
Il labirinto del fauno nel Paese delle Meraviglie
Ofelia attraversa il labirinto del fauno e scopre la realtà.
Siamo in Spagna nel 1944 e l’esercito franchista sta sottomettendo gli ultimi ribelli al governo di Franco. La dimessa Carmen ha sposato il comandate Vidal, uomo violento e maligno, capitano dello stesso esercito che sconfigge la resistenza popolare nelle campagne spagnole. Insieme alla figlia Ofelia, avuta da un precedente matrimonio, va ad abitare nel casale di Vidal, al margine di un folto bosco. La donna soffre per una gravidanza difficile e Ofelia cerca di starle vicino, ma il bosco con le sue fronde scure sembra chiamarla a sé e la ragazzina, con la testa piena di favole e fiabe misteriose, si rifugia là inventandosi un mondo nascosto. Queste fantasie si materializzano nella figura di un Fauno caprino, imponente e inquietante al tempo stesso, che le rivela la sua vera natura di Principessa del mondo delle fate. Solo superando una serie di prove sarà riammessa al suo mondo nascosto, il mondo al quale appartiene realmente.
Le prove che il Fauno propone a Ofelia sono paurose, difficili e mettono a rischio la sua stessa vita, ma la ragazza non sembra avere alternative. La realtà nella quale vive è tragica, è un mondo in cui un uomo arrogante maltratta la madre e schiaccia i deboli e in cui l’immaginazione è sopita e disprezzata. Ofelia non ha altra scelta che imbarcarsi in questa avventura, certa che alla fine del labirinto ci sarà la sua ricompensa: la possibilità di evadere la dura realtà per vivere davvero ciò che le spetta. Una vita di magia e stupore, dove la crudeltà e la spietatezza sono dimenticate. Ma il prezzo che Ofelia deve pagare è alto…
Il labirinto del fauno di Guillermo del Toro è una festa per gli occhi degli appassionati di gotico. Chi ha visto Hellboy conosce bene le sue maschere preferite e anche qui vediamo sfilare sullo schermo una teoria di creature che sembrano uscite dritte dalle fiabe più nere. Il suo immaginario è variegato e caratteristico, e di film in film non perde mai di personalità, che riconosciamo nei toni horror ma pur sempre favoleschi delle sue storie. È difficile definire un genere per questa pellicola: è un horror (uomo pallido! Attenti all’uomo pallido!), è un film drammatico (la storia sanguinaria di Vidal e dei ribelli spagnoli è uno sfondo realistico), è un fantasy per via delle fate, degli orchi e dei fauni che emergono dall’immaginazione della piccola protagonista. È una storia sulla crescita di una bambina, ma è la metafora che del Toro usa per descrivere l’oppressione del più forte sul più debole.

Ofelia è una bambina che cresce, ma che non riesce, non vuole e francamente non può far fronte al dramma della vita vera. Non può vivere insieme a quell’uomo turpe, non può sopravvivere di fronte alle sue gesta sanguinarie, non può vedere sconfitti i suoi giochi innocenti. Ofelia è Alice nel Paese delle Bruttezze – non delle Meraviglie. Come Alice, il suo ingegno le permette di superare le prove che le permetteranno di essere “salvata”, ma attenzione perché i due epiloghi sono ben diversi l’uno dall’altro.
Nel finale, che non rivelo, viene spiegata la scelta definitiva di Ofelia, che le consente di crescere e diventare chi è destinata ad essere davvero. Il Fauno è il tramite per la conoscenza e la crescita della bambina. Ed è giusto che sia spaventoso perché spaventosa è la vita che sta vivendo.
Il labirinto del fauno è un film per ragazzi che crescono, ma anche per adulti che ricordano l’infanzia, in cui l’orrore che Ofelia affronta con coraggio è solo un orrore di forma diversa da quello che spesso viviamo tutti i giorni. Non abbiamo (per fortuna) uomini pallidi che ci inseguono la notte, ma chissà se sapremmo combattere per la nostra innocenza con la stessa forza di Ofelia.