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DiCaprio v.s. Academy: La volta buona?

Lo dico fin da subito, se neanche quest’anno Leonardo DiCaprio dovesse vincere l’Oscar, la situazione su internet potrebbe decisamente degenerare. Quello che si è infatti creato intorno al bravo e bel Leo non ha forse precedenti nella storia del web: una corale e totale presa per il culo che lo perseguita da anni a suon di meme che prima è cresciuta in occasione della mancata nomina per i suoi ruoli in J.Edgar e Django Unchained, poi è definitivamente deflagrata nel 2014, dopo che Matthew “ogni volta le bestemmie per scrivere giusto il cognome” McConaughey gli ha alzato la prestigiosa statuetta proprio davanti agli occhi. Da allora Leo non ha avuto più pace, perseguitato da migliaia di meme tipo questa:
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Oppure quella fottutamente geniale che riprende il famosissimo selfie delle star scattato alla Notte degli Oscar del 2014, che Leonardo ormai ricorda come un’interista ricorda il 5 maggio 2002.

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Per rispondere a tutta questa crudeltà, Leo decise di ritirarsi in mezzo al ghiaccio e al gelo della Columbia Britannica assieme ad Alejandro Iñárritu per girare The Revenant, scagliandosi contro le lame taglienti del’inverno canadese al grido di “O l’Oscar o la vita“. Per la sua super performance, DiCaprio si è già intascato il Golden Globe per miglior attore dell’Universo, pertanto arriva alla Notte degli Oscar da super favorito per la conquista della statuetta più prestigiosa, ovvero quella da miglior attore protagonista. Ma sarà davvero la serata degli applausi per Leo, o quegli infamelli dell’Academy gli staranno preparando un altro scherzetto? Sì perchè ormai  fra il popolo da tastiera è dato per certo che DiCaprio debba stare profondamente sul cazzo agli ottuagenari giudici di Hollywood, che anno dopo anno avrebbero complottato al fine di togliergli i riconoscimenti che meritava. Ma sarà davvero così? DiCaprio è stato davvero defraudato in passato? Andiamo a cercare di scoprirlo, ripercorrendo tutto il ventennale duello che ha visto contrapporsi la giuria cinematografica più prestigiosa del mondo con quello che è secondo me il miglior attore della sua generazione:

ROUND I: Buon compleanno, Mr.Grape (1994): Nomination per miglior attore non protagonista

Ha appena vent’anni il giovane Leonardo DiCaprio quando entra prepotentemente sulla scena del cinema mondiale recitando al fianco di Johnny Depp nel dramma Buon compleanno, Mr.Grape. Leonardo recita nel ruolo di Arnie Grape, un diciottenne mentalmente ritardato accudito dal fratello Gilbert (Depp), che se ne fa carico per supplire all’assenza della madre obesa, che passa tutto il giorno sul divano a mangiare, fumare e guardare la tv. L’interpretazione di DiCaprio è straordinaria e viene accolta dalla critica con un plauso, soprattutto contando la giovanissima età dell’attore, ancora pressoché sconosciuto al grande pubblico. Leonardo viene così nominato agli Oscar come miglior attore non protagonista, ma alla fine l’Academy decide di premiare il grande Tommy Lee Jones per Il fuggitivo.  Prima nomination e prima delusione per il giovane Leo, che tuttavia è riuscito a varcare le porte del grande cinema e ha ancora tutta una carriera davanti a sé nella quale potrà vincere un fottio di premi. Già.

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Round II: Titanic (1997): ignorato dall’Academy

