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Le lezioni di vita di Boris: Stanis La Rochelle fantastici e come affrontarli

Questa estate 2017 verrà ricordata per tre cose: il caldo torrido, la terza e discutibile stagione di Twin Peaks, e la nuova ribalta di Boris, la geniale serie rigorosamente made in Italy con protagonisti aspiranti stelle del Cinema e le loro peripezie quotidiane. Boris deve la sua rinascita vintage a Ferretti cammina con me, esilarante pagina social che mischia le atmosfere inquietanti e surreali di David Lynch alle perle di René Ferretti, al secolo Francesco Pannofino, colonna portante di Boris e regista de Gli occhi del cuore, fiction per subumani girata con un metodo candidamente ribattezzato dallo stesso Ferretti “a cazzo di cane”. Tra le fila dei fan ritardatari di Boris non poteva mancare la sottoscritta: perché Boris fa scompisciare, perché prende in giro una penisola intera, perché la sigla la cantano Elio e Le Storie Tese.

Tuttavia, quella di oggi non sarà una generica ode a Boris, ma a qualcuno che, a distanza di dieci anni, incarna un fenotipo sempre più diffuso e sempre più sprezzante del ridicolo: il divo, ovvero Stanis La Rochelle, ovvero Pietro Sermonti (che grazie al cielo ha capito che la sua vocazione, più che cose terribilmente simili a Gli occhi del cuore, sono proprio le supercazzole à la Boris). Perché se sullo schermo ci fa ridere, spesso nella realtà non siamo capaci di riconoscere subito gli Stanis La Rochelle: perché sono bellocci, si atteggiano, si mettono l’occhialetto che fa tanto intellettuale, e al grido di “giro, vedo gente, mi muovo, conosco, faccio delle cose” riescono ad irretire le masse. Dei Diego Fusaro un po’ più saccenti, in pratica.

Primo: Stanis La Rochelle non si chiama davvero Stanis La Rochelle. E come potrebbe, con quell’accento da Garbatella? Però Enzo Facchetti suonava troppo nostrano, e suvvia, a teatro fa brutto leggere un nome di cui si pronunciano tutte le lettere. Ecco, adesso immaginatevi un qualsiasi critico o aspirante attore nostrano: magari non avrà fatto la scappatina all’anagrafe, ma non può non ribadire di aver avuto trascorsi in Europa, meglio se in Inghilterra, e di come là sia tutto più bello e scintillante e all’avanguardia, pizza all’ananas e caffè all’eternit compresi.

Secondo: pur essendo un discreto cane, Stanis è convinto di essere destinato al grande schermo, o al palcoscenico. Nonostante la quantità esorbitante di denaro buttato in corsi di recitazione apparentemente inutili, disprezza il grande pubblico e i colleghi che si abbassano a recitare ne Gli occhi del cuore; come se lui stesse facendo del neorealismo, nel frattempo. Ora pensate alla schiera di conoscenti che vi dicono “lo faccio solo per campare, ma intanto sto lavorando a un progetto [aggiungere a piacimento località esotica, nome di richiamo del panorama culturale, ultimo vincitore dello Strega o tutte e tre le cose insieme]”: tutti geni incompresi che aspettano il loro someone in the crowd, in pratica, e che nell’attesa si ripetono mantra di spessore del tipo “Scòpatelo questo mondo”.

Terzo: i commenti a sproposito. Il fenotipo dello Stanis non si limita a ritenersi superiore, a tirarsela, a coprirsi inconsapevolmente di ridicolo; no, lo Stanis per eccellenza deve pure sentirsi in diritto, meglio, in dovere di criticare gli altri. Che ovviamente non sono gente qualunque, altrimenti sarebbe troppo facile; no, lo Stanis critica Kubrick perché si è preso troppo tempo tra un film e l’altro, Shakespeare perché è troppo italiano (???), i grandi attori di teatro perché troppo ingessati. Un po’ come il Woody Allen critico cinematografico in Provaci ancora, Sam: incapace di inanellare due frasi di senso compiuto, ma prontissimo a mettere in discussione le strategie seduttive di Humphrey Bogart. Con la differenza che almeno Woody Allen era simpatico.

Avete pensato alla vostra schiera di conoscenti sedicenti intellettuali e seducenti parolieri? Sono pronta a scommettere che non bastino due mani a contarli. Però non temete: basta riconoscerli, assecondarli e le risate saranno assicurate. Perché a differenza degli altri personaggi, Stanis La Rochelle piace a tutti, indistintamente. Solo, non per i motivi che crede lui.


P.s. se anche voi siete fan di Boris, fate assolutamente un salto sulla pagina Boris Italia!

Francesca Berneri

Classe 1990, internazionalista di professione e giornalista per passione, si laurea nel 2014 saltellando tra Pavia, Pechino e Bordeaux, dove impara ad affrontare ombre e nebbia, temperature tropicali e acquazzoni improvvisi. Ama l'arte, i viaggi, la letteratura, l'arte e guess what?, il cinema; si diletta di fotografia, e per dirla con Steve McCurry vorrebbe riuscire ad essere "part of the conversation".
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