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Quando il cinema traumatizza l’infanzia

Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia estremamente liberale dal punto di vista cinematografico. Tradotto: ho sempre potuto vedere quello che mi pareva.

Ecco perché fin da piccolissimo, ho cominciato a spararmi un gran numero di classici assieme a mio padre. Che fortunatamente se ne sbatteva dei “vietato ai minori” e mi faceva vedere più o meno di tutto. Sempre sia lodato.

Piccolo inciso: se lo state giudicando male, tenete conto che c’è una redattrice di questo sito che ha pensato bene di farmi vedere Pulp Fiction quando avevo circa sei anni.

Aaaaaaah, che bella sensazione provavo a guardare qualcosa di vietato. E quanto mi sentivo un piccoletto cazzuto quando film come Zombi, La notte dei morti viventi, Predator, Il Corvo e roba varia non mi sfioravano minimamente. Era come se niente potesse spaventarmi.

Ogni tanto però capitava che mi pigliassi una bella facciata che mi faceva abbassare la cresta per un certo periodo.

Questa è la Top 5 dei film che, per un motivo o per l’altro, mi hanno fortemente impressionato. Film che, nella loro interezza o magari per una singola scena, hanno avuto il merito di turbare il mio innocente animo fanciullesco.

 

5) LO SQUALO (Steven Spielberg, 1975) 

La prova di come dal terrore a volte possa nascere l’amore. Perché è proprio grazie a Lo squalo di Spielberg che io e mio fratello fummo travolti dalla passione per gli squali, che ci portò a divorare ogni film e documentario che parlasse dei padroni dell’oceano. Senza contare il Dio giocattolo, che pretendeva senza sosta il suo tributo di pupazzetti e cagatine varie.

Tutto bello e tutti felici quindi? Beh, non proprio. Visto che questo articolo parla di paura e non di aspiranti biologi marini, devo dire che Lo squalo ha anche il merito di avermi instillato una paura maledetta per le profondità.

Tocco con i piedi? La festa. Non tocco più? Mmmmmm però va beh, finché ho gente intorno me ne sto. Sono sganciato come una boa in mezzo al mare? Prego che qualcuno mi uccida il prima possibile per liberarmi dal terrore dell’ignoto che ho sotto di me. Non è tanto la profondità in sé a farmi paura, quanto il non poterla scrutare. È l’idea delle mie gambette che scalciano nel nulla mentre qualcosa sale dalle profondità per afferrarmi. O anche solo per sfiorarmi la caviglia e farmi dar fuori di testa.

Per superare le mie paure, l’estate scorsa ho raggiunto a nuoto un’isoletta sperduta situata a qualche centinaia di metri dalla spiaggia.

All’andata ero sull’orlo della crisi isterica, ma al ritorno ero talmente impegnato a pregare di non affogare e a fare testamento mentale che non ci ho neanche pensato.

Lo so, devo ancora lavorarci.

 

4) ALIEN (Ridley Scott, 1979) 

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La prima volta che ho visto Alien ero veramente, ma veramente piccolo. Non saprei azzardare un’età, ma è sicuramente uno dei primi film “per adulti” di cui ho memoria.

Fin dalla prima visione, il capolavoro di Scott divenne uno dei miei film preferiti in assoluto. C’era però una scena che facevo tremendamente fatica a guardare senza chiudere gli occhi, e che la prima volta era stata un vero shock. Ovviamente sto parlando della famosissima sequenza in cui il piccolo xenomorfo fa capolino dallo stomaco del vice capitano Kane.

Violentissima, impressionante e totalmente inaspettata, la scena fece correre mio fratello al bagno a vomitare. Ovviamente io mi sentii il più figo della terra, e mascherai saggiamente il mio sgomento con un sorrisetto bastardo mentre i miei accorrevano al capezzale del primogenito.

Nonostante sul momento me la fossi un po’ tirata, non potevo negare che la vista di quello schifo di alieno che spuntava dalle budella di quel povero cristo mi aveva abbastanza scosso. Decisi quindi di esorcizzare la paura con carta e colori. I miei disegni diventarono un’orgia di xenomorfi che sbudellavano cristiani, in un trionfo di sangue e arti mozzati.

Roba da “Macheccarini i disegni di tuo figlio!”.

In ogni caso, il mal di pancia da allora ha assunto tutto un altro significato.

 

3) L’ESORCISTA (William Friedkin, 1973) 

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Scelta forse banale, ma inevitabile.

Ricordo che per vedere L’esorcista feci davvero una fatica bestia. Fu una delle pochissime volte che i miei mi posero un vero e proprio divieto. Ecco perché per molto tempo mi bastava solo sentir parlare de L’esorcista perché mi si accapponasse la pelle. Nonostante non lo avessi mai visto, avevo sentito così tante storie sul “film più spaventoso di tutti i tempi” da esserne terrorizzato quasi per osmosi.