Dopo aver ben figurato in Ritorno dal nulla nel 1995, è il 1997 l’anno nel quale, grazie a Titanic di James Cameron, DiCaprio diventa uno degli attori più famosi al mondo, soprattutto fra le ragazze. Il suo volto angelico è perfetto per Jack Dawson, lo squattrinato viaggiatore di terza classe che si innamorerà della bellissima e apparentemente irraggiungibile Rose (Kate Winslet) nel corso dell’unico e leggendario viaggio del Titanic. Il film registra in breve tempo i migliori incassi della storia del cinema, sbanca gli Oscar con 11 statuette vinte eguagliando il record di Ben Hur e si impone sul mondo come uno dei film più amati dal pubblico, specialmente quello femminile (anche se la nostra Anna non è molto d’accordo su questo). E DiCaprio? Sorprendentemente non ottiene nemmeno una Nomination, rimanendo di fatto uno dei pochissimi nomi di spicco dietro al film a non ricevere nemmeno un riconoscimento dall’Academy. In ogni caso, Leonardo può consolarsi con il fatto di essere entrato nella storia con una delle morti più lacrimevoli (e prese per il culo) di tutti i tempi.
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Round III: Gangs of New York (2002): ignorato dall’Academy, ma…

Dopo Titanic, Leonardo sembra un pò perdersi nella sua bellezza, entrando in un giro di ruoli che, più che valorizzarne l’incredibile talento, sembrano volerne mettere in risalto le qualità estetiche. Ormai DiCaprio è infatti il sogno erotico dell’80% della popolazione femminile mondiale, tanto che la popolazione maschile comincia a provare antipatia per lui, vedendolo come il solito sex symbol che se non fosse per la sua faccina dolce spalerebbe merda al circo. Ma Leo non ci sta, e nel 2002 è tempo della sua seconda nascita. Gangs of New York aprirà infatti il suo lungo connubio con Martin Scorsese, rivelando al mondo come dietro l’angelo ci sia anche una bestia di attore, pronto a divorarsi la scena con il suo talento. DiCaprio da il volto ad Amsterdam Vallon, giovane in cerca di vendetta per la morte di suo padre, ucciso anni prima da Bill “Il Macellaio” (Daniel DIO-Lewis), capo indiscusso della malavita nella New York di metà Ottocento. Il film riceve un botto di Nomination, tranne naturalmente quella di DiCaprio, che però pare essere riuscito a scrollarsi di dosso l’etichetta del sex symbol per indossare definitivamente quella di attore con i controcazzi. E da questo film, i grandi registi di tutto il mondo faranno a botte pur di aggiudicarselo.
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Round IV: The Aviator (2004): Nomination per migliore attore protagonista

Subito dopo aver finito di lavorare con Steven Spielberg e Tom Hanks nell’ottimo Prova a prendermi (e ovviamente senza essere cagato agli Oscar del 2003), DiCaprio entra definitivamente nell’alveo dei grandi attori con The Aviator, nel quale viene diretto per la seconda volta da Martin Scorsese, al quale ormai il buon Leo rischia di dovere costruire un altare di ringraziamento. Nel film Leonardo interpreta il leggendario Howard Hughes, imprenditore, regista ed aviatore americano. Il suo Hughes è un uomo estremamente geniale, ricco e potente ma allo stesso tempo affetto da un disturbo ossessivo compulsivo che lo rende un uomo paranoico e tormentato. Gli ingredienti perfetti per una performance da urlo che grida Oscar ad ogni inquadratura. Tuttavia ecco arrivare la prima, vera, grande delusione della carriera di DiCaprio. Sebbene nominato come miglior attore protagonista, la statuetta va a Jamie Foxx, che grazie alla sua perfetta trasformazione in Ray Charles in Ray si aggiudica l’ambito premio. D’altronde sappiamo come l’Academy favorisca spesso e volentieri coloro che si cimentano in personaggi affetti da qualche handicap. Ma Leo ormai è lanciato, e non vuole certo fermare qua la sua corsa all’oro.
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Round V: Blood Diamond (2006): Nomination per miglior attore protagonista (seconda)

Il 2006 è un grande anno per DiCaprio, che conferma di essere ormai fra i migliori attori in circolazione con due filmoni da 90. Il primo è Blood Diamond, nel quale interpreta il ruolo di Danny Archer un cinico mercenario dedito al commercio di diamanti nello Zimbawe. Il 2006 è anche però di The Departed, dove Leo torna agli ordini di Martin Scorsese nei panni di un poliziotto infiltrato nell’organizzazione criminale di Frank Costello (un enorme Jack Nicholson). L’Academy decide di premiare l’interpretazione di Blood Diamond con una Nomination come miglior attore protagonista, lasciando a Mark Wahlberg la Nomination come miglior attore non protagonista per The Departed. Neanche stavolta però Leo riesce ad avere la meglio, poichè l’Oscar va a Forest Whitaker per il suo dittatore ugandese Idi Amin Dada ne L’ultimo re di Scozia. E ancora una volta si vince l’Oscar l’anno prossimo.

