
Lammerda – Fantastic 4 (nothing)
Mi sono chiesto più volte come avrei cominciato questa recensione. Dopotutto non è possibile riavere indietro quei 100 minuti della mia vita. Ma chi prendo in giro, ne ho buttati talmente tanti ormai, chissene. Poi nello shuffle dell’iPod passa Come on, come in dei Velvet Revolver. E vedo quelle quattro facce lì, quelle dei primi (in realtà secondi) Fantastic 4 cinematografici. Quasi mi scende una lacrimuccia di nostalgia, vi rendete conto?
Poi la folgorazione sulla via di Damasco: se il primo film di Tim Story uscisse ora, dopo Fantastic 4 – I Fantastici Quattro di Josh Trank, staremmo gridando al miracolo. Forse perché la pellicola del 2005 era un capolavoro? Neanche lontanamente. E allora? Beh, dopo lo scempio orchestrato dalla Fox e dal regista di Chronicle (oltretutto un bel film), ogni cosa sul supergruppo sarebbe un capolavoro.
Quindi che dite, andiamo a smontare pezzo per pezzo Fantastic 4? Anche perché questa è la rubrica Lammerda, non potevate aspettarvi di meglio. Se per qualche strano motivo questo film vi è piaciuto, sconsiglio vivamente la lettura, potrebbe causarvi perdite rettali. Gli altri tutti con me, e ocio agli spoilerz, sapevatelo.
Vi dico subito che il film l’ho visto da poco, perché Sky, nella sua infinita capacità di concentrare nel decoder principalmente film de mierda, l’ha regalato ai miei occhi solo di recente. Uno di quei regali alla Man-Ray però. Quindi inizio a sciropparmelo sapendo già da ogni angolo del globo terracqueo che è un film agghiacciante. Ma tento di mantenere la mente aperta e, non ci crederete, per un’oretta buona ci riesco anche. Certo, il mio cervello vagava in un brodo di noia asettica, manco fosse in bonaccia, ma chissà perché andavo avanti senza troppa fatica. Vogliono iniziare da lontano (diceva la vocina nella mia testa), ti caratterizzano i personaggi da piccoli, guarda guarda come si fa partire un franchise mega-iper-ultra-giga milionario, c’è tutta una lenta costruzione verso i poteri, fino a quando…
Poi controllo l’ora, vedo che ne è passata già quasi una, e il contatore del decoder mi dice che fra una mezz’oretta finisce tutto. Piano, un attimo. Eh? Questa non è la prima puntata della nuova serie della ABC Fantastic 4? Ah no? Mi dicono che è un film action di supereroi dove per cinquanta minuti non si vedono azione e superpoteri. Bene. Ragazzi, potete andare un attimino fuori? (Sì, mi riferisco proprio a quella scena dei Simpson). E quindi crolla tutto in maniera repentina, ma non come quei palazzi che vengono giù belli dritti, che sono quasi piacevoli da vedere. No, come quando sei al fiume e scivoli sulle rocce piene di alghe perché hai pensato bene di andarci in infradito, e caracolli in acqua tirandoti dietro tutto l’armamentario che avevi addosso.
Fantastic 4 fa proprio quella fine, perché quando ti rendi conto di cosa stai guardando, anche per un secondo, tutta l’illusione finisce. D’altronde non puoi aspettarti molto da un film che ti piazza il fratello di Ben Grimm che da bambino gli dice “è tempo di distruzione”, prima di prenderlo a scappellotti; o da una Sue Storm che chiama Victor Von Doom “il dottor destino” per le sue teorie catastrofiche. Memore delle recensioni del sacrosanto Leo Ortolani, potevo sentire Trank in versione J.J. Abrams che mi faceva l’occhiolino, tipo “ehi ehi, questo è Fantastic 4, visto? Stanno dicendo tutte le frasi giuste del fumetto, ti piace eh? Vedi come te le piazzo lì a sorpresa? Così il tuo lato nerd si arrapa”. No Trank, assolutamente no.
Ma veniamo a loro, i Fantastic 4 del casting alla René Ferretti. Ed all’inevitabile e nonché impietoso confronto con quelli del 2005.
Miles Teller mi piace, ma il suo Reed Richards/Mister Fantastic è utile quanto un cerotto per fermare un’emorragia interna. Per non parlare degli arti che si allungano tipo Dhalsim. E con gli stessi soldi spesi per far allungare quelli di Dhalsim. Gruffudd aveva la faccia giusta almeno. Solo quella, ma non sottilizziamo.
Kate Mara non è Susan Storm. E soprattutto NON ARRIVA DAL KOSOVO. Dio. Sue è una specie di divinità nordica come canone di bellezza, non è alta un metro con i tacchi e non ha la faccia perennemente incazzata da “c’ho i problemi soltanto io, céh”. Jessica Alba è ispanica, e già a fare la vichinga stonava, ma almeno aveva un livello di figaggine fuori scala.
