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Le 10 morti che hanno cambiato la mia infanzia

Di questi tempi bisogna stare molto attenti ad affezionarsi ai personaggi. Eh sì perché una delle caratteristiche principali delle storie che ci vengono raccontate negli ultimi anni, in televisione o al cinema, è la seguente: muore sempre un sacco di gente.

Basta guardare Game of Thrones, che ormai viaggia con la media di due o tre morti ad episodio, oppure la seconda stagione di Gomorra, che da questo punto di vista se la sta cavando egregiamente. Roba che ormai il primo pensiero che ti viene in mente quando vedi qualcuno che muore è quasi “meno male che qualche bastardo non me l’ha spoilerata”.

Insomma, fra uno sgozzamento inaspettato e l’altro, ormai alla sofferenza per morte di un personaggio caro ci abbiamo fatto il callo, e abbiamo quasi dimenticato che c’è stato un tempo, ormai lontano lontano, nel quale la morte di un personaggio poteva avere il potere di cambiare completamente il nostro modo di guardare alla vita. 

Non so se sia vero che l’infanzia finisce quando scopri che un giorno morirai, ma sicuramente è in quel giorno che cominci a crescere.

Ecco di seguito la classifica delle 10 scene di morte viste nei miei primi 10 anni di vita che hanno cambiato per sempre la mia giovinezza. Preparate i fazzoletti.

 

10. DRAGONHEART | Morte di Draco (Rob Cohen, 1996) 

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Cominciamo questa lacrimevole classifica con il drago più amato di tutti i tempi. Oddio, forse questo epiteto spetterebbe a Spyro… va beh, allora il secondo drago più amato di tutti i tempi: Draco di Dragonheart, uno di quei film come non li fanno proprio più. E lo so che sembra la solita frase da popolino sulle mezze stagioni e gli arbitri corrotti, ma ragazzi, è maledettamente vero.

La storia di Draco e di Bowen era una delle mie preferite del me bambino, e ancora oggi, quando ripenso a quel bellissimo finale, nel quale l’anima dell’ultimo drago trova spazio fra le stelle del cielo, con quella musica da autentica fiaba dal lieto fine, beh, un pochino mi scende la lacrimuccia.

Brutta bestia la nostalgia.

 

9. IL GLADIATORE | Morte di Massimo (Ridley Scott, 2000)

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Sono sempre stato molto stronzo con i miei eroi di fantasia. Sono cioè dell’idea che un eroe, per essere davvero una figura memorabile, debba morire compiendo la sua ultima missione. Poi oh, se vive sono contento lo stesso eh, ma la morte riesce sempre a dare alla storia quel tocco di leggendarietà che la rende indimenticabile.

Da questo punto di vista, Il gladiatore rappresenta uno degli esempi più memorabili. Massimo muore subito dopo aver vendicato la sua famiglia e dopo aver liberato Roma dalla tirannia, realizzando il sogno di Marco Aurelio. Ridley Scott decide di regalare al suo eroe un’uscita di scena memorabile e realizza una delle sequenze più amate di questo secolo.

Il ritorno di Massimo dalla sua famiglia, sotto le note di Now We Are Free, rappresenta al meglio quella pace e quella serenità che tutti noi speriamo ci attenda dall’altra parte del tunnel.

P.s. La scena è talmente bella che nemmeno la Mulino Bianco è riuscita a rovinarla.

 

8. I MAGNIFICI SETTE | Morte di Bernardo (John Sturges, 1960) 

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Verso i 6/7 anni ho sviluppato un amore totale ed incontrollabile per I magnifici sette. Roba che se non me lo facevano vedere almeno una volta al giorno facevo sciopero dell’educazione, oppure che giravo sempre con fucile e pistola e costringevo sempre mia nonna a “giocare ai magnifici sette“. Lei faceva il bastardissimo bandito Calvera, io e mio fratello facevamo ovviamente gli eroici pistoleri chiamati a difendere il povero villaggio di contadini messicani. Piango.

Il mio pistolero preferito era a mani basse il burbero Bernardo, interpretato da quel monumento di Charles Bronson. Sempre incazzato e con la faccia scura, Bernardo si sacrifica per mettere al riparo i tre marmocchi che gli hanno ronzato intorno per tutto il film, immolandosi un’ultima volta per proteggere i più deboli e dimostrando che a volte, sotto una scorza dura, si nasconde un cuore immenso.

In pratica è la morte che mi ha fatto diventare il piccolo sindacalista bastardo che sono.