 

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Round VI: DiCaprio chi? (2008-2012)

“Ah non me lo volete dare sto cazzo di Oscar? Mo’ io mi metto a fare un filmone dietro l’altro lavorando con tutti i registi del pianeta e vediamo alla fine se continuerete a non cagarmi!”. Purtroppo Leo sottovalutava la cocciutaggine dell’Academy, che per ben cinque edizioni degli Oscar lo ignora sistematicamente, senza nemmeno concedergli la carità di una Nomination. Ormai è palese a tutti che Leo deve aver trapanato tutti i familiari femminili dell’intera giuria dell’Academy, ma rimane il dubbio: Leo lo ha fatto per vendicarsi delle mancate nomine, o è proprio quel fatto ad aver scatenato l’odio della giuria contro di lui? Domande che passeranno alla storia, un pò come “Fu Bartali a passare la borraccia a Coppi o viceversa”? In ogni caso, ecco la sfilza di titoli che DiCaprio si spara dal 2008 al 2012, con il risultato di ZERO in pagella sul fronte premi (almeno le Nomination ai Golden Globe però gliele hanno date):

  • Nessuna verità (2008) di Ridley Scott – Oscar per miglior attore protagonista a Daniel DIO-Lewis per Il petroliere 
  • Revolutionary Road (2008) di Sam Mendes – Oscar per miglior attore protagonista a Sean Penn per Milk 
  • Shutter Island (2010) di Martin Scorsese – Oscar per miglior attore protagonista a Jeff Bridges per Crazy Heart 
  • Inception (2010) di Christopher Nolan – Oscar per miglior attore protagonista a Colin Firth per Il discorso del re 
  • J.Edgar (2011) di Clint Eastwood – Oscar per miglior attore protagonista a Jean Dujardin per The Artist
  • Django Unchained (2012) di Quentin Tarantino – Oscar per miglior attore non protagonista a Christoph Waltz per Django Unchained

Ora, va detto che tutti i vincitori di quegli anni non hanno assolutamente demerito, anzi in alcuni casi i premi sono stati sacrosanti, ma il fatto che Leo non abbia mai nemmeno potuto giocarsela alla Notte degli Oscar ha dato sicuramente da pensare. In particolare, stupiscono le mancate nomine per la sua grande prova nel meraviglioso Revolutionary Road e per il suo cattivissimo Calvin J. Candie in Django Unchained (nonostante in quel caso DiCaprio dovesse vedersela direttamente con Christoph Waltz, che alla fine uscì giustamente vincitore). A seguito della sfilza di friendzone collezionate, ben presto cominciano a nascere le prese per in giro e gli sfotto per il povero Leo, che dopo tanta fatica si  trova ancora una volta con un pugno di mosche in mano. Ma la guerra fra Leo e l’Academy deve ancora essere spettatrice del suo capitolo più emblematico…

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Round VII: The Wolf of Wall Street (2013): Nomination per miglior attore protagonista (terza)

Nonostante il 2013 sia anche l’anno de Il grande Gatsby di Baz Luhrmann, nel quale Leo riporta sul grande schermo il celebre personaggio nato dalla penna di Francis Scott Fitzgerald, il 2013 sarà ricordato da Leo per un altro film: The Wolf of Wall Street. Insieme al suo padre cinematografico Martin Scorsese, Leo è protagonista di un folle e indimenticabile capolavoro.

