La Torre Nera di Stephen King sarà presto un film, ma alcuni aspetti potrebbero deludere gli appassionati.
“L’uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì.”
A fine luglio uscirà nelle sale americane il film che sogno da una vita, tratto dall’opera monumentale di Stephen King: La Torre Nera. Non è certo la prima volta che l’industria cinematografica si cimenta con il vivido immaginario del Re, ma mai prima d’ora qualcuno aveva pensato di mettere le mani su questa serie fantasy: il materiale è infatti vastissimo, essendo la serie composta da otto libri e da infiniti collegamenti alle altre sue storie. Stephen King con La Torre Nera dà vita ad un nuovo mondo, popolandolo di personaggi indimenticabili e di un’intera cultura e mitologia, rendendo possibile alla Storia di uscire dalle pagine e diventare vivida e reale davanti ai nostri avidi occhi di lettori.
La trama mescola fantasy, dramma, horror e western in un mix di generi ben noto ai fan di King. Il protagonista è Roland Deschain, l’ultimo dei Pistoleri, un particolare ordine di cavalieri di un altro mondo a noi sconosciuto ma parallelo al nostro. Conosciamo Roland a un certo punto della sua ricerca dell’Uomo in Nero: nemesi, stregone, agente del male; è un personaggio che, con nomi diversi, ritroviamo spesso in altri libri di King. Roland corre dietro all’Uomo in Nero che è stato la causa di una serie di eventi tragici nella sua vita, ma anche il motore che ha azionato gli sconvolgimenti distruttivi del suo mondo. La posta in gioco tra i due è altissima. Sono l’uno il bianco e l’altro il nero, anche se entrambi dipinti di un’infinità di sfumature. In mezzo a tutta questa strada Stephen King ci presenta altri personaggi che accompagnano Roland nella sua ricerca, in particolare i quattro co-protagonisti Eddie, Susannah, Jake e Oy.
Il bello della saga è che il Medio-Mondo di Roland è talmente ben descritto da risultare perfettamente realistico. Ne conosciamo le tradizioni, i confini, persino i modi di dire; i personaggi, poi, sono definiti in ogni dettaglio. È ovvio quindi finire per dipingersi nella propria mente la figura di ciascuno di essi. Questo è il rischio che corre ogni film tratto da un libro: che il lettore appassionato venga deluso dalla scelta personale del regista perché non rispetta ciò che si era precedentemente immaginato.
Roland, ad esempio, è descritto come un giovane Clint Eastwood (Stephen King ammette infatti di essersi ispirato dagli spaghetti western di Sergio Leone): caucasico, magro, con gli occhi di ghiaccio. Con una simile descrizione la mia scelta è ricaduta inevitabilmente su Matthew McConaughey, basta riguardarlo, asciutto e filosofico in True Detective, per capire che è perfetto per il ruolo. Poi però un bel giorno vado online ad informarmi sulle scelte di Nicolaj Arcel, il regista, e scopro un paio di cose da facepalm. Che probabilmente il film è un sequel, che probabilmente due co-protagonisti non saranno presenti. Che McConaughey c’è, ma è l’Uomo in Nero.
Che Roland è Idris Elba. Cioè nero.
La mia domanda è una sola: PERCHE’? Perché andare contro le direttive dei libri? Perché decidere di ispirarsi per poi cambiare completamente rotta? Perché mescolare le carte di un mondo così saldo nell’immaginario dei lettori? Potrei continuare per ore (e qualcuno ci ha già pensato spiegando perché i libri sono spesso meglio dei film) ma per il vostro bene eviterò.
La curiosità di vedere quello che Arcel ha creato a partire dal mondo di Stephen King è tanta (anche se mescolata a un forte senso di irritazione e all’incrollabile certezza che IO avrei fatto meglio), ma purtroppo dovrò aspettare fino al 28 luglio per capire cosa ne penso di queste scelte artistiche. Il regista sembra comunque molto tranquillo, in base alle ultime interviste. Cito parola per parola: L’invenzione del cinema è diversa da quella del romanzo. Sono due magie separate e so che non mancherà qualche critica al nostro adattamento. […] Meglio mettere in chiaro subito che il nostro è un film ispirato alla serie di volumi di King, ma devi saper tradire le pagine se vuoi fare qualcosa di buono sullo schermo. […] È una sfida.
Sfida o no, Nicolaj Arcel vedi di non prendere in giro i fan della Torre Nera. Siamo piuttosto vendicativi quando le nostre aspettative vengono deluse.