Film

Les garçons sauvages: nella delirante isola del piacere

Hanno provato ad ammansirvi
Sembra che ci proveranno ancora

Duran Duran, The Wild Boys

Giovedì 31 Ottobre – Il Nightmare film fest di Ravenna è appena iniziato, il primo film in concorso è stato proiettato e io già mi trovo in difficoltà.

Con gli altri si discute sulle scale, al di fuori della sala. A tutti noi il film è piaciuto moltissimo e siam tutti d’accordo che sia decisamente degno di essere in concorso. Eppure il dilemma rimane: come si parla di un film del genere? Da dove si parte?

IL ROMANZO DI CULTO CHE BRAMAVA DIVENTARE UN FILM

Possiamo cominciare col dire che questo Les garçons sauvages è un traguardo: da tempo, infatti, si tenta di realizzare un adattamento degno di tale nome del romanzo I ragazzi selvaggi – Un libro dei morti di William S. Burroughs. Un libro che trova moltissimi estimatori illustri, nel solo mondo della musica basta pensare a Ian Curtis (un tempo leader dei Joy Division) o a David Bowie, che lo considerava uno dei suoi libri preferiti. Quest’ultimo impregnò di riferimenti al libro di Burroughs i suoi capolavori The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars e soprattutto il concept album Diamond Dogs.

Lo stesso autore volle realizzare un film pornografico tratto dal suo libro, senza mai riuscire. Dopo di lui Russel Mulcahy, regista di grandi videoclip e di cult, tentò l’impresa. Lavorando al film, riuscì ad ottenere l’attenzione della band Duran Duran, in modo tale da affidare loro la colonna sonora (come fece con i Queen ai tempi del suo Highlander – L’ultimo immortale). Ciò che venne fuori da questa esperienza fu solo una canzone, la celeberrima hit The Wild Boys, e un videoclip-kolossal, diretto dallo stesso Mulchay, ispirato alle ambientazioni e alle immagini del libro (con un budget che si stima abbia superato il milione di dollari).

Ma ecco che nel 2017 qualcuno, finalmente, ci riesce. Bertrand Mandico, al suo primo lungometraggio.

Va detto che Les garçons sauvages si prende moltissime libertà, è più che altro ispirato al libro di Burroughs. Ciò non di meno non crediate di trovarvi di fronte ad un film “ordinario” con una struttura classica.

IL FILM DI BERTRAND MANDICO

Ragazzacci“, leggiamo nei sottotitoli. “Drughi!“, pensiamo.

All’inizio del Novecento, i nostri sono cinque ragazzi visti dalla società come veri e propri pericoli pubblici. I loro gesti sono un susseguirsi di comportamenti da teppisti, dai graffiti blasfemi agli atti osceni. Un giorno il gruppo compie un assurdo e barbaro atto di violenza sessuale su un’insegnante; sebbene al processo tentino di raccontare una storia convincente, i loro precedenti non lasciano dubbio sulla loro colpevolezza.

Un capitano, noto per applicare su casi problematici, un duro ed efficace metodo di correzione, viene incaricato dai facoltosi genitori di occuparsi dei figli per renderli innocui e mansueti. Sulla nave, i ragazzi dovranno sottostare ad un’autorità dispotica, mentre verranno scortati ad una misteriosa isola di piacere. Di più non possiamo dire: per quanto particolare, questo film ha una storia, con svolte e colpi di scena. Diciamo solo che i ragazzi, volenti o nolenti, usciranno profondamente cambiati da questa avventura.

E COME AL SOLITO CON BURROUGHS, SI STERMINA OGNI PENSIERO RAZIONALE…

Burroughs sul set de “Il Pasto Nudo”

Pur non conoscendo l’opera di riferimento, e avendo dovuto comunque fare delle ricerche in merito per occuparmi di questa recensione, posso dire che non ho avuto difficoltà a credere che questo Les garçons sauvages fosse tratto da Burroughs e che ne conservasse la poetica e le tematiche.

