
La rivincita di De Niro, perfetto “stagista”… inaspettato
Faccio una premessa: detesto in maniera abbastanza viscerale le commedie americane, al cinema solitamente non rido nemmeno se mi fanno il solletico, e l’ironia spiccia, più che farmi ridere, mi deprime profondamente.
Dunque, ho guardato con queste amabili premesse Lo stagista inaspettato, della banalotta regista statunitense Nancy Meyers (che evidentemente nutre una passione morbosa per le commedie senili… vi dicono qualcosa Tutto può succedere e È complicato?) e, contrariamente ad ogni aspettativa, ne sono rimasta piacevolmente sorpresa.
Quella che poteva essere una commedia scolorita, tutta giocata sul trionfo dei buoni sentimenti e sul patetismo gratuito, è invece sfociata in una storia delicata ma al tempo stesso realistica, profondamente umana, De Niro ne esce finalmente in splendida forma, e con un buon quantitativo di dignità, come non gli accadeva da tempo. Finalmente lontano dai ruoli volgari al quale il cinema a stelle e strisce l’ha relegato negli ultimi anni (anche se temo ci sia ricascato, vedendo il trailer di Nonno scatenato… sigh!), qui interpreta un vedovo in là con gli anni che decide di rimettersi in gioco e provare ad intraprendere una nuova attività in una società informatica, completamente diversa da quella che fabbricava elenchi del telefono in cui lavorava (paradossalmente nel medesimo edificio). Uno stagista un po’ stagionato, insomma, ma davvero esilarante (in positivo, s’intende).
Un personaggio che, da solo, riesce a porre l’attenzione sui cambiamenti sociali e culturali intervenuti negli ultimi decenni attraverso il confronto generazionale tra un elegante e perspicace settantenne e i suoi nuovi colleghi di lavoro, trentenni ipertecnologici ma privi di stile.
Un De Niro che finalmente abbandona il suo recente repertorio di smorfiette e frasi fatte per rientrare nei panni che meglio indossa, quelli di un uomo d’altri tempi raffinato, elegante, un Frank Sinatra catapultato nel XXI secolo, nel quale si muove (relativamente) a suo agio. Vintage con la sua 24 ore di pelle, Ben non è il solito vecchietto arzillo da commedia deprimente, ma la personificazione del contrasto tra corsa al progresso e passione retrò per il passato, un riuscito mix di nostalgia e voglia di farcela.
Attraverso le vicende dei suoi personaggi, il film ripercorre le evoluzioni della nostra realtà quotidiana, ormai preda dell’era digitale, dove googlare e chattare spesso diventano sinonimi di povertà di sentimenti ed emozioni.
Oltre a De Niro, anche la splendida Anne Hathaway merita un plauso particolare, perfetta nell’interpretare una donna contemporanea, sempre in guerra tra il suo ruolo di mamma e quello di donna in carriera, divorata dai sensi di colpa per aver affidato la gestione della casa al marito. Una donna che non può permettersi nemmeno un momento di debolezza, chiusa com’è all’interno di una corazza che ha dovuto costruirsi con le sue stesse mani per non soccombere in un mondo di sciacalli.
Perché diciamocelo su, se sei donna, le difficoltà nel mondo del lavoro sono doppie, e se sei intelligente sono pure triple, anche nel 2016.
Tirando le somme, Lo stagista inaspettato è una commedia leggera ma assai godibile, un bel film che non vuol farci la morale ma che ci dona numerosi spunti di riflessione, e anche un messaggio assolutamente positivo: la voglia di vivere, di mettersi in gioco, di provare nuove esperienze non scompare certamente con l’età.