Film

LAMMERDA – Bride wars – La mia miglior nemica

Questo film. Ah, che ricordi. Pagai pure il biglietto del cinema a prezzo pieno, di sabato pomeriggio, facendo affrontare a mio padre-autista traffico e grandine. Quei pomeriggi invernali in cui un gruppo di quindici femmine diciassettenni cercano di mettersi d’accordo per realizzare il mitico binomio cinemino&pizza. La puzza di stronzata si sentiva da chilometri, ma all’epoca non era importante: la puttanata romantica metteva d’accordo tutti. Non mi ricordavo assolutamente nulla di questo film, solo che era insulso e banale (ero sì diciassettenne, ma non rincoglionita). Fino a che, qualche tempo fa, in preda ai fumi della gastroenterite, l’ho rivisto. È… disarmante. Giuro. Non è neanche intrinsecamente brutto: è solo INUTILE. Alla fine del film ho sentito una specie di vuoto, come… come se… come se avessi buttato un’ora e mezza della mia vita (che è esattamente ciò che ho fatto guardandolo, anzi riguardandolo. Un diabolico perseverare).

Bride wars: la mia miglior nemica è una commedia del 2009 diretta da Gry Winick; ha per protagoniste Kate Hudson nei panni di Liv e Anne Hathaway in quelli di Emma, in una brillante accoppiata mora-bionda che manco Maddalena Corvaglia ed Elisabetta Canalis ai tempi d’oro. La trama, manco a dirlo, è una cretinata: Liv ed Emma sono due newyorkesi amiche del cuore che, entrambe fidanzate, stanno organizzando il matrimonio che hanno sempre sognato. Il loro piano geniale è organizzare ognuna la cerimonia nello stesso periodo ma in date diverse, così che ognuna possa partecipare al matrimonio dell’altra come damigella d’onore. Ovviamente, per un equivoco, i loro matrimoni vengono prenotati per lo stesso giorno e non c’è modo di spostare la data. Da qui, dopo una falsa e breve parentesi di convenevoli alla “nooo vai prima tu”, inizia una serie di dispetti da età prepuberale, in cui la docile e timida Emma diventa un rottweiler da combattimento, mentre l’avvocato in carriera Liv una piagnona. Ecco, questo climax di spassosissimi scherzi costituisce il buon ottanta per cento del film; in teoria dovrebbe far ridere, in pratica NO.

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Il finale è l’apoteosi della merda, non tanto per la sua prevedibile assurdità, ma per la sua incoerenza: alla fine le due ex-amiche festeggiano il matrimonio nello stesso giorno e il tutto finisce in un’imbarazzante zuffa. La timidina Emma, ormai uscita dal guscio, si rende conto di non amare più il suo fidanzato figo e lo molla all’altare. Poi tornano amiche. Fine. Seriously??? Non riesce neanche ad essere buonista fino in fondo, cazzo! Una delle protagoniste lascia praticamente senza motivo il fidanzato storico, che non le ha fatto assolutamente NULLA, “è solo che sono diversa, non sono più la dolce ragazza di un tempo, il grizzly nordamericano che è in me ormai è venuto fuori!”

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Ma in fondo che ne so io delle emancipate donne in carriera di New York. I film come Bride Wars – La mia miglior nemica sembrano fatti a stock e gli ingredienti sono pressappoco sempre quelli: il matrimonio (per non far dispiacere la wedding industry), New York, i vestiti, gli uomini, il saldo valore dell’amicizia che trionfa su tutto e variegate stronzate qua e là, divertenti come una colonscopia. In fondo Sex and the city bastava e avanzava, non credo fosse necessario avviare un filone cinematografico. E invece Hollywood sforna questi film ad una velocità supersonica cazzo, manco ci fosse un plotone di donne feroci in crisi d’astinenza. Ma ripeto: che ne so io. Se questa formula continua a funzionare, evidentemente un motivo ci sarà. Anche se, visto che non fa ridere, non fa emozionare, non fa riflettere, non informa, non è interessante, mi chiedo come riesca ad intrattenere, e soprattutto chi, se non ce l’ha fatta neanche con quindici diciassettenni in un sabato di noia.

Lucia Tiberini

Classe 1992. Dopo un'infanzia nella provincia di Perugia, dove trovo notti stellate e sagre del cinghiale, mi trasferisco a Bologna, dove trovo esami, vino e bonghi. Amo il mio ukulele (ma solo esteticamente: non so suonarlo), Dylan dog, gli arrosticini e non disdegno il cinema.
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