Spotlight

LAMMERDA – 10 horroracci da evitare come la peste

Una guida galattica per districarsi tra le Paludi dello Schifo che il cinema dell’orrore ci propina ultimamente: 10 horroracci da evitare.

Estate, stagione amena, stagione durante la quale la gente ha più tempo non solo per limonare duro in riviera romagnola o per strafarsi di popper sulla costa dalmata, ma anche per guardarsi qualche film in più. Noi del MacGuffin vogliamo mettere in guardia voi neofiti contro dieci filmacci nei quali è possibile incappare. Perché l’horror si sa, si presta bene tanto ai capolavori quanto alle Merdate Inenarrabili. Il maiuscolo non è casuale.

Ultima nota: vorrei farvi notare le date di uscita di queste gemme. Sbattetele in faccia a quei mentecatti che sostengono ancora che l’horror moderno sia migliore di quello degli anni Settanta/Ottanta.

Cominciamo con l’hit parade della Vomitata In Faccia Al Buon Gusto:


Non aprite quella porta (2003) | Marcus Nispel

KHG2Hbetp7thiMKp0dKIRR3f6C

Ok, io questa cosa dei remake non me la spiegherò mai. Alla faccia di Rob Zombie e del suo famoso adagio secondo il quale senza la pratica del remake staremmo ancora a guardare la versione muta di Dracula. Ok Rob, ma tu che hai talento mi stai anche bene, ma gentaglia come Nispel non potrebbe limitarsi a falciare il prato con le mani legate dietro alla schiena?

Tobe Hooper (regista dell’originale del ’74) sputa in faccia a sé stesso sceneggiando un Palcoscenico Di Brutture con ben pochi eguali. Di buono c’è giusto Jessica Biel, ma l’ondata di ormoni non giustifica affatto la visione di sto cesso putrido. Alla larga.

Nota di colore: quel cane inenarrabile di Eric Balfour (il primo da sinistra) era il fidanzato di Theresa Diaz e rivale di Ryan in The O.C.


Quarantena (2008) | John Erick Dowdle

Jennifer Carpenter stars in Screen Gems' horror-thriller QUARANTINE.

Altro remake, altra vangata di guano. Che gli americani siano il popolo più copione e approfittatore della storia non è una novità, a testimoniarlo c’è anche questo Happy Meal Alla Piscia che vorrebbe essere un rifacimento di quel capolavoro spagnolo di REC (2007). Si sa, doppiare i film è troppo difficile, meglio farne un remake vomitoso l’anno seguente. La tensione è completamente annullata in favore della fiera del jump-scare. Roba che dai uno smartphone a mia nonna e lo spaventa anche lei il vicino, sbucandogli da dietro la tenda.


Nightmare (2010) | Samuel Bayer

A NIGHTMARE ON ELM STREET (2010) 4

Ecco, qui mi sento punto sul vivo, perché io Freddy Krueger lo adoro.
Motivo? Oltre a essere uno dei personaggi più terrificanti della storia del cinema uccide in un modo incredibilmente disturbante, sfottendo le sue vittime prima di farle a tocchi, buoni per una padellata Aia.

Gran parte del suo carisma deriva dalla grandissima faccia da stronzo che ha Robert Englund, carisma che in questo remake va decisamente a farsi un tour di postriboli, visto che il povero Englund viene trombato in favore di Jackie Earle Haley (Rorschach di Watchmen, tanto per capirsi). Ah, gli attori sono buoni come un Kebab Alla Sciacquerella. Fine. Fate voi.


L’altra faccia del diavolo (2012) | William Brent Bell

LAltra-faccia-del-Diavolo-11

Esorcismi e found-footage. Donne, è arrivata l’originalità!

Se dovessi definire questo film lo direi figlio del nipote incestuoso della prozia un po’ zoccola del fratello stronzo venuto al mondo per sbaglio dell’Esorcista. In sostanza: un altro horroraccio che non ci prova nemmeno, che affida tutta la supposta suspance alla macchina a mano (“supposta” perché la regia dà tanto piacere quanto una supposta nel popò) e a quelle tre scene in cui una tizia sbraita e si contorce. Un Amaretto Al Compost, tanto per capirsi.


Clown (2014) | Jon Watts

Clown-Movie-Review-Image-6

Ecco, invece su Clown non c’è molto da dire: un’idea stronza, realizzata da vergogna, poco originale, che punta tutto sulla Coulrofobia (a.k.a. “paura dei clown”) che ultimamente – soprattutto sui social – va di moda quanto il #mainagioia o il #disagio. Dopo il bel lavoro fatto dalla televisione a uccidere l’italiano ci hanno pensato gli hashtag.

Un papà deve fare una festa di compleanno al figlio, trova per caso un vecchio costume da clown, se lo mette e non riesce più a toglierselo, dovendo constatare che il costume sta diventando parte di lui.

Non c’è molto da dire: sbadigli da lussarsi la mandibola, un finale più telefonato di “Luke, sono tuo padre”, cliché, banalità varie.

La pagliacciata vera è guardarlo.


La stirpe del male (2014) |  Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett

La_stirpe_del_male

Repubblica Dominicana. Una coppia di sposini viene portata da un tassista misterioso a una festicciola osè. Il mattino dopo la sposina scopre di essere stata ben infarcita non si sa da chi e – da vegetariana che era – comincia a ingurgitare carne cruda. Che ci sia dietro il prepotente membro di Belzebù?

