe infatti utilizzare i dinosauri a scopo militare. Il parco sarebbe solo una copertura per arrivare a questo fine ultimo. Sordo a ogni tipo di avvertimento e privo di scrupoli di sorta, solo la violenta realtà riuscirà a svegliarlo.
Tra i dinosauri che Hoskins vorrebbe utilizzare ci sono alcuni Velociraptor parzialmente addomesticati. Questo ci porta al prossimo punto.
RAPTOR DOMESTICI

Un branco di Raptor utilizzati come una muta di cani da caccia compare fin dal trailer di Jurassic World. Apriti cielo, si è parlato di salto dello squalo, di cagata immonda, di animali “snaturati”. Nel primo film, i Velociraptor vengono giustamente presentati come predatori formidabili e intelligentissimi. Questa loro caratteristica è presente nel romanzo di Crichton e – effettivamente – rende l’idea di un raptor addestrato quantomeno improbabile. Tuttavia, l’intelligenza dei raptor viene sottolineata, nel romanzo, non solo in ambito predatorio. Un cucciolo, entrato in contatto per un po’ di tempo con gli umani, conduce spontaneamente i protagonisti al suo nido. Un chiaro indizio di un animale potenzialmente addestrabile. Probabile che questo dato non sia scientificamente accurato, ma i raptor di Crichton sono intelligenti almeno quanto uno scimpanzé. L’idea proposta da Jurassic World, perciò, non è poi tanto peregrina.
Il tema dell’accuratezza scientifica ci porta all’ultimo punto.
GENETICA

In Jurassic Park di Spielberg si compie una scelta molto netta. I dinosauri del parco vengono presentati, senza ombra di dubbio, come fedeli in tutto e per tutto a quelli che popolavano la Terra 65 milioni di anni fa. Viene accennato al fatto che DNA di anfibio è stato utilizzato per riparare i filamenti danneggiati, ma questo non ha un grande peso nell’economia del film. L’Alan Grant cinematografico è praticamente onnisciente. Sa tutto sulle abitudini delle singole specie, nemmeno le allevasse personalmente da decenni.
Nel romanzo di Crichton le cose non stanno affatto così. Alan Grant non conosce poi molto riguardo ai dinosauri vivi e nessuno sa bene quanto quegli animali rispecchino le loro controparti preistoriche. Wu, il genetista del parco, sa perfettamente che nulla è realmente naturale a Jurassic Park. Lo dice molto chiaramente in un dialogo con Hammond, che è invece convinto di aver ricreato il Cretaceo.
In Jurassic World viene riproposto sostanzialmente lo stesso dialogo. A Wu viene rinfacciato di aver creato un ibrido mostruoso e innaturale. Il genetista, però, sa bene che l’ibrido non è più innaturale delle altre specie riportate in vita. Questo punto è particolarmente interessante anche alla luce dei progressi della paleontologia. Infatti, sembra che diverse specie di dinosauro fossero piumate. Una sorta di rivoluzione rispetto a teorie vecchie solo di pochi anni. Perciò, è sempre prudente mettere un po’ le mani avanti quando si portano in scena i lucertoloni giurassici.
IL PUNTO DELLA SITUAZIONE
In fin dei conti, qual è la tesi del mio articolo? Che Jurassic World sia un migliore adattamento del romanzo rispetto al predecessore? No. Jurassic Park di Spielberg è un ottimo adattamento di Crichton. Di per sé, è anche un film molto migliore rispetto al suo “alter-ego”, sotto molti punti di vista (ad esempio regia ed effetti speciali). L’articolo vorrebbe semplicemente far notare che Jurassic World ha un senso e, forse, non merita di essere bocciato senza appello. Perché porta avanti idee che, presenti nel romanzo, erano state un po’ trascurate nel primo film. È un po’ come vedere Jurassic Park sotto una luce diversa. E, ditemi pure quel che volete, a me me piace.
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