
L’erba di Grace: quando il giardinaggio è da sballo
Ah, la Wanderlust da primavera imminente. Quella cosa che vi fa venire voglia di mollare tutto e partire alla scoperta di borghetti, cittadine e paeselli sperduti in un generico Nord Europa. Magari con un interrail, per una specie di rigurgito adolescenziale: quel periodo aureo in cui l’unica preoccupazione erano le interrogazioni, le prime palpitazioni e le prime canne – o meglio, il non farsi beccare con le prime canne, cosa che manteneva un livello di tensione che manco Narcos. Ebbene, se comprensibilmente al momento non potete fare le valigie seduta stante, c’è un film che racchiude tutto questo e che può consolarvi: benvenuti a Port Isaac, ridente agglomerato di casette in Cornovaglia, dove potrete gustarvi scogliere, campagna inglese e naturalmente lei, L’erba di Grace.
Il film girato da Nigel Cole a inizio millennio vi farà ridere fino alle lacrime, proprio come le foglioline verdi; e come potrebbe essere diversamente, quando la protagonista è una casalinga che si ritrova a gestire un’azienda di spacciatori?
Ma andiamo con ordine: protagonista di L’erba di Grace è Brenda Blethyn, perfetta nel ruolo di Grace, donna di mezza età very british, senza troppe pretese e anche piuttosto ingenua. La sua esistenza scorre pacifica nella lussureggiante Cornovaglia, finché l’adorato marito passa inaspettatamente a miglior vita: sconforto, dolore, lutto, ma anche, superati i primi attimi, una crescente perplessità. Già, perché l’impeccabile consorte non era poi così impeccabile, altrimenti non si spiegherebbe la scelta di darsi al paracadutismo, ma ehm, senza paracadute. A questo si aggiunge un’eredità composta prevalentemente da debiti: come può la povera Grace affrontare tutto questo? Per fortuna che ci sono gli amici: Leslie Phillips e Craig Ferguson, nello specifico, smaliziati giovani abituati a sbarcare il lunario con i mezzi più disparati. E visto che Grace ha la passione del giardinaggio, perché non approfittarne? Peccato solo che gerani e ortensie non rendano granché. Ma in una serra sono tante le piante che possono essere coltivate: arbusti, spezie, ortaggi, canapa…
L’erba di Grace è coltivata con amore, e la cosa si vede – e si sente: i clienti aumentano, le piante fioriscono, gli affari prosperano e le risate si sprecano. Non mancherà il cattivo, un losco Tchéky Karyo preso in prestito direttamente da Nikita; ma siamo pur sempre dentro una commedia inglese, e dunque i criminali risultano più che altro delle caricature. Il tutto è sapientemente condito da situazioni equivoche, fraintendimenti, humour britannico e una sana dose di umanità. La trama, di per sé banale, decolla grazie alle battute. E del resto l’Inghilterra è il paese che ha dato i natali ad Alan Bennett, la cui influenza si sente in parecchi film; e questo non fa eccezione.
Attori che più inglesi non si potrebbe, nebbie e grigiore che solo in Cornovaglia, tè delle cinque, feste parrocchiali, e per contrasto le risate nonsense e contagiose che tutti conosciamo; L’erba di Grace è un mix adorabile di stereotipi british, sempre uguali a sé stessi, eppure sempre così divertenti. Perfetto per quando avete voglia di cambiare aria, e magari anche di fumarvela.