
Knock Knock
Con Eli Roth non possono esserci mezze misure, o si ama o si odia. Non perché quasi tutti i suoi film presentano elementi splatter più o meno preponderanti (The Green Inferno è solo l’ultimo dei tanti esempi), ma piuttosto per il suo modo quasi anarchico di concepire il cinema. Il suo ultimo lavoro, Knock Knock, ne conferma le caratteristiche.
Partiamo dal presupposto che Roth è fuori di testa. Tutti i suoi film alla base appartengono al genere horror, ma il regista non cerca mai di circostanziarcisi. Per essere più chiaro, dico subito cosa più mi è piaciuto di questo suo ultimo lavoro. Che poi è il motivo per cui mi piacciono tutti i suoi film: è dannatamente cinico e divertente. Roth ha sempre raccontato attraverso uno sguardo sarcastico, ma mai in modo così marcato come in Knock Knock.
Ad essere presi di mira sono il senso dell’arte e l’uomo come animale sociale. Non voglio annoiare nessuno con sproloqui filosofici, che per quanto mi riguarda ci stanno sempre bene, ma non si può non sorridere all’umiliazione del padre di famiglia perfetto (?) interpretato da Keanu Reeves o allo sfregio di sedicenti opere d’arte. Perché chi può dire che quello sfregio non migliori l’opera stessa? Per intenderci, prende in giro gente come noi, che scrive e discute di tutto e di niente al tempo stesso.
Roth sperimenta con un nuovo sottogenere, quello dell’home invasion, e realizza un’opera divertente e cattiva. La cubana Ana de Armas e la cilena Lorenza Izzo (già protagonista di The Green Inferno e che Roth ha pensato bene di sposarsi) ben interpretano le parti di due ragazze squilibrate, incarnazione dei desideri proibiti del protagonista. Le motivazioni che le spingono ad agire vengono svelate in un finale forse eccessivamente retorico, ma che comunque non fa altro che esplicitare un’ovvia condanna sociale.
Il regista rinuncia alla sua tipica componente splatter, preferendo la lenta costruzione della tensione. Ma come ho già detto, siamo di fronte all’opera di un pazzo, perciò il film dà il meglio di sé quando la tensione sfocia nel grottesco. E se lo spettatore è una persona come me, ovvero condivide almeno in parte il macabro senso dell’umorismo di Roth, troverà Knock Knock uno dei suoi lavori migliori.
Un film con un incipit classico, dal quale l’autore prende spunto per mostrare qualcosa di socialmente e moralmente inaccettabile. Ma Roth riesce a farti ridere, quindi un po’ di ragione ce l’ha anche lui.
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