Spotlight

Killer in Red: Paolo Sorrentino e Clive Owen brindano a colpi di Campari

Paolo Sorrentino ha la rara dote di essere sia un genio che un furbastro, abilissimo sia nel creare capolavori con la macchina da presa che a vendersi. Shakerate le due cose e avrete Killer in Red, il nuovo corto per Campari a firma del regista italiano.

Questi tredici minuti e ventuno secondi sono infatti una pura autocelebrazione; però, cosa niente affatto scontata in questi casi, estremamente gradevole. Ogni inquadratura è un riferimento all’estetica dei suoi film: dalle battute iniziali con la creazione del cocktail, ai primi piani spietati, agli ingressi al rallentatore. Aggiungete uno con la faccia di Clive Owen come protagonista, e il gioco è fatto.

Killer in Red racconta le vicende parallele di un bel tenebroso che arriva in quello che sembra il bar di un hotel, aspetta una ragazza e ne approfitta per bere qualcosa, e di Floyd, il bartender che verso la fine degli Anni Settanta fece da mentore a quello che ora si trova dietro al bancone. Per rendere tutto un po’ più sorrentiniano, sia Floyd che l’avventore sono impersonati dall’uomo da cui ogni ragazza vorrebbe essere trattata male: Clive Owen, naturalmente, che più invecchia e più diventa, come dire, interessante.

La trama è pressoché inesistente, ma d’altronde si tratta di uno spot per il Campari, ché l’Oscar ce lo siamo già guadagnati tempo fa: e allora via con l’elogio di ogni cocktail creabile con il nettare rosso. Negroni, Boulevardier, Americano, e naturalmente Killer in Red: gin alla camomilla, vermouth bianco, gran marnier, Campari, e una goccia di essenza di rose. Sweet or bitter, a seconda dei gusti e del momento.

Ci sono poi tutti i cliché della Los Angeles dell’epoca: personaggi in cerca di successo e disposti a qualsiasi cosa per ottenerlo, produttori grassi e volgari, baristi dagli occhi di ghiaccio, femmes fatales. Come quella che fa il suo ingresso a fianco del rivoltante Lagrange: un abito da fare invidia a Jessica Rabbit, capelli rosso fuoco, occhioni languidi. È molto più intrigata da Floyd che dal marito: d’altronde, la reggia a Beverly Hills può sempre cambiare di proprietario.

Clive Owen può anche aspettare, ma il Campari no; e infatti ogni inquadratura è un omaggio alla meraviglia italica, dalla fila di bottiglie rosse, alle zoomate macroscopiche nei bicchieri, al bikini della fanciulla che lascia poco spazio all’immaginazione. A tutto ciò si alterna il volto perfetto di Clive Owen, che ci regala dei sorrisetti molto simili a quelli del neo-papa Jude Law; e che se nel secolo scorso sembra aver optato per un Killer in Red molto sweet, nel nuovo millennio abbandona la bella di turno, non più rossa, al suo destino. Amaro, certo, ma pur sempre in compagnia di un bitter Campari.

Chapeau alla novella coppia Paolo Sorrentino – Clive Owen, dunque, che ci dimostrano come in una decina di minuti si possa concentrare uno spaccato di cinema. Oltre che di mostruosa bellezza – e no, non si sta parlando del design delle bottiglie.

P.s. Se siete fan della serie di Sorrentino, fate un salto sulla nostra pagina amica di Frasi Film Paolo Sorrentino!

Francesca Berneri

Classe 1990, internazionalista di professione e giornalista per passione, si laurea nel 2014 saltellando tra Pavia, Pechino e Bordeaux, dove impara ad affrontare ombre e nebbia, temperature tropicali e acquazzoni improvvisi. Ama l'arte, i viaggi, la letteratura, l'arte e guess what?, il cinema; si diletta di fotografia, e per dirla con Steve McCurry vorrebbe riuscire ad essere "part of the conversation".
Back to top button