
La profezia dell’Armadillo: al cinema fa ancora innamorare?
Oggi vita spericolata sul MacGuffin: me la gioco con una recensione difficile, che già dagli appunti mi pare una spirale discendente nello sdoppiamento di personalità. Il casino qui è che La profezia dell’Armadillo, la graphic novel di Zerocalcare da cui è tratto l’adattamento cinematografico, è una storia a cui voglio davvero bene.
Sapete come vanno queste cose: si corre il rischio di diventare nasini e fare le pulci al film, vittime inconsapevoli della sindrome dalla carenza di Tom Bombadil. O al contrario di esaltarsi ingiustificatamente, predire le scene al vicino innervosito, farsi linciare dalla sala.
Proverò a chiudere per un’oretta il mio personale armadillo fuori dalla stanza e a raccontarvi che c’è di buono e non. Mi aiuta la percezione “fresca” che ne ha avuto il collega MacGuffer che era con me in sala e che incontrava la storia per la prima volta.
La profezia dell’Armadillo, che ti fa ridere e ti fa piangere
La profezia dell’Armadillo è il racconto del tentativo di elaborazione di un lutto. Zero e il suo amico Secco ricevono la notizia della morte di una loro ex compagna di scuola, Camille. I ricordi e i rimpianti di Zero vengono mostrati allo spettatore nei flashback e nel dialogo con l’armadillo, un po’ Grillo Parlante, un po’ ambasciatore di paranoie.
L’ironia e i riferimenti irresistibili a un immaginario generazionale comune stemperano con intelligenza e dolcezza una storia dolorosa, talmente sincera che quell’armadillo petulante, portavoce del “non detto”, diventa un po’ anche il tuo.
Il film, poggiando su un soggetto così forte e riuscito, nasce con la camicia. Ha le ossa grosse. Mi sembra davvero difficile non innamorarsene, se non avete mai letto La profezia dell’Armadillo (ma comunque su, che state aspettando? Il consiglio del MacGuffin? Ma davvero? Volare in libreria). E infatti Stefano, che non conosceva la graphic novel, è uscito entusiasta. Io invece avevo un minimo di polpo alla gola. Cerchiamo di capire come mai.
Cosa m’è piaciuto
Simone Liberati e Pietro Castellitto, i due protagonisti, sono bravi da paura. Il secondo nei panni di Secco sembra saltato fuori dalla carta, giuro fa impressione.
In generale la messa in scena, anche se non sempre vicinissima al fumetto, non mi è dispiaciuta. Il film fa ridere, ha un bel ritmo. La scena della madre che chiede aiuto col computer è letale.
Lo rivedrei volentieri e lo proporrei senza remore a un pubblico indifferenziato di amici, che per me villana impenitente è un po’ il metro di giudizio fondamentale. Me lo chiedo per ogni film che vedo: lo consiglierei ad Aldebrando, a Pina, a Marialice? Se la risposta è “sì” e include un gruppo eterogeneo di potenziali consigliandi, di che ti lamenti? Vuol dire che il film cammina.
Cosa non m’è piaciuto
I giovanissimi attori che interpretano i protagonisti da adolescenti sono ancora (comprensibilmente) un po’ acerbi, con picchi di “no, ok, no, ti prego questa rifalla”. Un peccato, perché quelle parti della storia sono davvero importanti.
Non sono del tutto convinta dalla scelta di rappresentare l’armadillo nel costumone artigianale, casereccio, che ricopre il bravo Valerio Aprea. Avrei visto meglio un qualcosa alla Happy!, per capirci. L’armadillo del film è fin troppo “fisico” e voluminoso.
Si va totalmente a perdere l’uso che Zerocalcare fa delle icone della cultura pop per definire graficamente i personaggi nelle diverse situazioni (da Lady Cocca a Darth Vader). Va beh, se avete letto La profezia dell’Armadillo sapete di che sto parlando, altrimenti sembro una pazza che lancia i gatti sui muri.
Soprattutto è risicato, e questo mi è dispiaciuto di più, il racconto del personaggio di Camille. Ci sono alcune tavole della graphic novel davvero molto potenti nella rappresentazione del suo dolore. Erano importanti e nel film sono decisamente meno efficaci, al punto che quella sofferenza, e il tema dell’anoressia, vengono sfiorati a malapena.
E quindi?
Ma io vi direi guardatelo, in ogni caso. Se non avete letto La profezia dell’Armadillo diventerà la vostra scusa per farlo con vergognoso ritardo. Se l’avete già letto preparatevi a sentire nella testa un paio di armadilli con opinioni contrastanti per tutta la durata del film. Mi direte poi sulla pagina di TheMacGuffin quale dei due l’ha spuntata.