
La pazza storia di quel fantastico assalto alla banca più pazza del mondo
Un rapinatore travestito da pastore salmodiante; una banca impenetrabile; un cinese doppiato da Ferruccio Amendola; Kim Novak nuda su un cavallo bianco come Lady Godiva; un ranger in incognito che si finge lavandaio; pejote; Elisha Cook Jr., una fuga in mongolfiera.
Del western comico – demenziale – parodistico, se non altro per i titoli, vengono in mente prima di tutto i prodotti nostrani del duo Franchi e Ingrassia: Due mafiosi nel Far West (1964), Per un pugno nell’occhio (1965), I due sergenti del generale Custer (1965), Il bello, il brutto, il cretino (1967), Ciccio perdona… Io no! (1968) ecc. E anche se non mi venissero in mente o non li avessi visti, potrei facilmente millantare grazie al paragrafo “Parodie” della voce “Western” di Wikipedia. La quale voce cita ovviamente, per il versante americano, Mezzogiorno e mezzo di fuoco (1974) di Mel Brooks. Prontamente, giusto per fare melina, ci mettiamo anche Scusi, dov’è il West? (1979) di Aldrich sempre con Gene Wilder, e per certi aspetti anche La ballata di Cable Hogue (1970) del Peckinpah; e l’introduzione è sistemata.
Solo per dire che questo Quel fantastico assalto alla banca (The Great Bank Robbery) arriva nel 1969 e non sfigura per niente in un ipotetico scaffale adibito al genere.
Per fare i fighi si potrebbe anche ricordare la famosa battuta di Brecht, quella che dice che fondare banche è peggio che rapinarle. Difatti la banca di Friendly, apparentemente impenetrabile, è ambita da diversi loschi figuri: una coppia padre-figlio di messicani con qualche debito formativo, un finto pastore (Zero Mostel, che ci riporta a Brooks) accompagnato da una sexy sorella dalle minne prospicenti (Kim Novak) e anche da un bell’uomo (Clint Walker), poliziotto federale che deve penetrare segretamente per analizzare alcuni documenti. Infatti, la banca ha in deposito i capitali di grandi banditi come i fratelli Dalton, e, come spiega il Direttore (John Anderson), un agente federale non potrebbe verificare i conti “perché dovrebbe essere il sindaco a firmare il mandato, e il sindaco sono io”.
Il tutto si rivela discretamente divertente, con bande criminali che scavano tunnel sotterranei contemporaneamente e finiscono per ostacolarsi a vicenda, sceriffi il cui unico scopo è far raccogliere ai cowboy i mozziconi che gettano per terra. Certo le battute non sono al vetriolo come quelle di un Allen o un Brooks (grazie al cazzo) però ogni tanto si ride (“Ho il piacere di presentarvi Art Forger, un pittore i cui quadri hanno i toni di Rembrandt, i colpi di pennello di Rembrandt e di solito anche la firma di Rembrandt”). E non dimentichiamo il momento canzoncina, in questo caso Rainbow Rider, che qui è in bassissima qualità.
https://www.youtube.com/watch?v=FYnXR6tOuXI
Film imperdibile? Figuriamoci! Però ha diverse buone carte da giocare (la sequenza d’apertura, un bell’assalto al treno) da concedergli almeno un’occhiatina. Non c’è altro da dire.