Serie TV

L’amica geniale, seconda stagione: la vita al rione ci appassiona sempre

Lo ripeto volentieri: ho adorato la quadrilogia de L’amica geniale, la saga scritta da Elena Ferrante ambientata in un miserrimo rione della periferia napoletana.

La serie ha avuto un grandissimo successo anche all’estero, tanto da convincere addirittura l’HBO a co -produrne, insieme alla Rai, la riduzione televisiva, di cui l’anno scorso ho recensito con entusiasmo la prima stagione.

Dopo un anno di attesa, lunedì scorso sono terminati i nuovi episodi, tratti dal secondo volume della saga, Storia del nuovo cognome: ancora non mi sono ripresa del tutto, cosa che mi succede quando qualcosa mi colpisce così tanto da richiedere un po’ di tempo prima di riuscire a tornare alla quotidianità.

Il racconto riprende laddove s’interrompeva la prima stagione, ovvero il matrimonio di Lila con Stefano, il ricco macellaio del rione: sotto la facciata della generosità però, si nasconde un violento che, nonostante le botte, non riesce a piegare la volontà della pur giovanissima moglie.

Lenù intanto continua a studiare al liceo, dove approfondisce la conoscenza con Nino Sarratore, il suo amore infantile: grazie all’aiuto di Lila, i voti della ragazza migliorano vistosamente.

Mentre gli altri amici cercano la loro strada, tra relazioni sentimentali difficili e le prepotenze dei Solara, i capi del rione, le due ragazze affrontano grandi cambiamenti: Lila fatica a rimanere incinta e a sottostare alle prepotenze del marito, e Lenù deve decidere se fermarsi o meno al diploma.

Sullo sfondo, un’Italia in continua evoluzione, in cui i giovani e le donne iniziano a ribellarsi alle regole della tradizione borghese.

Rispetto alla prima, la seconda stagione de L’amica geniale segue meno pedissequamente il libro, evidentemente col benestare della Ferrante, che figura tra gli sceneggiatori.

Precisa scelta del regista Saverio Costanzo è non indorare la pillola, manco nelle scene più dure: la prima notte di nozze di Lila, ad esempio, non lascia nulla all’immaginazione, la violenza la sentiamo sulla nostra pelle.

Le attrici principali, Gaia Giraci/Lila e Margherita Mazzucco/Lenù ci convincono sempre di più: genuine e intense, formano una coppia irresistibile.

Anche il resto del cast, per la maggior parte composto da giovani attori non professionisti, piace assai: da segnalare, in particolare, Francesco Serpico/ Nino, romantico idealista, e Giovanni Amurra/Stefano, violento e tragicamente innamorato marito di Lila.

In questa stagione de L’amica geniale iniziamo ad uscire dai confini del rione, a lasciare Napoli e a dare un’occhiata al resto dell’Italia: in particolare, la scena si sposta a Pisa, città in cui si trasferisce Lenù, e teatro delle prime rivolte studentesche.

Ad un Settentrione che si agita e cresce velocemente, si contrappone un Sud trascurato e a cui la concessione di una strada asfaltata sembra un miracolo.

Ma siamo negli anni ’60, le cose adesso vanno diversam… Ah no, non proprio.

Il fascino de L’amica geniale risiede proprio nella sua capacità di dirigere l’attenzione dello spettatore dal particolare al generale: seguendo il particolare, ovvero le vicissitudini sentimentali, lavorative e familiari delle due protagoniste, si arriva al generale, il nostro Paese, le sue contraddizioni.

La Rai – eccezionalmente – ci impartisce una bella lezione di storia patria fingendo di concentrarsi su due adolescenti complicate.

Ci frega e ci frega con classe. 

Ilaria Pesce

Pontifico dal 1990. La mia idea di sport è una maratona di film o di serie TV: amo il cinema drammatico, i gialli e la Disney. Sono una lettrice onnivora ed insaziabile. Ascolto musica di ogni genere ma soffro di Beatlesmania acuta. Mi piacciono gli spoiler. Tento di mettere a frutto la laurea in Lettere. Il mio sex-symbol di riferimento è Alberto Angela.
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