Magari potrebbe non essere noto proprio a tutti come scrittore, ma diciamo che, se anche solo avete visto il capolavoro di David Cronenberg Il pasto nudo, potreste già avere una mezza idea del genere di storia e racconto in cui andreste ad incappare. Anche quel film s’ispirava ad un libro di Burroughs, premendo sulla componente autobiografica e intervendo profondamente sul materiale.

Il film alterna sequenze a colori a sequenze in bianco e nero ed è girato in pellicola in 16 mm. E che contributo dà questa scelta all’estetica, con quella meravigliosa grana e con quelle sequenze che in bianco e nero gridano Fritz Lang e Friedrich Murnau e a colori Carmelo Bene, Ken Russell o (addirittura) i Beatles del Magical Mystery Tour! Questa scelta “di forma” va ad avvalorare l’atmosfera surreale e onirica di Les garçons sauvages, andando anche a dare un prezioso contributo alla sua particolarissima narrazione.

Il film sembra inizialmente garantire la semplicità con un prologo (già abbastanza surreale) che introduce le vicende dandogli la caratteristica di un enorme flashback. Quindi, per quanto ci sembri irrazionale e strambo quel che vediamo nei primi minuti, abbiamo una sorta di promessa non scritta di scoprire il percorso che ha condotto i ragazzi a quella situazione e, quindi, di comprendere infine i fatti del prologo.

La promessa verrà mantenuta, ma non come ce l’aspettiamo. Il racconto visivo viene sempre disturbato da due voci narranti femminili che più che chiarire le situazioni e renderci noti fatti che non vediamo, riescono, con la loro costante e martellante presenza e il loro linguaggio a tratti irrazionale, a confonderci ancora di più.

Specie quando realizziamo che le voci narranti s’identificano come quelle dei protagonisti, un gruppo di maschi.

COSA CI LASCIA LES GARÇONS SAUVAGES?

Qui casca l’asino. Sicuramente ognuno vede qualcosa di diverso, come è normale che sia con qualsiasi forma d’arte. Ma, in questo particolare caso, l’interpretazione è un vero atto di sopravvivenza dello spettatore per congiungere i vari punti scoperti della figura complessiva. E, a seconda di come vengono uniti i punti mancanti, spunta fuori un’interpretazione diversa.

Non particolamente nuovo come espediente, David Lynch ha basato una carriera su questo genere di storia (basti pensare a Eraserhead, Strade Perdute e Mulholland Drive), ma i temi sul tavolo sono i più disparati.

In Les garçons sauvages i passano vari aspetti della sessualità, dalla quella adolescenziale, in cerca di una sua identità, a quella omosessuale. Si medita sull’impulso della violenza, a cui viene dato anche un nome, Trevor, e su come esso possa essere incanalato e manovrato. Un discorso quasi affine ad Arancia Meccanica di Stanley Kubrick.

Ognuno può individuare quello che vuole, insomma, in questo grande spettacolo allucinato.

 

Aggiornamento del 3 Novembre: Les garçons sauvages ha vinto il premio della critica per la Miglior Regia del Ravenna Nightmare film festival.

Marco Moroni

Nato nel maggio del 1995 a Terni, città dell'acciaio e di san Valentino. Dovete sapere che vicino alla mia città si erge, spettrale, un complesso di capannoni abbandonati. Quando eravamo bambini ci veniva detto che quelli erano luoghi meravigliosi, in cui venivano realizzati film come "La vita è bella" o "Pinocchio". Questo fatto ci emozionava e ci faceva sognare una Hollywood vicino casa nostra. Come il castello transilvano di Dracula, tutti cercano di ignorare quei ruderi ma, ciononostante, tutti sanno benissimo cosa siano e non passa giorno senza che si continui a sognare quel Cinema che nasceva a casa nostra. Chiedendomi cosa mi faccia amare tanto la settima arte, e perché mi emozioni così tanto al solo pensiero, potrei rispondermi in molti modi, ma sono sicuro che quel sogno di tanti anni fa abbia un ruolo più che essenziale.
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