Il suo Jordan Belford fa letteralmente impazzire pubblico e critica, diventando in poco tempo uno dei personaggi più celebri e amati degli ultimi anni. Per DiCaprio è arrivato quello che sembra essere il ruolo della vita, di conseguenza il 2013 sembra davvero l’anno buono per arrivare all’ambito premio. C’è tuttavia un piccolo ostacolo che separa DiCaprio dalla statuetta: Matthew McConaughey, che nel giro di pochi anni è passato dal recitare con i pettorali nelle commediacce più insulse all’essere uno dei migliori attori del pianeta (pare che per spiegare questo fenomeno all’apparenza paranormale gli scienziati del CERN stiano costruendo un acceleratore di particelle apposito lungo qualche migliaio di km. In realtà non servirebbe un beneamato cazzo studiare le particelle per provare a spiegare l’esplosione di McCoso, ma a loro piace costruire ciambelloni di ferro sotterranei, quindi facciamoglielo fare lo stesso e pace). Cazzate a parte, MaCoso è in corsa per la sua performance illegalmente drammatica in Dallas Buyers Club, nella quale interpreta un malato di AIDS. Da una parte abbiamo quindi un ricchissimo, criminale, folle e schizzato puttaniere amante della droga e di ogni tipo di eccesso, dall’altra abbiamo un malato terminale. Solo Leo e i suoi fan più sfegatati fingono di non sapere quello che in realtà succederà di lì a breve, e che confermerà una delle leggi fondamentali di Hollywood: il malato pagaMocCoso vince, Leo piange. E, come detto ad inizio articolo, la presa per il culo planetaria deflagra senza controllo.

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Round VIII: The Revenant (2015): Nomination per miglior attore protagonista (quarta)…la volta buona?

Ora, io non so voi, ma un pochino ci credo nel karma. O meglio, non è che ci credo, ma se ad uno che succedono un sacco di belle cose dopo gliene succede una di merda, mi viene spontaneo pensare ad una cosa tipo “eccheccazzo era anche l’ora“. Tutto questo per dire che, forse, dopo aver passato un film intero in mezzo a fighe nude a pippare droga dal culo delle puttane e a farsi quella dea che risponde al nome di Margot Robbie, beh, forse Leo un pochino si merita quello che ha dovuto patire subito dopo. Sì perchè per portare a termine questo The Revenant di “Don’t call my name” Alejandro Iñárritu il povero DiCaprio  ha dovuto sopportare ogni tipo di disagio umanamente immaginabile, come ad esempio recitare a -40° con la bronchite e la febbre, trascinarsi sotto una pelliccia d’orso pesante 45kg, nuotare in un fiume ghiacciato rischiando l’ipotermia, tenersi una barba lercia e sporca per un anno e mezzo senza potersela tagliare, svegliarsi tutte le notti alle 3 di mattina per sedute infinite di make-up, farsi ricoprire di formiche (e manco l’hanno messa nel film quella scena) ecc… Un vero e proprio calvario.

Neanche a dirlo, ancora una volta l’interpretazione di DiCaprio è fantastica, nonostante sia completamente diversa da tutte le sue prove passate. Avendo spesso recitato personaggi sopra le righe, appariscenti e carismatici, questa volta Leo ha dovuto lavorare in tutt’altra maniera: con il corpo e con gli occhi. Raramente si è visto sullo schermo un tale realismo nel vedere un uomo che soffre e che combatte per la propria vita, questo proprio perché è stato lo stesso DiCaprio a provare (più o meno) le medesime sofferenze del suo personaggio, diventando tutt’uno con lo stesso. A mio parere, non premiare una così profonda e totale devozione al mondo della recitazione sarebbe davvero uno scandalo per il quale l’Academy rischierebbe di perdere credibilità. Pertanto, non me ne voglia lo strepitoso Michael Fassbender di Steve Jobs, io mi schiero dalla parte del #TeamLeo. Anche perché i meme su DiCaprio hanno scassato la minchia.

THE REVENANT                              “E mo’ me lo volete dare sto fottuto Oscar porca di una maledetta  ######!?!?!?”

Roberto Lazzarini

25 anni, cresciuto fin dalla tenera età a film, fumetti, libri, musica rock e merendine. In gioventù poi ho lasciato le merendine perchè mi ero stufato di essere grasso, ma il resto è rimasto, diventando parte di quello che sono. Sono alla perenne ricerca del mio film preferito, nella consapevolezza che appena lo avrò trovato, il viaggio ricomincerà. Ed è proprio questo il bello.
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