Jamie Bell non è La Cosa. Ma soprattutto quella cosa lì non è assolutamente La Cosa. Cosa? Un obbrobrio visivo, una specie di Graveler che sembra perdere i pezzi mentre cammina, ma se gli metti il vocione profondo allora va tutto bene. Michael Chiklis era Ben Grimm in tutto e per tutto, e pure la sua Cosa da costume di Halloween era più credibile di questo aborto in CGI.
Michael B. Jordan potrebbe essere Johnny Storm/La Torcia Umana. No, non sono impazzito. A parte il fatto che un attore di colore che impersona un personaggio scritto e caratterizzato per un bianco mi fa andare fuori di testa, soprattutto perché viene fatto quasi esclusivamente per non essere tacciati di razzismo, rendiamoci conto. Comunque lui funziona, nello schifo funziona. Che poi basta fare il cazzone e sarei andato bene pure io. Oltretutto io non ho mai digerito Chris Evans. Volevo il ciuffo biondo sbarazzino e non il solito palestrato. Poi hai recuperato eh, ma tanto Cap mi sta sui maroni comunque.
Ed eccoci al peggio del peggio del peggio. Il Dottor Destino è uno dei villain più fighi di sempre, con uno dei costumi più badass di sempre. Chi lo impersona potrebbe diventare irrilevante ad un certo punto, vista la maschera fissa. Qua siamo alla follia. Victor diventa Destino con una tuta spaziale che gli si attacca alla pelle, che lo trasforma in qualcosa di indefinitamente brutto. Davvero, fatico a trovare un parallelismo calzante, perché quel concept è stato palesemente creato da una scimmia ritardata strafatta di crack. E comunque il tipo lì, coso Black Mirror, aveva anche la faccetta da cazzo giusta, come lo stesso Julian McMahon, ma se poi diventa il Dottor Belino allora potevi anche metterci la signora Crisafulli del terzo piano che andava bene comunque.
Pensate che io abbia finito? Stolti. Regia, fai pure partire la carrellata di cagate rotanti di Fantastic 4, grazie.
Davvero nessuno controlla che la macchina per il trasporto dimensionale non venga utilizzata da adolescenti ubriachi? E se ne accorge solo Sue in tutto il laboratorio?
Ben sta dormendo a chissà quanti chilometri di distanza. Reed lo chiama ubriaco per dirgli che senza di lui non va nell’altra dimensione. Ben, ovviamente, non lo manda a cacare girandosi dall’altra parte, ma si veste e va da lui.
Sull’altro pianeta, appena piantano la bandiera Iuessei!, nel terreno si forma una crepa con la robina verde. Ma quando cercano di fissare il paletto che li avrebbe retti tutti per la discesa la roccia tiene alla grande, ovvio.
Volete davvero cercare di giustificare quattro poteri estremamente diversi da loro? Bene, impresa ardua ma apprezzabile. Le rocce che entrano nella capsula di Ben ci possono anche stare, ma il fuoco da Johnny come appare? E Reed e Sue? Loro li ottengono così e basta? Mi immagino la scena: “vabbé raga, noi ne spieghiamo due, poi gli altri li lasciamo alla libera interpretazione dei nerd, che a loro piace fare i leoni da tastiera su ste cose”.
Quando ritornano sul pianeta, Destino è lì che li aspetta. “Oh, cicci, la partita di pallone è finita da un anno, avevate detto un’ora di ritardo massimo, io è un po’ che aspetto eh, eddai”.
Destino ha poteri psichici che gli permettono di bruciare/far esplodere il cervello alla gente, senza alcuna fatica. Perché non fa la stessa esatta cosa con i Fantastic 4? Oltretutto quando lui si libera i quattro girano così a caso nel laboratorio manco fosse l’Overlook Hotel, santoddio.
Lo scontro finale risulta ovviamente patetico. Tolti i motivi che spingono Destino a voler distruggere la Terra, paragonabili a quelli di un poppante capriccioso, siamo davvero alla tristezza massima. Dura un secondo e tre quarti, con Doom che si dimostra estremamente più potente di tutti loro (sì, anche di tutti loro messi assieme), ma viene sconfitto con un piano elaborato dal fratello gemello del poppante capriccioso. Oltretutto in un pianeta che lo stesso Destino può modificare e piegare al suo volere. Un po’ come se il Pizzighettone battesse il Barcellona al Camp Nou, che anche se Messi sbaglia diciassedici rigori non è una cosa molto fattibile.
E niente, direi che con Fantastic 4 abbiamo finito. Non mi resta che chiudere con il grido di guerra che Mister Fantastic lancia prima della battaglia: Vendicatori… uniti!
Ah, merda.
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