Film

Kynodontas: oscuro e malato

Per la serie film di persone che non stanno benissimo: Kynodontas, o Dogtoooth. Insomma, il dente canino. Capirete poi perché.

Cominciamo subito col presupposto che questo è un film molto particolare. Particolare quanto? Grossomodo così:

La trama: una famiglia benestante vive in una lussuosa villa immersa nella campagna greca. Di nessuno dei personaggi conosceremo il nome, tranne di una. Il padre è un imprenditore, ed è l’unico autorizzato ad uscire dalla proprietà. Esattamente, i figli (un maschio e due femmine) non sono mai usciti nel mondo reale. Non hanno un nome. Sono cresciuti ed istruiti dai genitori, che li isolano dall’esterno usando ogni possibile escamotage. Tra questi la minaccia di una creatura mostruosa che potrebbe ucciderli appena varcata la soglia di casa (ovvero un normalissimo gatto). Ascoltano dei nastri dove ogni giorno imparano parole nuove. Solo che sono completamente modificate rispetto al loro vero significato. Gli zombie sono fiori gialli, il mare è una sedia di cuoio, e via così.

I ragazzi vengono addestrati proprio come fossero animali domestici. Tutto è organizzato in modo tale che non possano avere contatti con il mondo esterno (perché? Per non “contaminarli”?). L’unica finestra su quello che c’è al di fuori è Cristina, una ragazza che lavora nella fabbrica del padre. La giovane viene pagata dall’uomo per andare (bendata, per non vedere dove si trova la casa) a soddisfare le pulsioni sessuali del figlio maschio. Sarà proprio lei a far precipitare le cose.

Cosa dire? Innanzitutto, sia ben chiaro che se vengono a trovarvi i nonni e volete vedere tutti insieme un film per la famiglia, non azzardatevi a pensare neppure per un momento a Kynodontas. A meno che in famiglia non vengano apprezzate, che so, le scene di incesto. Il kit del critico cinematografico di base prevede che di fronte a opere del genere si debba scrivere: in realtà il regista voleva fare un’allegoria critica verso la società nella quale vive. È davvero così? Boh. Non conosco abbastanza bene la realtà greca per poterlo dire con certezza. Ma spero davvero per loro di no.

A fine film vi troverete con un enorme punto interrogativo sulla faccia. L’ho visto perché ho perso una scommessa? No, in quel caso avrei visto ben di peggio. È un film difficile da classificare ed ancor più difficile da vedere. Se amate il surreale allora sì, potreste amarlo. Se invece preferite la comfort zone dei film “normali”, dubito arriverete in fondo. Ma è impossibile non riconoscere la qualità dell’opera.

Va detto infatti che non si tratta di un film che è piaciuto solo al regista ed ai parenti stretti. Presentato nel 2009 al Festival di Cannes nella sezione Un certain regard, l’ha anche vinta. Il regista è Yorgos Lanthimos, che nel 2015 sforna The Lobster, anche questo non esattamente un film ordinario. In Grecia pare sia considerato uno dei migliori film della storia del cinema nazionale.

Ok, non ho tempo di leggerlo, dimmi perché dovrei vederlo:

  • Se amate i film oscuri
  • Nelle discussioni sul cinema fa figo citare Kynodontas (credo).

 

Simone Forte

Nato nel 1984. Nel 2012 scopro che l'anagramma del mio nome e cognome è "termosifone". Spero che scrivere di cinema senza averlo studiato per davvero non mi renda come quelli che leggono articoli complottisti sui vaccini e poi vanno a contraddire i medici. Io scriverò lo stesso, ma prometto di limitare al minimo indispensabile l'uso dei "................" e dei "!!1!!1!".
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