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Le migliori serie tv del 2019 secondo la redazione del MacGuffin

Eccoci arrivati a tirare la somme di questo 2019, cominciato (forse) sotto tono ma che sta volgendo al termine con i fuochi d’artificio! E il bello è che, a differenza dei film, scordatevi i titoli ricorrenti. Nessun JokerOnce Upon a Time in… Hollywood, come sappiamo tutti il mondo delle serie tv ha una vastità immensa e le scelte della nostra redazione ne sono la riprova. Pronti per scoprire quali sono state le nostre serie preferite?

p.s. Sì, ci sono nomi e cognomi dei redattori, cosicché possiate ringraziarli/insultarli personalmente. Che la pubblica gogna abbia inizio!


Andrea Bruno

BoJack Horseman – st. 6

Una cattiva notizia fa finire male il 2019 ed iniziare peggio il 2020: Bojack Horseman giunge al termine e lo fa nel migliore dei modi. Poche serie tv raccontano così bene i drammi interiori, la dispersione di noi anime tormentate che fatichiamo a trovare un posto in un mondo così pesante, ritagliando un universo parallelo in cui lo spettatore ed il protagonista si incontrano e si abbracciano. Per me, per noi fans, BoJack è stato una pacca sulla spalla da parte degli autori che ci hanno fatto sapere che non siamo soli quando tutto il mondo ci crolla intorno. Bojack Horseman è stato un regalo. Un compagno, un alter ego, un amico. Aspettiamo con ansia ed amarezza la seconda parte dell’ultima stagione di una delle serie più belle e toccanti di sempre. La punta di diamante di casa Netflix.

Grazie, BoJack.


Diletta Crudeli

His Dark Materials – st. 1

L’adattamento che ci meritavamo. La serie restituisce al lettore la brama di Pullman per l’ignoto e le meraviglie nascoste tra i mondi ma è capace anche di catturare chi non ha mai conosciuto Lyra Belacqua, grazie a un cast e a una scrittura formidabili.


Federico Asborno

Euphoria – st. 1

Il teen drama, quello fatto bene, in otto puntate densissime ma che ti incollano allo schermo, personaggi sfaccettati, problemi di tutti gli adolescenti e – nel contempo – una perfetta descrizione del contesto americano, dipendenze, drammi familiari, amicizia, amore, schizofrenia sessuale, superficialità e crescita interiore: tutto questo è Euphoria, l’ennesima perla targata HBO che non potete proprio perdervi in questo marasma di serie.


Davide Casarotti

Dark – st. 2

Che ve lo dico a fare? La serie tedesca coniuga perfettamente intrattenimento, estetica e filosofia nella formula che più prediligo. Un prodotto intelligente, con una regia sublime e una colonna sonora da sturbo. Il più bel mindblow dell’anno. Non è mai stato così bello aver mal di testa.


Ilaria Pesce

The Crown – st. 3

Questa terza stagione di The Crown, nonostante il radicale rinnovamento del cast, conferma il successo del format targato Netflix: cura dei dettagli, dialoghi concisi ed efficaci, un perfetto equilibrio tra Storia e dramma. Bravissime Olivia Colman e Helena Bonham Carter, rispettivamente Regina e la di lei sorella Margaret, il cui rapporto conflittuale rappresenta uno dei punti cruciali della serie; lo scontro generazionale si estende anche ai figli Carlo ed Anna, voci fuori dal coro di una famiglia sorda al cambiamento. Un occhio indiscreto ed imparziale sulla casata reale, di cui non possiamo non subire il fascino.


Marco Perna

Chernobyl – miniserie

Una sceneggiatura così attenta al dettaglio non si vedeva dai tempi di Breaking Bad. Anche se vi sono alcuni cali di tensione negli episodi centrali, Chernobyl riesce nell’impresa di raccontare un evento tanto famoso quanto poco approfondito. Il film a episodi di Craig Mazin è un analisi potente sul rapporto tra giustizia e propaganda. Da guardare tutto d’un fiato.


Edoardo Ferrarese

Watchmen – st. 1

Damon Lindelof incide sulla HBO con la fiamma ossidrica un prodotto che ridefinisce la narrativa seriale. Così come hanno fatto Twin Peaks e Lost. Riprende gli stilemi di quel capolavoro imprescindibile che è il fumetto di Alan Moore e li scaglia dallo spazio nella nostra contemporaneità. Adattandoli e riscrivendoli, per farci esplodere tutti.