Ah, che sciocco, ho dimenticato di dirvi che è tutto girato in found footage. Perché la merda se non la giri con camera a mano non puzza abbastanza, e questi horroracci vogliono proprio farti sentire tutto l’aroma. In sostanza, un’altra fiera dell’inutilità, jump-scares, spaventi facili, idee zero, attori cani, noia, sbadigli.

Consiglio: una copia della Settimana Enigmistica è molto più indicata di questi film.


Ouija (2014) | Stiles White

Ouija

Oddio, ma quando finisce questo elenco. Santa la miseria…

Due bambine imparano a usare la tavoletta ouija (ma le Barbie no?). Anni dopo una di loro la usa ancora una volta (ma trovarsi un marito no?), si spaventa, la brucia e se la ritrova (originalità over 9000) sul letto, al che senza scomporsi si impicca.

La solita vecchia trama stronza, che diventa ancora più stronza quando l’amica ancora viva decide di usare la tavoletta per comunicare con l’amica suicida. Ma certo, ma certo! Ricordate la faccenda dell’aroma di sterco, vero?

La storia si avvia verso un finale prevedibilissimo, che non lascia niente e che non vi spoilero semplicemente perché non ho voglia di continuare a parlare di questo Vol-Au-Vent al Pattume.


Unfriended (2014) | Levan Gabriadze

why-everyone-s-wrong-about-unfriended-what-made-laura-barnes-kill-herself-304293

A quelli che ancora difendono questa ciofeca patetica sostenendone l’assoluta originalità consiglio di guardarsi Thomas in love (2000) oppure Open Windows (2014). Diciamo che l’idea di impostare un film che ha per ambientazione (sostanzialmente) una videochat su Skype non è affatto male. Il problema è che ci si ferma qui, perché Unfriended è uno slasher vecchio come il cucco, travestito da prodotto originalissimo. Cinque amici stronzi si ritrovano a un anno dalla morte di una loro compagna suicida e uno spirito incazzoso (chissà di chi sarà) cerca di seccarli uno dopo l’altro, fine della storia.

Diciamo che nel libro dei “Cento Modi Per Passare Male Un’Ora E Mezza” Unfriended viaggia fortissimo verso la pole position.


The Lazarus effect (2015) | David Gelbmaxresdefault-1

Olivia Wilde. Concentriamoci su di lei. Dopo aver causato serissimi problemi al basso ventre di ogni maschietto dopo i non tanto casti baci saffici con Marissa (oggi il massimo riferimento culturale è O.C. gente, rassegnatevi), la dolce Olivia si presta a questo diffusore di diarrea che hanno avuto il coraggio di passare al cinema.

Un’equipe di scienziati ha creato un siero che dovrebbe riportare in vita i morti (a Victor Frankenstein piace questo elemento), il siero viene testato su un cane, che morde Olivia Wilde, che diventa una bestia di Satana, che alla fiera dell’Est mio padre comprò… Semplice, semplice.

Inutile ripetere per l’ennesima volta quanto il film sia noioso, lento, brutto e trucido.


Cell (2016) | Tod Williams

Il cinema e Stephen King hanno avuto un rapporto tormentato fin dall’inizio. Difficile, troppo forse, trasporre sullo schermo un autore che punta tutto sull’inquietudine data dal mutamento interiore dei personaggi, capace tanto di creare figure archetipiche dell’orrore, quanto stilemi universalmente accettati.

Stephen King è un grande autore, checché ne dicano i detrattori. Capita però, come ai migliori artisti, che incappino in qualche lavoro sbagliato. Ci sta. Pubblica un libro all’anno, è normale che qualcuno di questi non sia all’altezza, come è successo anche con Woody Allen. La palla però poi passa ai produttori, a quelli che materialmente ci mettono il grano per trasporre i suoi libri in film.cell-movie-trailer-2016-cusack-jackson

Io ho letto Cell e, da estimatore del Re, sono quasi certo che potremmo etichettarlo come uno dei suoi tre libri più brutti in assoluto. Lento, noioso, arzigogolato, molto poco originale. Non lo definirei come brutta copia de L’ombra dello Scorpione semplicemente perché non mi va nemmeno di accostarli.

Ecco, chiarito questo, perché produrre una trasposizione di un libro brutto? Perché il regista ha idee originali? Perché saprebbe come migliorarlo e renderlo memorabile (vedi Kubrick con Shining)?

Volete un giudizio? Dico solo che vedere Cell è un po’ come svegliarsi con una vacca che ti piscia in faccia quando fai una tendata con dei tuoi coetanei che, tra l’altro, ti stanno anche sulle palle. Gli effetti speciali e visivi (pur a fronte di un signor budget) sono un pianto, le reazioni umane sono idiote, degne di un film horror di quintultima categoria, John Cusack recita come se avesse un gibbone che gli morde le palle ogni qual volta che cerca di cambiare espressione. Samuel L. Jackson è totalmente sprecato per un film inutile, mediocre e da dimenticare alla velocità della luce.

Se il risultato è questo ci accontentiamo del cartaceo zio Stephen, grazie di averci provato.

 

P.s. Se gli horror sono la vostra passione, fate un salto dai nostri amici di Horror Italia 24!!!

Federico Asborno

L'Asborno nasce nel 1991; le sue occupazioni principali sono scrivere, leggere, divorare film, serie, distrarsi e soprattutto parlare di sé in terza persona. La sua vera passione è un'altra però, ed è dare la sua opinione, soprattutto quando non è richiesta. Se stai leggendo accresci il suo ego, sappilo.
Back to top button