
La ragazza dei tulipani: andando per carbone con un piccone d’oro?
La prima settimana di settembre: l’aria alla sera è di nuovo più fresca, e alla mattina si sente l’elettricità di un’atmosfera piena di ritorni a una quotidianità che, inutile negarlo, si attendeva univocamente anche solo per inerzia, generata dai nuovi propositi che tanto sono cari a noi deboli d’animo. E con “deboli d’animo”, intendo proprio noi, i cinefili.
E l’appellativo di “debole d’animo” mi calza a pennello se la prima settimana di settembre sono riuscito a capitare in sala, da solo, a vedere La ragazza dei tulipani. Non saprei spiegare il perché della mia scelta: sarà stata l’accoppiata DeHaan-Delevigne che tanto mi aveva fatto rigetto in Valerian, sarà la mia sfrenata e innaturale passione per i film in costume o anche il fatto che stiamo parlando di un film del 2016, uscito in America con un anno di ritardo dopo il rifiuto di Weinstein, che al tempo ancora non portava i segni dei bracciali di ferro sui polsi, e arrivato da noi dopo ben due anni, ma so che, questo film, non potevo perdermelo.
Okay, eccome se potevo, ma trascinommi nell’illusio che piacquemi.
E invece no.
Ci troviamo ad Amsterdam nel ‘600, durante la famosa Bolla dei tulipani, quando ancora il luogo non era famoso per il turismo sessuale e i bomboni d’oppio. La protagonista interpretata da Alicia Vikander, che ultimamente avrete visto (anche troppo bene) in Tomb Raider, è la moglie di un mercante che ha il volto di Christoph Waltz. Entrambi posano per Dane DeHaan, pittore con una capigliatura stravagante la quale ispira davvero poca fiducia. E che, ovviamente, s’innamora della Vikander, ma come potrebbe essere altrimenti. L’evento strano è che, però, il suo amore sia ricambiato, e da qui si sviluppano gli eventi del film che si suggellano in qualcosa dal sapore agrodolce che però tende molto più all’amaro e che, sulla lunga, disgusta. La ragazza dei tulipani, in altre parole, è un Chinotto.
Con un cast del genere, in cui figura persino quel Tommy di Trainspotting, il colpo d’occhio è notevole, questo è indubbio. Così come sono simpatici i costumi e il contesto generale, che sicuramente accontenterà i cultori del genere. Il problema si solleva nel momento in cui ci si rende conto di essersi completamente dimenticati quel che si è visto nella scena immediatamente precedente a quella in corso: tra i film non degni di visione e quelli belli, questo si pone nel mezzo, il posto più sbagliato in cui un film possa presentarsi. La ragazza dei tulipani, infatti, è uno di quegli esami universitari non propedeutici da pochi crediti di una materia assolutamente improbabile tipo quelli del professor De Candia col modulo sulla storia dello shaker: non puoi che scordare lo scordabile dopo la visione.
Lontano anni luce da Barry Lyndon, Amadeus e I duellanti, questo film sembra avere un difetto notevolissimo che, mentre veniva scrutato dai miei inesperti occhi, non poteva far altro che procurarmi interrogativi degni di quelli di chi ora sarà intento nella lettura di quel che scrivo chiedendosi il motivo del mio scrivere così formale e stupido: ebbene, cari lettori, sto sintetizzandovi quello che è il dialogo eccessivo di La ragazza dei tulipani. L’esagerazione della trama muove la pellicola nella direzione opposta a qualunque tipo di obiezione avrei mai potuto porre: in alcuni punti, lo sceneggiato mi è sembrato davvero troppo completo. Gridavo basta, c’erano informazioni che davvero non volevo sapere, pensavo di trovarmi di fronte a qualcosa di così barocco da trascendere il vero significato di artistico e arrivare al livello successivo: la pattumiera.
E poi, così, boom, di botto… classifica di elementi che rendono La ragazza dei tulipani un film comico, CON SPOILER:
- Le scene con Cara Delevigne, la cui abilità recitativa è pari a quella di un comodino.
- Zach Galifianakis, che in maniera del tutto non intenzionale è il più inappropriato possibile nel suo costumino.
- La scena di sesso in cui Cristoph Waltz fa cenno di “usare i cannoni”.
- Esegesi delle resurrezioni della Vikander.
- Il tipo che scappa immediatamente in Africa senza pensarci due volte come se avesse già i bagagli pronti nel momento in cui pensa di essere stato tradito dalla sua donna, tornando un anno dopo con “ops, mi sbagliavo”.
- Ho già detto della scena di sesso di Cristoph Waltz?
Arrivati alla chiusa, vi chiederete come finisca la storia di settembre. Parlavamo di buoni propositi, che, di solito, sono strettamente collegati agli inizi ideali di un nuovo ciclo. Ecco, io in queste cose non credo molto, ma, per scaramanzia, l’ultima settimana di agosto ne ho fatto uno:”non andrò più al cinema per vedere film che anche dal trailer non mi convincono”.