Vincenzo Di Maio

Giù le mani dai gatti – miniserie

Docu-serie abbastanza inconsueta di soli tre episodi, che non comprende ricostruzioni ma soltanto racconti dei protagonisti. Ruota attorno ad una storia di cronaca nera di cui non racconterò nulla: basti sapere che tutto inizia con un video relativo, appunto, ai gatti. Macabra, inquietante ma, secondo me, assolutamente importante: alla stregua del mio “film dell’anno”, ovvero Parasite, in sole tre ore di girato la serie riesce a descrivere il nostro decennio, magari inconsapevolmente, ma con un’efficacia devastante. Sicuramente è la serie che più mi ha impressionato in quest’anno…ed è disponibile su Netflix. Correte, su.


Francesca Bulian

Stranger Things – st. 3

Ho recuperato l’intera serie quest’anno, quindi il buon sapore che mi è rimasto in bocca potrebbe originare dalla full immersion nei colori psichedelici, nei mostri spaventosi e nell’immaginario che anche su di me ha un effetto Proust potente. La terza stagione però ha il merito di cambiare location, dare spessore a personaggi prima bidimensionali, introdurne nuovi che sono già parte di una grande famiglia, scompigliare le carte. Inoltre, ha una di quelle scene talmente trash che fanno il giro e diventano liriche: Dustin e Suzie che, al walkie-talkie, cantano “Neverending Story” con lo stesso pathos che ci metterei io.


Nicolò Granone

Miracle Workers – st. 1

Ho un ammirazione che si può definire quasi ossessione per l’ex maghetto Harry Potter (Daniel Radcliffe), che ha trovato la sua magia in film svarionati o in questa serie tv dove Dio si è rotto i coglioni del’umanità e non vede l’ora di farci saltare con il culo per aria.


Luca Quattrocchi

Unbelievable – miniserie

Miniserie Netflix al femminile che affronta il tema delicato dello stupro con un’efficacia e una sensibilità notevoli. Attraverso le armi del genere crime e attingendo a fatti realmente accaduti, Susannah Grant costruisce dei personaggi così umani e forti nelle loro sfaccettature. Miniserie che narra una realtà triste per restituire allo spettatore un’empatica consapevolezza, e lo fa in modo impeccabile e disarmante.


Alessio Marinacci

Watchmen – st. 1

Serie incredibile per i suoi intrecci narrativi e per la capacità narrativa superba dove ogni episodio si incastra perfettamente con il quadro generale. Episodi come il sesto rimarranno nella storia della televisione.


Stefano Ghiotto

Watchmen – st. 1

Che secondo me sia la serie dell’anno l’ho scritto anche nella recensione di qualche giorno fa. Watchmen cresce dalle braci del fumetto iconico di Alan Moore ma nonostante attinga a piene mani dall’opera prima riesce a reggersi sulle proprie gambe fin dall’inizio. E una volta in piedi comincia a prenderci a calci nel culo con la colonna sonora, i personaggi, i colpi di scena e una regia pazzesca. Difetti non pervenuti.


Fabio Ferrari

Stranger Things – st. 3

Stranger Things

Dopo una seconda stagione poco originale e dal ritmo sbilanciato, con la terza Stranger Things si è ripreso in grande stile. Spingendo maggiormente l’acceleratore sia sulla componente orrorifica che su quella autoironica, i fratelli Duffer sono riusciti a rivoluzionare dall’interno la loro creatura, regalando al pubblico di Netflix un’avvincente avventura in 8 puntate piena di azione, risate e momenti commoventi. Tra gustose citazioni cinefile (da Terminator a La Cosa, passando per L’alba dei morti viventi e Ritorno al Futuro), simpatiche new entry (Alexei, Robin) e scene talmente assurde da diventare già cult (qualcuno ha detto “Neverending Story”?), gli anni ’80 non sono mai stati così eccitanti!

Signor Nilsson

Classe 2015, è il membro più giovane del MacGuffin team, e decisamente il più sboccato. Il suo bisogno di inserirsi continuamente nelle conversazioni altrui lo porta a consigliarvi ogni giorno un film, del tutto non richiesto. È un pappagallo solo fino alle ore 23:00. Dalle 23:01 alle 6:00 lo trovate nudo in videochat per pagarsi le dipendenze.
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