Film

Kingsman – Il cerchio d’oro è come tracannare whisk(e)y per darsi fuoco alla pipì

Credo che il problema fondamentale siano le aspettative. Un mix di aspettative. Il trailer di Kingsman – Il cerchio d’oro per cominciare, ma pure lo stupendo primo film e il fatto di avere un feticismo per Matthew Vaughn e Mark Millar (ma quello forse è solo un mio problema). Non dovevano darmi anche quella dannata spilletta quando ho preso il biglietto, perché a quel punto ero un fan con gli occhi sognanti pronto al nuovo capolavoro. E? Eh. Non proprio.

Ma vediamo di mettere subito le cose in chiaro perché c’è da parlare bene di cosa ha funzionato e cosa no in questo Kingsman – Il cerchio d’oro. (Se nella parte “cosa non ha funzionato” sentite qualcuno strapparsi i capelli mentre beve le sue stesse lacrime sono io). Ah, dato che il film è uscito da più di una settimana sappiate che potreste incappare in spoilerz sulla trama. Siete avvertiti.

Kingsman – Il cerchio d'oro

Bene, eccoci qua. Cioè poco dopo la fine del primo Kingsman, più o meno quando io tremavo alla notizia del sequel e Galahad 2.0 faceva del sesso anale premio con la sua principessa. E? L’atmosfera è sempre quella, fai merenda con Girella, Oxford not Brogues, Silente a capo della Kingsman… no, scusate, non ce la faccio. Alle cose buone arriviamo per gradi, è più forte di me.

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La domanda è semplice: cosa aveva reso Kingsman così intelligentemente ignorante? La commistione dichiarata, la mescolanza di McDonald’s e pregiati vini francesi, il non essere in un Bond movie classico ma conoscerlo a menadito. Messaggio che questo secondo capitolo non riesce a passare appieno. Perché? Perché Matthew Vaughn si è divertito… troppo.

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E sto parlando dal punto di vista della sceneggiatura, dato che dietro la macchina da presa resta sempre un mostro. Durante i combattimenti avevo un’espressione di gioia ebete sul volto. Soprattutto il primo nel taxi e l’ultimo dentro il diner. I ralenti chirurgici, i finti piani sequenza per rendere fluidi gli inverosimili movimenti degli attori, insomma uno stile da puro intrattenimento gigioneggiante. Eppure, tornando alla scrittura, nel primo film sapeva quando fermarsi.

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Vuoi il fumetto di Millar alla base, vuoi un’idea così dissacrante, Kingsman – Secret Service funzionava sotto ogni aspetto, anche perché rimaneva credibile nella sua inverosimiglianza. Kingsman – Il cerchio d’oro invece satura il termometro dell’esagerazione fino a romperlo. Per esempio: splendido il cameo di Elton John, molto meno il suo calcio volante seguito da due guardie messe ko fuori campo. E lì mi sono detto “dai, Elton è un Kingsman imbolsito, ditelo, non vi costa nulla e vi risolve un mucchio di problemi”. Eppure. O i cani robot. Fin da subito mi hanno fatto storcere il naso. Ok che qui era tutta campagna e che il nuoto è uno sport completo, ma il troppo stroppia davvero. Come questo sentimentalismo di fondo, a sprazzi urticante, che pervade la pellicola. Roba trattata proprio banalmente da uno come Vaughn che di banale ha solo le dita dei piedi.

[SPOILERAZZO]

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Ottima invece la morte di Merlino. Quello è Vaughn al 100%. Sacro e profano che fanno kamasutra sulle note di Country Roads. Così doveva essere tutto Kingsman – Il cerchio d’oro, arrivare al limite per danzare sulla linea mentre tutto attorno il mondo esplode. Come Harry che non riesce a ripetere la scena del bar: allontanarsi dal primo film senza mollare mai del tutto la presa. Che poi a me il redivivo Galahad non è mai andato giù. Era una perfetta morte nel primo e tirarlo fuori così con le farfalle, boh, puzza di fan service.

