Film

LAMMERDA – The Butterfly Effect

Oggi, per la celebre rubrica #LAMMERDA, parleremo di uno dei film più maleodoranti, schifosi, putridi, insolenti, maldestri, sporchi, inefficienti, inadeguati, luridi, indecenti, maleducati, deliranti e malvagi che l’umanità abbia mai concepito: The Butterfly Effect. Posso dirlo con certezza, in questa pellicola è impressa una e una sola essenza: merda di cane.

Ma veniamo al dunque. L’idea di fondo, in realtà, è pure buona; il titolo del film, infatti, fa chiaramente riferimento al famoso “effetto farfalla”, una locuzione presente nella Teoria del Caos che suggerisce sapientemente come le piccole variazioni nelle condizioni iniziali di un sistema possano produrre grandi cambiamenti nel comportamento a lungo termine del sistema stesso. È incredibile, ma per un minuto, il primo minuto, mi sono gasato. E come fai a non gasarti di fronte a una frase del genere che ti si para di fronte agli occhi, appena dopo i titoli di testa? (Pensatela enunciata da una voce roca e profonda).

Si dice che il minimo battito di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo

I pensieri, in quei primi istanti di visione, in quella sera di novembre 2014 – segno su un apposito quaderno quando guardo i film, non sono un ragazzo autistico che ricorda le date – fluttuavano felici nel mio encefalo, un po’ come fluttuano i piccioni in Piazza San Marco a Venezia, sempre gioiosi, sempre contenti, colmi di gaudio, sempre certi che qualche cinese, giapponese, ebreo, messicano, libanese, gli darà una briciola di pane, un crostino, un bottone, una cicca, del danaro.

“Oh, che cavolo! Ma che figata! Ma questa serata sarà incredibile. Sarà un film alla Memento! Succederanno dei deliri! Wow! Io ho già capito che qui ci sarà da scervellarsi!”.

Ma, purtroppo, i minuti passavano. Il mio encefalo elaborava come fuggire da quella situazione. L’oscenità, il ribrezzo, la volgarità visiva di una tale bestemmia filmica si palesavano, già dopo settantasette secondi, in tutta la loro interezza. I piccioni felici erano volati via, al loro posto, i pensieri, sempre “animalescamente” parlando, si tramutavano in delle tristissime mucchette, che, dopo aver passato un breve ma intenso periodo di straripante letizia, grazie all’ingente quantità di pietanze che il buon fattore ogni giorno donava loro per farle ingrassare come panciuti fagiani, adesso, resesi conto di essere belle pronte per diventare delle bistecche della Coop, guardavano alla vita con scarso entusiasmo.

Ebbene, come ci si può entusiasmare di fronte a questo film? Vi enuncio in breve la trama della meravigliosa pellicola: Evan, il ventenne (?25enne?) protagonista, ha perso memoria della sua giovinezza. La sua infanzia è segnata da una serie di eventi terrificanti che hanno coinvolto i suoi amici Kayleigh, Lenny e Tommy, ma che egli non può ricordare. Incoraggiato dallo psicologo e dalla madre ha però tenuto fin da piccolo un diario in cui registra dettagliatamente la sua vita. Dopo molti anni lo legge casualmente e all’improvviso si trova scaraventato nel passato: è bambino, ma con la mente da adulto. Per questo pensa di poter intervenire sugli eventi per cambiare il presente.

Lo so, lo so. Può sembrare una figata. Ma è solo una bestemmia visiva.

Ma perché?

Punto 1) I dialoghi. Oscenità. Sembrano scritti dallo sceneggiatore del Maresciallo Rocca. Demenziali. Insulsi. Esempio pratico → Fra i tanti incubi che Evan e i suoi amichetti han vissuto da piccoli vi è naturalmente la classica figura del padre pedofilo-alcolizzato che non vede l’ora di girare un filmetto hard con la sua figlioletta e i relativi amichetti. Ebbene Evan, dopo aver scoperto il diario, nei suoi tanti viaggi temporali per tentare di cambiare il suo triste passato, decide anche di evitare che quel filmetto hard venga messo in scena.

Il padre, munito di cinepresa, con davanti la minuta figlioletta e il temerario Evan asserisce: “Dunque, a questo punto, Robin Hood ha appena sposato Lady Marianna, quindi, adesso, dovete fare quello che fanno gli adulti! (ahahahahahah)”. Tralasciando l’idiozia, ecco le parole del grande Evan – venuto dal futuro – per fermare lo squisito papà: “Questo è il momento della resa dei conti, BRUTTO PORCO. Nei prossimi secondi avrai due possibilità. Se scegli la prima traumatizzerai per sempre tua figlia, trasformandola, dalla bella bambina che è, IN UN GUSCIO VUOTO” [continua ma basta così].