 

7. BRAVEHEART | Morte di William Wallace (Mel Gibson, 1994) 

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Nonostante sia la scena più amata da tutti i leghisti, la morte di William Wallace è amatissima anche dalle persone normali. Del resto, già a queste coordinate avevo parlato di quanto Braveheart sia un film di una potenza e di un’intensità uniche. La storia di William è tragica, commovente e carismatica, e la sua triste fine non poteva che essere indimenticabile.

Poi va beh, non ha tutti i torti chi ritiene che quel FREEEEEEDOOOOOOOOOOOM sia un po’ troppo pomposo, ma ragazzi quanto è emozionante.

E poi ragazzi, sarò banale, ma le musiche di questo film sono qualcosa di più unico che raro. Se sentendo queste note non vi si rizzano i peletti sulle braccia, non vi conosco né vi voglio conoscere.

 

6. IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO | Morte di un soldato (Sergio Leone, 1966)

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Ah! Questa scommetto che non ve la aspettavate eh? Ebbene sì, la sublime, meravigliosa scena nella quale Sergio Leone si sofferma per pochi minuti sulla morte di un giovane soldato è una delle sequenze che più mi colpirono quando, da bambino, vidi per la prima volta Il buono, il brutto, il cattivo. Per coloro che non la ricordassero, fate un salto qua.

Le parole fanno fatica a descrivere la bellezza di una sequenza che, in una manciata di minuti totalmente privi di dialoghi, descrive alla perfezione la tragedia e la follia della guerra. Morte di un soldato di Ennio Morricone accompagna gli ultimi istanti di vita di un giovanissimo soldato, del quale non sappiamo nulla, nemmeno il nome. Com’è nel suo stile, Leone si affida la drammaticità della scena agli occhi e ai volti dei suoi personaggi, ripresi con primi piani da mozzare il fiato. E sono proprio gli occhi del giovane soldato, così pieni di sofferenza, a rimanere indelebili nella mente dello spettatore.

E quando quegli stessi occhi si riempiono di gratitudine, di fronte ai piccoli gesti di affetto da parte dell’Uomo senza nome, risulta evidente come ben poche volte la morte sia stata portata al cinema con tanta, bellissima delicatezza.

Poesia.

 

5. IL SIGNORE DEGLI ANELLI – LA COMPAGNIA DELL’ANELLO | Morte di Boromir (Peter Jackson, 2001)

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E arriviamo a quella che è a mani basse la scena più drammatica de Il Signore degli Anelli: la morte di Boromir, interpretato dal mitico Sean Bean, che come muore lui non muore proprio nessuno.

Boromir è sicuramente uno dei personaggi più interessanti dell’intera saga. Colmo di orgoglio e di desiderio di riscatto per la sua razza, da tempo ormai sperduta nell’assenza di una guida, viene corrotto dall’Anello, che riesce per un momento a sfruttarne le debolezze. Ancora una volta, come già era stato con Isildur, l’essere umano si dimostra un essere debole, inaffidabile, troppo bramoso di potere per poterlo maneggiare.

E invece Boromir si riscatta. In una scena da lacrime vere, il figlio del Sovrintendente di Gondor si immola per salvare Merry e Pipino dall’assalto degli Uruk-hai. E combatterà fino alla fine, fino a quando glielo consentiranno le sue forze. Fino a quando, dopo aver ottenuto il perdono da Aragorn, spirerà con queste indimenticabili parole:

“Io ti avrei seguito fratello mio… mio capitano… mio Re”

#TeamBoromir

 

4. TERMINATOR 2 – Il giorno del giudizio | Terminazione T-800 (James Cameron, 1991)

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Lasciare questa scena fuori dalla Top 3 è stato atroce, ma ormai siamo a dei livelli tali di commozione che, dal mio punto di vista, gli ultimi posti sono un po’ tutti dei primi posti a pari merito. Madonna che dichiarazione da ignavo fetente.

Comunque, il finale di Terminator 2 è uno di quelli che è davvero difficile descrivere a parole per le emozioni che riesce ancora a trasmettermi, nonostante l’abbia visto ormai centinaia di volte. Il sacrificio del T-800, che si lascia calare nell’acciaio fuso dopo aver dato l’addio a John (“ora capisco perché piangete”… lacrime) e a Sarah, che gli stringe la mano rispetto e commozione, è uno dei finali migliori della storia del cinema. Perché è semplicemente perfetto.

Ogni volta che sento questa musica mi si ferma il cuore, come ogni volta che vedo quel pollice alzarsi verso l’alto, prima che il Terminator si spenga per sempre.

Madonna, quanto amo Terminator 2. Com’è che non ci ho ancora scritto nulla?

