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La Torre Nera: l’uomo in nero fuggì nel deserto e il trailer lo seguì

Quando Roberto mi ha chiesto se volevo scrivere qualcosa sul trailer de La torre nera, avrei dovuto rispondere che sto cercando di smetterla di farmi di trailer, ma quando si tratta di Stephen King e del pistolero Roland, una dipendenza ne batte un’altra, chiodo scaccia chiodo.

Se escludiamo la sua lista della spesa, sono davvero poche le cose scritte di pugno da King che non hanno avuto una trasposizione televisiva o cinematografica più o meno riuscita, eppure la via che porta alla torre è sempre lunga e complicata, malgrado le legioni di ammiratori Kinghiani, gli amanti di Roland e del suo Ka-Tet sono un’appassionata e fedele minoranza.

Ognuno di questi Fedeli Lettori ha diretto nella sua testa la sua personale versione di questo film. Il giorno che m’installeranno una porta HDMI alla base del cranio vi mostrerò la mia: è bellissima! Sono certo che vi piacerà. Sì, perché la saga de La torre nera è estremamente cinematografica fin dal suo spunto iniziale: l’idea dell’allora diciannovenne Stephen King era quella di unire un viaggio e una ricerca epica come quella de Il Signore degli Anelli di Tolkien alle atmosfere (e i personaggi) degli spaghetti western di Sergio Leone. Ventidue anni e sette libri dopo Zio Stevie ha completato l’opera e da allora è iniziata la corsa per l’adattamento che, passando di mano in mano, è finito in quelle di Nikolaj Arcel… Auguri ragazzo hai la mia solidarietà.

Si sa che i trailer dei film sanno essere più ingannevoli dell’uomo in nero, troppe volte sono più esaltanti dei film finiti, provare ad analizzarne uno può essere un esercizio sterile, ma per quanto riguarda quello de La torre nera, una cosa è lampante: guardandolo non sperate di ritrovarvi ad urlare fortissimo “È proprio come l’ho immaginato nel libro!”, come avete fatto per l’ultra cliccato trailer del prossimo IT in uscita a Settembre. La torre nera non sarà un adattamento pagina per pagina dei libri, ma questo lo sapevamo fin dalla scelta del protagonista.

«L’uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì».

La scelta di Idris Elba nei panni di Roland Deschain potrebbe generare da sola ore di discussione riguardo al politicamente corretto a tutti i costi ed è fin troppo facile storpiare la mitica frase di apertura de L’ultimo cavaliere dicendo che l’uomo in nero fuggì nel deserto e un altro uomo nero lo seguì. Mettetevi l’anima in pace, Idris non somiglia a Clint Eastwood (dichiarata e spudorata ispirazione di Zio Stevie per il protagonista), non ha nemmeno gli “occhi da bombardiere” colore azzurro jeans scolorito, ma è innegabile una cosa: è un attore clamoroso, portatore sano di carisma e capace di riempire da solo lo schermo, se lo avete visto in Luther, Pacific Rim o nei panni di Stringer Bell nella serie più bella del mondo (meglio nota come The Wire) lo sapete sicuramente.

Matthew McConaughey è un perfetto uomo in nero, anche se a ben pensarci sarebbe stato perfetto anche per la parte di Roland, ancora mi devo capacitare che con un solo grande film, l’eroe delle Romcom idiote e degli addominali ben in vista di ieri, oggi sia l’unico al mondo perfetto per la parte dell’(anti)eroe e della sua nemesi, il KA è davvero una ruota…

“Fammi capire, ma l’uomo in nero non avrei dovuto essere io?”

Lo dico subito: non avevo particolari aspettative per questo film, ero già pronto ad archiviarlo come l’ennesima delusione. Questo non vuol dire che non sarà così, ma il trailer è riuscito almeno nel suo intento di farmi venire la curiosità di vedere il film, devo dirlo. Se dietro a tutto questo, c’è anche una sceneggiatura decente, ha del potenziale.

Il primo compito da svolgere è quello di spiegare cos’è La torre nera e chi sono i pistoleri, di cui Roland Deschain è l’ultimo della sua stirpe, ok fatto! Il trailer sbriga la faccenda condendo il tutto con il giusto numero di sparatorie molto ben in vista (giusto perché sia chiaro che è un blockbuster estivo) e il carillon di Indio preso in prestito da Per qualche dollaro in più, ok fino qui tutto bene.