Ecco, riuscite a scorgere la profondità, l’impeto, la sagacia del nostro eroe. Il padre lo guarda e dice: “Sì, scusa”. Una scena epica, Un momento cinematografico enorme. Dialoghi per mongoloidi.

Il talentuoso Kutcher in una grandiosa mimica facciale
Il talentuoso Ashton Kutcher, nei panni del protagonista, in una grandiosa mimica facciale

Punto 2) Minchia, mi fai un film sul soprannaturale, psico-thriller, Memento-mood. Ok. Ma soffermati su qualcosa, fai capire perché sto cavolo di ragazzo può tornare indietro nel tempo, come fa, perché combina tutta sta cagnara. Non avete idea. Sto belin (locuzione genovese) di Evan, nei suoi viaggi temporali per tentare di modificare, in meglio, il passato, compie una quantità abnorme di danni: va in carcere, taglia il cazzo a due nazisti, fa suicidare l’amica, manda un altro amico al manicomio, perde le mani (ahahah, ci godo, MONCO!), scatena un’ accoltellamento, uccide cani, fa venire un cancro alla madre (e c’è anche dell’altro). Uno squallido gioco dell’oca, un andirivieni fra prima-dopo-dopo-prima-dopo-prima davvero pessimo. La regia si incentra su un accumulo incredibile di fatti, momenti e stravolgenti cambiamenti, su un montaggio serratissimo e pacchiano che non permette di cogliere nulla della psicologia dei personaggi, di perché avvengano tutti sti macelli, di perché sto cazzo di pirla di protagonista non ne faccia mai una giusta. Insomma ritmi frenetici, psicologia assente, lacrima facile, una quantità infinita di stereotipi [nella scena in carcere si raggiunge l’epicità] affinché i pesci più mongoloidi abbocchino all’amo. Vorrei ricordare anche gli effetti speciali, estremamente ridicoli, indiscutibilmente simili a quelli di Raven/Zack e Cody al Grand Hotel.

Punto 3) ASHTON KUTCHER. Come non dedicare un paragrafo a questo fenomeno della recitazione. Il ragazzo, nei panni del protagonista, è chiaramente un genio. Riesce a risultare l’attore più disadattato/cerebroleso della storia del cinema. Le sue espressioni facciali ricordano un Bellsprout  (Pokémon assimilabile ad una pianta grassa), o, addirittura, la sua forma evoluta, un Weepinbeel (esemplare di Pokémon ancora più ritardato). Il giovane si impegna molto per risultare il più leso e alla fine vince la corona.

Sempre il talentuoso Kutcher; qui sprovvisto degli arti superiori
Sempre il talentuoso Kutcher; qui sprovvisto degli arti superiori

In sintesi. Che cos’è The Butterfly Effect? Un film fatto ad hoc per teen-ager decerebrati che si esaltano di fronte all’ennesimo tentativo di “pseudo thriller-soprannaturale/film sul passato-presente-futuro dove non si capisce una sega” e non vedono l’ora di piangere come quando mia nonna taglia le cipolle dell’orto. Per finire in un’orgia di emozioni, sul finale si stagliano le sonorità degli Oasis. E qui siamo su altri livelli. Mutandine bagnate. Chiamate alle amiche. Lacrime. Molto meglio High School Musical; almeno lì il prodotto è manifestamente rivolto alle giovani in pre-mestruo.

Consigli di visione.

-Visione con un essere umano: naturalmente sconsigliata. Pazzesco che questa bestemmia visiva sia ancora fruibile per tutti. Tuttavia ci sono speranze: a breve verrà istituito un referendum dove potremmo finalmente votare e dire la nostra (evvai!) sul fatto se sia il caso o meno di ritirare o no dal mercato The Butterfly Effect.

-Visione col cane: consigliata, ma durante la passeggiatina serale. Spesso Giuliano (il mio piccolo bassotto), alla sera, non riesce a fare il suo bisognino. Ebbene portatevi dietro l’Ipad e fate partire uno streaming di The Butterfly Effect: vedrete che #lammerda apparirà dal deretano del quadrupede.

Lorenzo Montanari

"Il ragno rifugge dal bugigattolo, ma è ben attento alla preda. Sarà l'ora di fare un bagno, Edison?" Sestri Levante, Genova, Italia.
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