 

3. BAMBI – Morte della madre di Bambi (1942)

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Ed ecco sganciato il pezzo da 90, che probabilmente molti di voi si aspettavano al primo posto. E invece no, di premi per “scena più triste del millennio” Bambi se ne è già presi in abbondanza, e dopo un po’ basta dai. Un po’ come i palloni d’oro di Messi.

Sicuramente un trauma per chiunque abbia un cuore e almeno un occhio, la morte della scena di Bambi rimane ancora oggi incredibile per la sua messa in scena, per la quale merita senz’altro il primo premio. Il senso di tragedia che si respira per tutta la sequenza è soffocante, dalla corsa disperata di Bambi e di sua madre, incalzata da musiche da infarto, fino all‘ultimo colpo, che echeggia ancora nella nostra memoria.

Ed è qua che entra in scena la pura arte di un capolavoro senza tempo. Lo spettatore non vede direttamente la morte della madre di Bambi. Quel bastardone di Walt Disney si concentra unicamente sulla solitudine del piccolo cerbiatto, abbandonato in mezzo alla neve e ad un’oscurità fredda e desolata. La neve è così fitta che Bambi ormai è solo una sagoma nella notte. E il suo “mamma” disperato, accompagnato da una musica spettrale e desolante, è un qualcosa che non si può dimenticare.

Fottuti cacciatori.

 

2. IL RE LEONE – Morte di Mufasa (Roger Allers, Rob Minkoff, 1994)

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Altra scena scolpita a caratteri cubitali nella storia del cinema e, soprattutto, nella nostra vita. E altra scena che probabilmente meriterebbe il primo posto, ma ormai siamo a livelli di dolore e di qualità schifosamente alti, e poi già so che piglierò insulti per il terzo posto di Bambi, quindi tanto vale farla sporca fino alla fine.

Ancora oggi Il re leone rimane il film più amato in assoluto della Disney e la morte di Mufasa, così semplicemente triste e crudele, ha rappresentato per tutti noi un trauma infantile difficile da superare. Al contrario che per la madre di Bambi, la tragica scena assume qui caratteri teatrali, shakespeariani, tanto che, più che la sensazione di dolore, a rimanere impresso nella mente è il celebre scambio di battute fra Mufasa e Scar, terminato con l’iconico “lunga vita al re“.

Ad aumentare il dolore per la morte di Mufasa è anche il minutaggio speso dal film per rappresentare il suo rapporto con il piccolo Simba, il cui dolore è così reale da entrare dritto dritto nel cuore come una lama.

Fottuti gnu.

 

1. LA STORIA INFINITA – Morte di Artax (Wolfgang Petersen 1984) 

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Ed eccoci arrivati al vincitore, sapientemente spoilerato dall’immagine copertina dell’articolo: la straziante morte di Artax ne La storia infinita!

Una scena di una tristezza e di una crudeltà quasi esagerata, soprattutto se vista da bambino. Spiegazione per le brutte persone che non hanno visto il film: il giovane guerriero Atreyu e il suo fedele cavallo Artax si ritrovano ad attraversare le Paludi della tristezza, nelle quali è destinato ad affondare chiunque si abbandoni al dolore e alla disperazione.

Ora, io non so che aveva sto’ cavallo da essere tanto triste, fatto sta che quello che succede è agghiacciante (e se non ci credete, andate a guardarvi la scena): il povero Artax rimane prigioniero della palude e viene lentamente, inesorabilmente trascinato nel fango. A nulla servono le lacrime e le suppliche di Atreyu, che prova disperatamente a salvare il suo amico, incitandolo a non lasciarsi sopraffare dalla tristezza.

Artax viene inghiottito nel nulla, assieme al nostro cuore, lasciando il povero Atreyu solo nella disperazione. Anche se lui però non affonda. Va beh.

Quello che stupisce è che una scena così triste sia presente in un fantasy per ragazzi. Ve la immaginate una roba così in un Alice in sticazzi qualsiasi?

Che bello quando anche i film per ragazzi venivano fatti con il cuore.

P.S. Ricordatevi di fare un salto dai nostri amici di Cinefili Incazzati!!

Roberto Lazzarini

25 anni, cresciuto fin dalla tenera età a film, fumetti, libri, musica rock e merendine. In gioventù poi ho lasciato le merendine perchè mi ero stufato di essere grasso, ma il resto è rimasto, diventando parte di quello che sono. Sono alla perenne ricerca del mio film preferito, nella consapevolezza che appena lo avrò trovato, il viaggio ricomincerà. Ed è proprio questo il bello.
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