Film

The Illusionist: l’uomo dietro alla magia

The Illusionist ammalia e stupisce dal primo all’ultimo trucco di prestigio.

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Nel 2006, ormai undici anni fa, sono usciti quasi contemporaneamente tre film dedicati alla magia e all’illusionismo. Scoop, di Woody Allen, The Prestige, di Christopher Nolan, e The Illusionist di Neil Burger. Il più ricordato e premiato dei tre è quello di Nolan, ma se Scoop rimane una commediola di poco conto, è The Illusionist che merita una menzione speciale qui su The MacGuffin.

Neil Burger con questo film ci prende per mano e ci accompagna nella Vienna austro-ungarica di fine ‘800, un’epoca nota per la contrapposizione tra Positivismo scientifico e passione per lo Spiritismo. I circoli culturali e le corti reali discutevano delle ultime e brillanti scoperte scientifiche, e subito dopo si facevano ammaliare da mistici e prestigiatori.

illusionistaIn questo ambiente magico, conosciamo attraverso un lungo flashback la figura misteriosa di Eduard Abramovitz detto Eisenheim, illusionista capace di ammaliare il suo pubblico attraverso incredibili giochi di prestigio. Il capo della polizia, l’Ispettore Capo Uhl, è affascinato da Eisenheim, e anche il principe ereditario Leopold ne è incuriosito, così tanto da voler assistere ad uno dei suoi impressionanti spettacoli. In quella serata Eisenheim incontra Sophie Von Teschen, la ragazza che amava quindici anni prima. Quando erano adolescenti erano stati divisi dalle regole delle loro differenti estrazioni sociali (lei è una contessa, lui il figlio di un ebanista) e così Eduard, già appassionato di illusionismo, aveva deciso di partire per l’Asia alla ricerca dei misteri del mondo.

Sul palco del teatro i due si ritrovano e si riconoscono, e tra i loro sguardi vediamo scintillare una magia che nulla ha a che fare con le illusioni del mago. Ma la giovane donna è promessa in sposa al principe Leopold, tanto borioso quanto arido di fronte alle suggestioni suscitate da Eisenheim, del quale è chiaramente geloso. In un attimo, scatta tra i due la rivalità per Sophie, innamorata di uno ma destinata all’altro, che porterà ad una morte tragica e ad un ultimo trucco finale.

La storia d’amore impossibile permette infatti all’illusionista interpretato da Edward Norton di mettere in piedi un incredibile spettacolo di magia, con tanto di evocazioni spiritiche, che porterà persino Uhl a lasciarsi alle spalle la fedeltà verso l’arrogante principe Leopold. Affascinato fin dal primo trucco “dell’albero di arance” il capo della polizia finirà per farsi ammaliare dalla bravura del mago, approvando con un ultimo sorriso e una risata il prestigio conclusivo.

illusionistaEdward Norton mostra al solito la sua bravura con un ruolo carico di emozioni: il suo Eisenheim sembra freddo come uno scienziato, ma nei suoi occhi (molto spesso inquadrati in primi piani carichi di passione) vediamo tutto il tormento del giovane illusionista. Il fisico magro, il viso affilato e la barba di primo acchito non sembrano tratti capaci di catturare il pubblico (dei teatri dentro il film, e del cinema) – basti pensare a Hugh Jackman e Christian Bale in The Prestige, molto più affascinanti – e invece è proprio l’apparente normalità dell’uomo sul palco a colpirci. Dietro le mani sottili di Eisenheim vediamo svolgersi la magia; negli occhi chiari assistiamo a slanci di malizia e desiderio. I suoi trucchi sono semplicemente incredibili.

I comprimari dell’illusionista sono altrettanto bravi. Da Jessica Biel, che come Sophie risplende in tutta la sua bellezza e rende reale il personaggio della contessa, a Rufus Sewell nei panni di un iroso principe ereditario (sembra che i ruoli da “cattivo” gli siano cuciti addosso, e ogni volta funzionano alla perfezione), fino a Paul Giamatti. Il suo ispettore capo Uhl è semplicemente meraviglioso: un uomo diviso in due tra i doveri reali imposti dal lavoro e i tentativi di lasciarsi andare all’incanto della magia.

La fotografia seppia e dai contorni sfocati crea alla perfezione l’ambiente ottocentesco di storia e magia, rendendo credibile Vienna, i costumi e i trucchi magici, così come la splendida colonna sonora di Philip Glass sottolinea tutti i momenti di pathos. Con The Illusionist Neil Burger e i suoi collaboratori hanno il merito di creare del soprannaturale senza scadere nelle forzature degli effetti speciali. C’è della magia, che non necessita di spiegazioni se non quelle indispensabili alla trama; c’è una storia d’amore raccontata con grazia e delicatezza (bellissima la notte di passione tra i protagonisti) e c’è la tensione e la sorpresa finale.

Invece non c’è, in The Illusionist, il bisogno di svelare ogni trucco, perché la magia necessita solo dell’incanto dello spettatore, niente di più. Incanto che, dopo la visione di questo piccolo gioiello, lascerà un segno.

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Forse c’è la verità in questa illusione.

Giulia Cipollina

28 anni, laureata, lavoro in un negozio di ottica e fotografia. Come se già non bastasse essere nerd: leggo tanto, ascolto un sacco di musica e guardo ancora più film - ma almeno gli occhiali per guardare da vicino posso farmeli gratis.
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