Film

La grande bellezza che gli italiani non vedono

La passerella di un paese non destinato alla sensibilità

“Flaubert voleva scrivere un romanzo sul niente e non ci è riuscito: dovrei riuscirci io?”. Questa è la risposta che Jep Gambardella (il mai troppo lodato Toni Servillo) dà a chi gli chiede come mai non abbia mai più scritto nulla dopo il suo primo romanzo. Ebbene, ora io mi ritrovo proprio a commentare un’opera che parla del niente. Lo so, mi sono scelto una bella gatta da pelare, ma il fatto è che amo troppo questo film. È più forte di me, ciclicamente devo tornare a rivedermelo, e ogni volta mi toglie il respiro. E il fatto che, specialmente in Italia, il film di Sorrentino sia stato compreso così poco, più che farmi rabbia mi provoca una profonda tristezza.

Mi ricordo ancora lo sconforto che provai quando, sull’onda dell’esaltazione collettiva che aveva travolto l’Italia quando La grande bellezza vinse l’Oscar, Merdaset Mediaset decise di dare per la prima volta il film in pasto al popolo, in prima serata. So che è un esagerazione, ma poche volte il mio Paese mi ha deluso tanto come quella sera. Aggirarsi sui social network era come passeggiare in un cimitero, solo che ad essere sepolta era la sensibilità di un intero popolo, che si dimostrava totalmente incapace di provare un minimo di profondità, che preferiva vomitare commenti contro il film invece di provare a comprenderne il messaggio.

Intendiamoci, non è che se La grande bellezza non vi è piaciuto vi conviene controllare che al posto del cuore non vi abbiano messo una pigna. Se non vi è piaciuto ci sta, non è che sono l’unico depositario della saggezza. Però sono convinto che certi film meritino rispetto,  e che quella sera sembrava si facesse a gara a chi riusciva a tirare fuori il commento più stronzo e ignorante possibile.

E allora mi chiedevo:”ma com’è possibile?” Perché la maggior parte delle persone non riesce a vedere nel film quello che ci vedo io? Perché nel mondo è piaciuto a tutti, mentre qua in Italia si parla più del fatto che Paolo Sorrentino abbia ringraziato Maradona alla Notte degli Oscar piuttosto che del significato del film? Ora, dopo aver riguardato più volte La grande bellezza, credo di averlo capito.

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Perché La grande bellezza parla della maggior parte delle persone che ormai abitano questo triste Paese ormai non più Bel, se non grazie a coloro che lo hanno reso grande secoli fa. Gente vuota, pigra, a cui della grande bellezza della vita non gliene importa nulla, persa fra una festa e l’altra, che vive con il mento rivolto al cielo e la moralità immersa nel fango. Gente disinteressata, priva di sensibilità, deformata dal culto dell’apparenza e unicamente devota al Dio Popolarità. Come poteva La grande bellezza essere apprezzato dalla stessa Italia che Sorrentino mette alla gogna?

Un Paese tanto splendido e meraviglioso grazie alla sua storia millenaria, quanto meschino e miserabile nella sua attualità, abitato da gente che non ne sa apprezzare la bellezza, la storia e la cultura, totalmente incapace di portarne avanti l’eredità. Ed è proprio di questo che parla il film di Sorrentino, che descrive l’Italia come una bellissima necropoli abitata da personaggi che galleggiano nel nulla più assoluto. Come lo stesso Jep, scrittore famoso che però non scrive più perché non ha più nulla da dire, perché ha deciso di gettare al vento la sua vita solo per diventare il re dei mondani e scoprire, all’età di 65 anni, di non essere nessuno. Di non avere niente per cui andare fieri, di non amare né se stesso né nessun altro, circondato unicamente da clown che si ingannano a vicenda per provare a dimenticare la miserabilità delle loro vite, che nascondono sotto al letto come si fa con i panni sporchi.

Tutti i personaggi del La grande bellezza sono solo dei tronfi cazzoni che passano le loro giornate a riempirsi la bocca di cazzate, che piuttosto che vivere preferiscono indossare una maschera e recitare un ruolo, e che farebbero di tutto pur per celare la profonda tristezza che provano. Dei morti che camminano, senza che però ci sia un Rick Grimes che ponga fine alle loro sofferenze. Come definire una vita del genere se non vuota e inutile? L’unico personaggio vero del film, Romano (Carlo Verdone), viene masticato e sputato dalla Capitale come un pezzo di grasso in una bistecca. L’Italia non è più un Paese per coloro che hanno davvero qualcosa da dire.

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Assieme alla presa di coscienza di Jep, capiamo quanto in realtà la grande bellezza della vita non debba essere cercata chissà dove, ma vada semplicemente accolta. Perché la grande bellezza è nei sentimenti semplici, nelle piccole cose di tutti giorni, nella purezza e nella sincerità di quello che proviamo. Lo stesso Jep comprende come, dopo 40 anni passati nella mondanità senza freni dell’alta società romana, il suo unico momento di vera felicità lo abbia provato grazie ad una vecchia fidanzata, incontrata per pochi mesi quando lui era ancora ragazzo. Poi il nulla, solo il rimorso di una vita assieme a lei che non ha potuto/voluto vivere, accecato dal faro della popolarità e dalla bella vita.

Parlare di questo film in poche righe è impossibile, bisogna viverlo sulla propria pelle, respirarne la malinconia e la tristezza. Ogni scena, ogni inquadratura esprime un’emozione unica che a parole è impossibile da descrivere, ma che entra nell’anima come una freccia. Un film grandioso, che riesce a parlare del niente ma allo stesso tempo del tutto, perché la nostra vita è proprio come Roma.

Se infatti la città eterna può ritrovare il suo splendore solo all’alba, quando è liberata da coloro che la rovinano e la deturpano (come ci mostra Sorrentino nei meravigliosi titoli di coda del film), anche la nostra vita, quando è liberata dal chiacchiericcio e dal rumore che la sporcano, può trovare momenti di autentica pace. Basta solo togliersi la coperta dell’imbarazzo dello stare al mondo, fermarsi un attimo, ed eccola lì, proprio davanti a noi. La grande bellezza.

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P.s. Se siete fan di Paolo Sorrentino, fate un salto dai nostri amici di Frasi Film Paolo Sorrentino!

Roberto Lazzarini

25 anni, cresciuto fin dalla tenera età a film, fumetti, libri, musica rock e merendine. In gioventù poi ho lasciato le merendine perchè mi ero stufato di essere grasso, ma il resto è rimasto, diventando parte di quello che sono. Sono alla perenne ricerca del mio film preferito, nella consapevolezza che appena lo avrò trovato, il viaggio ricomincerà. Ed è proprio questo il bello.
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