Film

La collina dei conigli: una poesia “crudele” di Martin Rosen

Nel 1972 Richard Adams – prendendo spunto dalle storie che raccontava alle due figlie durante i lunghi viaggi in macchina – scrisse una favola sulle imprese eroiche di un gruppo di conigli. Nel 1978 Martin Rosen tirò fuori da La collina dei conigli una trasposizione animata che avrebbe portato le vicende epiche dei conigli di Watership nel cuore di tutti.

«Oh, Moscardo, guarda! Il prato! È coperto di sangue!»

Questa è la tremenda profezia annunciata da Quintilio durante una tranquilla serata di pascolo. Quintilio ha il dono della chiaroveggenza. Questa è croce e delizia dello spaurito coniglio poiché, come Cassandra, corre sempre il rischio di non essere creduto. Il succo è questo: una terribile minaccia (come al solito, a firma dell’uomo) si abbatterà sulla pacifica colonia di Sandleford. Per salvare la pelle, un piccolo gruppo di conigli dovrà partire, sotto la guida del coraggioso Moscardo, e affrontare un’interminabile serie di pericoli verso la libertà.

la banda al completo
La banda al completo, in attesa della prossima disgrazia.

Non dico altro della trama: voglio lasciarvi tutto il piacere di scoprire (o riscoprire) questo gioiello di classico moderno che è il romanzo La collina dei conigli (Watership Down) e la cui trasposizione cinematografica, di qualche anno successiva, ha segnato la mia infanzia. Anzi, ha segnato l’infanzia di molti. Questo anche per via di alcune scene particolarmente crude e violente che diedero a questo film una reputazione “splatter” del quale non si è mai più liberato. Una reputazione di film violento che fece il paio con la reputazione di romanzo “sessista” per via del ruolo meramente riproduttivo cui sono relegate le coniglie della colonia (davvero!? Vogliamo affidare il delicato compito di raccontare i ruoli di genere a un libro ispirato alla vita dei conigli?).

Sgomberando la mia mente da tanti pregiudizi ho rispolverato la vecchia videocassetta sulla mensola, consapevole che questa volta la visione mi avrebbe trasmesso qualcosa in più. A volte è bello farsi trasportare da una sincera, inquieta nostalgia.

INNANZITUTTO, UNA TRASPOSIZIONE

Ebbene sì. Quello che nel 1979 fu il sesto film più popolare del box office britannico è innanzitutto una lettera d’amore di novanta minuti all’opera originale del 1972. Come avverrà in seguito con I cani della peste – altro romanzo di Richard Adams del 1977 che sarà adattato in un altro film d’animazione di Rosen nel 1982 – anche nel caso del film su La collina dei conigli, nonostante il romanzo superi bellamente le 400 pagine, quasi niente viene tralasciato rispetto all’opera originale.

i cani della peste
Un fotogramma de I cani della peste. Si pensava che niente avrebbe superato il numero di traumi infantili de La collina dei conigli, ma il mondo dovette ricredersi.

I temi della storia ci sono tutti: la morte, la violenza cieca, la brama di potere, l’inganno e la rinascita. C’è l’accento comico del gabbiano Kehaar e il dialetto “lapino”: la lingua originale dei conigli inventata da Adams. Addirittura, a mo’ di prologo, c’è la storia di El-ahrairà, il primo dei conigli (ebbene sì, i conigli hanno una storia tutta loro sulla nascita del mondo, e una divinità, Frits, che comunica con loro).

In poche parole, tutto il film – fino al più piccolo particolare – lascia trasparire la volontà ferrea nel volersi mantenere fedeli alla storia originale. Il che, a mio dire, è una qualità sempre più rara delle trasposizioni cinematografiche.

DETTAGLI, DETTAGLI COME SE PIOVESSE

C’è poi da parlare della qualità dell’animazione. Alcune cose non possiamo fare a meno di notarle. La  bellezza dei fondali ad acquerello, il dettaglio quasi scientifico della gran varietà di piante dell’ambientazione – che paiono uscite da un almanacco di illustrazioni botaniche – e la caratterizzazione espressiva di cui beneficiano soprattutto i protagonisti sono elementi che contraddistinguono la pellicola, anche se non rimangono sempre costanti.

