Film

La legge della notte: la cattiveria di una vita spietata

Portare il titolo di La Legge della notte è strano per una pellicola ambientata per i suoi 3/4 di svolgimento all’esposizione della luce solare, ma quando Ben Affleck veste i panni del cineasta intraprendente la notte assume una connotazione del tutto diversa.

La legge della notte è la quarta fatica alla regia del bostoniano Affleck che in questo film ci dà mostra di tutto il suo sentimento classicista. Già autore di pellicole del calibro di Gone Baby Gone, The Town e del premio Oscar Argo l’autore si dà nuovamente da fare mettendo in scena una rappresentazione dai tratti decisamente noir. Grazie alla sceneggiatura ispirata dall’omonimo romanzo di Dennis Lehane la narrazione oscilla tra uno scorrimento rapido delle sequenze di scarsa rilevanza e un attenzione al dettaglio sulle scene di maggior peso. Da decantare le lodi anche alle parti dialogiche (condite da piani sequenza di eleganza e stile) che mettono in mostra il risvolto psicologico dei personaggi, stendendo un tappeto emotivo fatto di vendetta, ambizione, amore e tradimenti. Una pellicola capace di cambiare pelle, che alterna parti più rilassate e divertenti a spazi dai toni decisamente tragici. Complici una fotografia incredibile (curata da Robert Richardsoncollaboratore di Tarantino e Scorsesee un montaggio che va a braccetto con la regia ispirata di Affleck che fa respirare aria di Mann, Leone e dello stesso Scorsese.

Un Affleck che dimostra un’indubbia abilità tecnica: non ha paura e quindi osa, toccando scenari un po’ pretenziosi a tratti, ma riuscendo però a mantenere il film sempre su alti livelli registici. Piani sequenza, inquadrature calcolate, capacità di usare la camera e grande caratterizzazione scenica, aiutata anche dai costumi fantastici. Ma non dimentichiamo che Affleck è anche, come spesso accade, protagonista dei suoi film (avvalorandosi qui anche della sceneggiatura e della produzione). Solitamente non apprezzo particolarmente il lato attoriale del nostro prosciuttoso Ben, anzi, tendo più al disprezzo che all’apprezzamento (sì, Batman v Superman, parlo proprio di te). Tuttavia ne La legge della notte l’ingessato Batman interpreta dignitosamente il ruolo del gangster, attribuendogli anche una non banale caratterizzazione. Personaggio complesso e complicato Joe Coughlin: reduce della prima guerra mondiale, figlio di un commissario di polizia e “fuorilegge ma non gangster”. Una personalità che mostra sempre di più con lo svolgersi delle vicende una natura non ben definita, al limite tra uomo compassionevole e anima spietata. E lasciatemelo dire, Affleck ha fatto davvero un ottimo lavoro alla realizzazione di quanto appena detto: cazzo, in questo film è capace anche di sorridere e muovere la prominente mascella per chiudere quella bocca ebete! Ovviamente scherzo Ben, sei il mio prosciuttone preferito.

Il personaggio di Coughlin non è comunque l’unico ad essere ben fatto. L’organico attoriale è di fatto molto folto e del tutto funzionale a far da sfondo alla dominante personalità del gangster in cerca di vendetta. Buone le prestazioni in particolare di Brendan Gleeson e Zoe Saldana, rispettivamente nei panni del padre e della moglie di Joe. In qualsiasi caso l’intero comparto dei personaggi è ben caratterizzato e rende l’intreccio narrativo sprizzante e sempre attivo. Complice qui, di nuovo, l’abilità alla regia di Affleck, che sa mantenere quella dose giusta di tensione per tenere attaccato allo schermo lo spettatore.

Ciò che viene messo in chiaro fin da subito ne La legge della notte è il clima e l’ambiente spietato che fa da palcoscenico alla vita dei fuorilegge: nessuna sicurezza di sopravvivenza, violenza, tradimenti e nessuna pietà. È un ambiente succube di corruzione e legge del taglione, dove il tuo migliore amico può diventare in un batter d’occhio la persona da uccidere. Anche il tema dell’omicidio è di particolare interesse nella psicologia di Joe. Lui è un fuorilegge che mantiene comunque un suo codice morale, dove l’assassinio è del tutto evitabile, ma a volte necessario. Ne scaturisce un personaggio enigmatico fin da subito che fa scattare la tipica domanda: “è buono o cattivo?”. Il film restituisce un antieroe: corrotto dall’ambiente che lo circonda, Coughlin si rivela essere, nonostante le incertezze e, magari, le speranze iniziali, un essere umano spietato fino al midollo. Ma il film è spietato tanto quanto lui (se non di più), e perciò ripagherà il nostro antieroe con la medesima moneta.

Ora so che nelle vostre teste aleggia esattamente la stessa domanda che aleggiava nella mia durante la visione del film: “ma perché ti chiami La legge della notte?”. Apparentemente in effetti il titolo sembra solo una decisione di impatto senza nessuna correlazione con la trama del film stesso. Anche se Joe nelle prime sequenze della pellicola afferma che “realizzi di essere libero in questa vita, infrangere le regole non significa niente. Devi essere forte abbastanza per crearti la tua”. Ed ecco dato il significato al titolo: la legge cupa e imprevedibile della vita, che, dotata di una crudeltà spietata, assume le connotazioni della notte. Sì, lo so, forse sono solo un intrippato malato che cerca di trovare un senso dove non esiste, ma lasciatemi viaggiare perché questo film mi è piaciuto troppo.

Al di là di tutto, perché sì, La legge della notte può piacere come non può piacere, ritengo sia innegabile che il film non cali mai di ritmo e sappia se non altro intrattenere dalla prima all’ultima scena. L’intraprendenza di Affleck assume un ruolo di spicco, con una coesistenza tra narrazione e stile che creano un clima adatto per avere una pellicola ampiamente godibile. E intanto troviamo una personalità cinematografica che il cinema vuole farcelo respirare… e se lo dico io che credo di aver insultato più volte Ben Affleck che Hayden Christensen dopo la visione di Episodio IIvuol dire che qualcosa di buono (oltre a farmi ridere interpretando Batman) Ben Affleck lo ha fatto.

Io direi quindi al fratello del fresco premio Oscar di continuare così regalandoci la sua passione per lo stile tipicamente anni ’70 brillante e caratteristico. Che poi chi sa che nel frattempo non impari anche a recitare la parte del supereroe senza sembrare affetto da paresi facciale e ci regali un Batman decente in Justice League. Ho già detto che sei il mio prosciuttone preferito, Ben?

Mario Vannoni

Un paesaggio in ombra e una luce calante che getta tenebra su una figura defilata. Un poco inutile descrivere chi o cosa sono io se poi ognuno di voi mi percepirà in modo diverso, non trovate?
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