Per introdurre il (Medio)mondo fantastico del film, Nikolaj Arcel sceglie un vecchio trucco: prendi il personaggio giovane del cast, quello con cui il pubblico può immedesimarsi e fallo avvicinare agli strambi protagonisti, tecnica che ha funzionato per La storia infinita e il primo Hellboy e che qui viene replicata con Jake.

“Roland ma quello laggiù è un treno?” , “No è Blaine, tranquillo se facciamo flop non lo vedrai mai”.

Prima piccola gioia: Tom Taylor somiglia davvero un sacco al Jake Chambers che vive nella mia testa di lettore Kinghiano, vederlo alle prese con sogni, visioni e uno psicologo fa subito capire che gli autori hanno pescato a piene mani dal secondo e dal terzo libro della saga (La chiamata dei tre e Terre desolate), mentre il suo incontro con Roland nel deserto del Medio-mondo arriva dritto sparato dal primo capitolo L’ultimo cavaliere.

Anche se non somiglia per niente alla sua controparte cartacea, Idris Elba è un califfo che levati, ma levati proprio, sembra che abbia preso il ruolo dal verso giusto, non sorride MAI. So che molti saranno turbati dal troppo spara-spara, ma che cavolo! Ci devono mostrare l’ultimo Pistolero di Gilead al massimo del suo splendore, se dev’essere un Jedi con dei revolver (con calcio di sandalo) al posto della spada laser che così sia, personalmente mi sono abbastanza esaltato vederlo ricaricare la sua sei colpi con dita velocissime come lo descriveva King nei romanzi.

Tutto figo, peccato per le lucine sulle pistole, doveva essere Guns N’ Roses non Fast & Furious.

Il viaggetto interdimensionale di Roland nel nostro mondo anticipato dalla battuta (molto azzeccata) su pistole e proiettili ci rimanda idealmente al mio capitolo preferito della saga (La chiamata dei tre secondo estratto). Bisogna anche dire che c’è più scontro diretto tra Roland e Walter nei tre minuti scarsi di questo trailer che in tutti e sette i libri della saga, in cui i due s’inseguono in un duello a distanza infinito. Pare che New York sarà l’arena del loro scontro, invece che il funereo ossario del romanzo. Peccato! Nella mia versione cerebrale del film è uno dei momenti più epici.

I momenti MACCOSA (per dirla alla Leo Ortolani) non mancano, tutti da capire quei ninja mascherati (uomini del Re Rosso?) e anche vedere Matthew McConaughey agitare le dita in aria mimando magie da Mago Zurlì non è proprio il massimo dell’epica. In compenso la scena finale con il giuramento del Pistolero (“Io non miro con la mano; colui che mira con la mano ha dimenticato il volto di suo padre. Io miro con l’occhio”) conclude il tutto lasciando un minimo di speranza di vedere una versione di Roland degna di quella che abbiamo seguito lungo la via del Vettore tra le pagine dei libri.

La sceneggiatura di Nikolaj Arcel, Anders Thomas Jensen e Akiva Goldsman (GULP!), sarà all’altezza? Inserire qua e là piccole citazione a Pennywise oppure all’Overlook Hotel (se non le avete notate è perché ancora non mirate con l’occhio) è un giochetto divertente, ma che non m’impressiona più di tanto. Questi tre signori possono fare tutte le modifiche ai romanzi che ritengono necessarie, ma quando sarà il momento dovranno ricordare il volto dei loro padri e avere un quantitativo di palle sufficienti per finire il film nell’unico modo possibile.

Lo volete un palloncino?

Allora forse questo film potrà essere il primo di tanti e non solo il solito filmetto tratto da saga fantasy in più parti che si risolve in un nulla di fatto, Roland e La torre nera meritano di più, ricordatelo caro Nikolaj, altrimenti non ci sarà deserto in cui potrai scappare nella quale io non ti seguirò e i miei revolver come me.

Cassidy

Cresciuto a pane e cinema, alimentato a birra e filmacci, classe 1983, si fa chiamare Cassidy, e questo già vi dice dei suoi problemi (mentali). Ora infesta questa pagine, di solito si limita a fare danni sul suo blog "La Bara Volante".
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