Quando poi nel 2000 uscì al cinema la versione integrale del cult di Friedkin, provai invano ad intrufolarmi al cinema. Ma era solo una questione di tempo, perché pochi mesi dopo uscì la VHS, e allora l’embargo dei miei andò in frantumi.

Per i miei standard quindi ero già abbastanza grandicello quando mi ritrovai ad affrontare il demonio per la prima volta, ma nonostante ciò alcune scene del film mi sconvolsero un pelo. Su tutte quella del crocifisso, roba che se ancora ci penso mi viene male. Bleargh.

Se la violenza del film riuscì a smuovere il mio stomaco, fortunatamente il terrore per il Diavolo e tutto ciò che ne consegue non mi turbò più di tanto. Questo perché all’epoca ero un cristiano doc che la domenica girava con gusto le chiese (non le messe, proprio le chiese) e disegnava allegramente episodi dell’Antico Testamento.

Poi ho scoperto l’inarrivabile soddisfazione di una bestemmia detta al momento giusto e mi sono prenotato per una bella vacanza eterna nelle tombe infuocate del sesto girone infernale.

Che vuoi farci. È la vita che te le tira fuori.

 

2) SHINING (Stanley Kubrick, 1980)

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Maledette gemelle.

Voi e quei dannati corridoi infiniti dell’Overlook Hotel.

Voi e quella cazzo di stanza 237.

E maledetto anche Mr. Grady e il suo fare da gnorri.

Un film dal quale è assolutamente impossibile estrapolare una singola scena, perché la paura è onnipresente in ogni inquadratura, e striscia sotto la pelle come centinaia di piccoli serpenti. Un capolavoro immortale in grado di farmi gelare il sangue ad ogni visione.

Un film che più mi terrorizzava e più lo amavo. Che guardavo anche se sapevo che poi la notte me ne sarei pentito. In particolare ho un ricordo legato a Shining: la versione che avevo era stata censurata da Merdaset. Bene o male era tutto come nella versione integrale, a parte la scena della camera 237, che era stata tagliata in malo modo. Roba che non riuscivi bene a capire cosa minchia c’era in quella benedetta stanza.

Ecco perché per anni mi sono fatto degli enormi castelli mentali sull’abominio imperscrutabile che dimorava in quella stanza.

Solo anni dopo ho scoperto che si trattava di una figa nuda un po’ smangiata dal marciume.

Chi lo sa, magari se avessi visto quella scena da bambino sarei diventato necrofilo. Sliding doors.

1) PROFONDO ROSSO (Dario Argento, 1975) 

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Eccoci arrivati a LUI, il mio trauma infantile per eccellenza: Profondo rosso.

Avevo solo 8 anni quando vidi il capolavoro di Dario Argento per la prima volta. Ero con mio padre ed era un luminoso pomeriggio, e ricordo che mi gustai il film con la spavalderia di chi crede di essere una sorta di eroe immortale senza paura. Che io i film vietati ai minori me li mangiavo a colazione, tzè tzè. Povero idiota.

La paura venne a bussare alla mia porta quella stessa notte. Mio fratello, che dormiva nella mia stessa stanza, si alzò per andare in bagno, e il terrore si impossessò di me. Mi ritornarono improvvisamente in mente tutte le scene più cruente del film, le musiche, gli occhi impazziti dell’assassino, ed in pochi attimi persi il controllo. Mi presentai da mia madre scosso dai tremiti e sull’orlo delle lacrime, in piena crisi isterica. Non potevo più sopportare di stare al buio da solo.

Non fu facile liberarsi completamente della paura. Anche nelle settimane successive, quando calava il buio, mi ritrovavo invaso da una sensazione di malessere che faticavo a scacciare.

Per molto tempo feci fatica a guardare film di un certo tipo, perché ogni scena minimamente impressionante aveva il potere di sguinzagliare i demoni che ancora mi affliggevano. Per dire: una cazzata atomica come Giorni contati, visto un paio di settimane dopo la traumatica esperienza di Profondo rosso, mi fece nuovamente ritornare a frignare.

E fece nuovamente bestemmiare mia madre, che “porca troia potresti anche guardare i cartoni animati come i bambini normali”.

Fortunatamente non l’ho ascoltata.

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Roberto Lazzarini

25 anni, cresciuto fin dalla tenera età a film, fumetti, libri, musica rock e merendine. In gioventù poi ho lasciato le merendine perchè mi ero stufato di essere grasso, ma il resto è rimasto, diventando parte di quello che sono. Sono alla perenne ricerca del mio film preferito, nella consapevolezza che appena lo avrò trovato, il viaggio ricomincerà. Ed è proprio questo il bello.
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