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E vogliamo anche sottolineare l’abisso tra il Richmond Valentine di Samuel L. Jackson e la Poppy Adams di Julianne Moore? Perché pure lei evidenzia quanto Kingsman – Il cerchio d’oro sia andato oltre: quell’hamburger lo stiamo mangiando pure noi, ma sebbene sia cotto a puntino e ci brontoli lo stomaco sappiamo benissimo che il vomito è in agguato peggio che all’Oktoberfest. Come gli Statesman del resto. Simpatico l’incontro/scontro tra cugini, ma anche loro sono indice del voler strafare perdendo le briglie di comando. Più procede il film più Kingsman – Il cerchio d’oro sembra un’opera che avrebbe funzionato molto più a livello cartaceo che celluloide.

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Mi avete ammazzato Roxy, vi auguro il male.

Ed è un peccato dover sempre tornare lì, ma questo secondo capitolo soffre il confronto con il primo, capace invece di trovare la sua autonomia dalla controparte a fumetti (e addirittura migliorandosi). Ma badate bene: Kingsman – Il cerchio d’oro vi farà divertire, e non poco. Alcune battute fulminanti (di color giallo paglierino, per intenderci), le scene d’azione, tutto il grosso circo esplosivo che Vaughn accorpa sapientemente in scena: da leccarsi gli occhi (per restare in tema di contrasti). Dipende quanto siete disposti a sacrificare, e si torna sempre lì: le aspettative.

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Kingsman – Il cerchio d’oro è una goliardica baracconata piena di soldi, che ci spara in faccia in maniera paracula un presidente simil Trump (e lo fa finire come tutta Hollywood, Clint permettendo, vorrebbe che finisse) più un dilemma morale sul proibizionismo delle droghe. Tentativo pregevole, ma forse troppo spiattellato come critica sociale in un film dove sgherri senza nome vengono tranciati in due da una frusta elettrificata.

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Fai curvare il proiettile!

Il punto è semplice: saper bilanciare stilemi diversi è un lavoraccio e Kingsman – Il cerchio d’oro ci è riuscito a sprazzi, passando dalla totale genialità alle semplici cavolate di bassa lega a cui il regista mai ci aveva abituato. Per dire: braccio robotico ok, cani robotici un po’ troppo; Elton John cameo ok, Elton John che risolve un pezzo di trama davvero troppo. Cioè, pure il tradimento di Whiskey non è efficace come lo era stato quello di Artù nel primo film (si avvicina così rapacemente con la mano all’antidoto che mancavano solo le sirene urlanti “allori al giocatore, abbiamo un traditore!”; per non parlare della sua motivazione Harmony).

Ora, io a Matthew Vaughn voglio comunque un bene dell’anima, e spero che l’eventuale terzo capitolo con The Rock come villain (il caro Matthew così lo vorrebbe) non scada nel “Natale con i gadget”. Che già in questo film l’elemento sesso danza un pericoloso tango con il trash, non finiamo ad usare il ralenti per infilare oggetti falliformi nel deretano di Channing Tatum. Anche se lui saprebbe rendere simpatica pure una scena del genere. Caro Channing, purtroppo ti si è visto poco, ma nel prossimo sarai in pole position per altri balletti idioti, contaci.

Quindi in definitiva divertito sì, esaltato anche, ma con quel senso di nausea tipo tazze rotanti. Che poi so benissimo di essere già pronto a risalirci, ma quelli sono problemi miei.

Edoardo Ferrarese

Folgorato sul Viale del Tramonto da Charles Foster Kane. Bene, ora che vi ho fatto vedere quanto ne so di cinema e vi starò già sulle balle, passiamo alle cagate: classe 1992, fagocito libri da quando sono nato. Con i film il feeling è più recente, ma non posso farne a meno, un po' come con la birra. Scrivere è l'unica cosa che so e amo fare. (Beh, poteva andare peggio. Poteva piovere).
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