Va detto, ci troviamo completamente su un altro pianeta rispetto al pregio che i maestri Disney seppero imprimere in quegli anni a Red e Toby nemiciamici (1981). Quest’ultimo condivide con La collina dei conigli l’idea di rappresentare gli animali con le loro vere sembianze (e non una loro versione antropomorfizzata), nonché l’essere la trasposizione di un romanzo a sfondo rurale, The Fox and the Hound di Daniel P. Mannix. Non condivide di certo la qualità delle animazioni.

Un indiscusso punto a favore della pellicola è, però, l’evocativa colonna sonora firmata da Angela Morley e Malcolm Williamson. Su tutti, il brano che accompagna il momento in cui Quintilio segue il Coniglio Nero della Morte per ritrovare il suo fratello ferito – uno dei momenti più toccanti del film. Il pezzo è “Bright Eyes”, un successo di Mike Batt interpretato da nientepopodimeno che Arthur Garfunkel.

Esatto. Quello di Simon and Garfunkel.

UN “GORE” PER BAMBINI?

Ci sono poi le tematiche forti della morte e della sofferenza. In ciò, La collina dei conigli viene richiamato da una serie animata che qualcuno di voi ricorderà: Le avventure del bosco piccolo del 1993. E, lasciatevelo dire, chi non ha mai assistito alla morte straziante del Signore e della Signora Fagiano, o dei poveri coniugi ricci, non conosce il vero significato del termine atterrimento.

le avventure del bosco piccolo
Gli amici del Bosco Piccolo qui ritratti nell’atto di svolgere l’attività principale del giorno: osservare i necrologi.

Anche ne La collina dei conigli uno dei temi portanti è la caducità della vita di questi poveri animali dinanzi al pericolo. Va detto, in misura minore rispetto a Le avventure del bosco piccolodetentore del prestigioso record per il numero di morti/minuto fino all’arrivo del Trono di Spade.

Ciò nonostante – colpo di scena – ne La collina dei conigli c’è il SANGUE VERO (altra differenza con i film Disney). Quel sangue – pardon – SANGUE che, quando lo vedi, se non sei un attimino preparato, inizi a sbatterti come il povero Chunk dei Goonies. “Fori di proiettile!” mentre osservi degli animaletti che soffrono in una maniera fin troppo crudele e realistica per un film che si consideri per bambini.

parruccone ferito
Parruccone sanguina in maniera esagerata nello sbigottimento generale degli altri conigli.

Ma ne La collina dei conigli c’è molto di più della violenza. C’è più della dura legge del più forte che vige in natura. Alla fine, emerge un forte senso di speranza; l’idea che anche la più piccola e, proverbialmente, timorosa creatura del regno animale possa attuare grandi imprese di coraggio e astuzia. Che possa essere capace di cambiare il destino che gli è stato assegnato.

«Tutto il mondo sarà vostro nemico, Principe dai Mille Nemici. E chi t’acchiapperà, t’ammazzerà. Però prima dovranno pigliarti. Sii dunque astuto e inventa stratagemmi, e il tuo popolo mai verrà distrutto.»

Una persona che, come me, ha amato questo film e questo libro alla follia – più per il suo messaggio che per la sua forma – non può che fare i salti di gioia nel sentire la splendida notizia. Tenetevi forte. BBC, in collaborazione con Netflix, produrrà quattro episodi animati (della durata di un’ora ciascuno) per la fine del 2017 proprio sulle vicende di questi meravigliosi batuffoli di pelo. Un vero sollievo: le fantastiche avventure dei conigli di Watership faranno sognare ancora un’altra generazione.

il coniglio nero della morte
Scherzi a parte, ho pianto nell’ultima scena del film.

 


P.s. se siete tremendamente nostalgici dei vecchi cartoni, andate a trovare la pagina Sigle Cartoni Animati!

Simone Schiaffella

Se fossi una disciplina sarei la dietrologia. Nonostante la passione per i media digitali, dormo con le mie videocassette preferite dal lontano 1992. Lotto per dimostrare l'esistenza di un girone infernale per chi si macchia di spoiler (vicino al cerchio degli incontinenti).
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