Film

Ma quindi com’è il “remake” di Suspiria?

Abbiamo visto l’ultimo film di Guadagnino al Festival del cinema di Venezia e la domanda è sorta spontanea: meglio o peggio del Suspiria di Dario Argento?

SUSPIRIA E NON PIÙ SUSPIRIA

Oggi mi prendo una di quelle responsabilità che si sentono pesanti come il fiato della Polizia Postale sul collo dei siti di streaming illegale. Ovvero recensire il nuovo Suspiria di Luca Guadagnino e allo stesso tempo fare un confronto critico e serio con il Suspiria di Dario Argento. Se non volete neanche leggere questo articolo perché sapete già che vi farà cagare a prescindere leggetevi il “grosso e incazzoso no al remake di Suspiria” uscito qualche anno fa su queste pagine.

Voglio comunque tranquillizzarvi, cari lettori, dicendovi che in questo articolo non troverete grida allo scandalo né odi sfegatate per l’uno o per l’altro film, per il semplice motivo che non sono un fan né dell’uno né dell’altro regista. Sarò un giudice super partes e come tale incorruttibile. Probabilmente alla fine mi prenderò sputi e fischi dalle tribune ma non è un problema, sono uno con le spalle (metaforicamente) larghe.

SUSPIRIA (2018) E IL CALDO, UMIDO E AFOSO ABBRACCIO DI VENEZIA

Partiamo giustamente dall’ultimo, in ordine cronologico, dei due film che ho avuto la fortuna di vedere a Venezia in un affollatissimo Palabiennale alle 8:30 della mattina. Mettiamoci anche un pacco di biscotti per fare colazione, la soddisfazione di poter vedere questa opera così attesa e l’alternativa poco allettante di chiudersi in una biblioteca a studiare: poteva andare molto peggio.

Con queste premesse posso dirvi che io mi sono più che goduto il film di Guadagnino. E, badate bene, questo senza aver visto l’originale! Ne parleremo nelle conclusioni ma ha contribuito molto ad alzare il mio voto.

suspiria dakota johnson
Suspiria (2018)

Perché non ho ancora usato il termine “remake” vi starete chiedendo. Beh, perché questo è il rifacimento meno rifacimento che io abbia mai visto in vita mia. Non potevo ancora saperlo quella mattina ma è così, non aspettatevi una cosa tipo Il risveglio della forza con Una nuova speranza. – Ah, quello non era il remake con una protagonista femminile al posto di quello maschile? – Peccato, sarebbe sembrato molto più dignitoso ma vabbè, non divaghiamo. In ogni caso non è un difetto o un pregio, è un semplice dato di fatto. Che ha contribuito a far crescere di molto l’attesa per questo film, non a caso uno dei più acclamati a Venezia.

La trama non si discosta molto dal Suspiria di Dario Argento, il centro della vicenda diventa una scuola di danza di Berlino ma al suo interno rimangono i segreti e lo spettro di presenze sovrannaturali all’opera. In mezzo a tutto ciò l’arrivo di una nuova allieva americana, Susie Bannion (Dakota Johnson), che prende il posto della fuggitiva Patricia (Chloë Moretz), sulle orme della misteriosa Madame Blanc (Tilda Swinton).

COSE BELLE E COSE BRUTTE

Allora, tecnicamente Suspiria (2018) è uno spettacolo, c’è poco da criticare! La costruzione delle ambientazioni è angosciante e verosimile, con una palette di colori presi dichiaratamente dai quadri di Balthus e una luce fioca e tetra (che però sulla distanza contribuisce a far calare la palpebra). Lo sfondo della Berlino divisa da quel significato storico e politico che il regista ha voluto aggiungere, cosa condivisibile o no ma comunque riuscita.

Suspiria
Suspiria (2018)

Anche il cast è inattaccabile, ho sentito chi si lamentava di Dakota Johnson preferendole una Kristen Stewart ma dissento su tutta la linea. Non sono un fan della Johnson ma riconosco che abbia interpretato la parte in maniera coerente con quello che mi aspettavo dal suo personaggio. Idem per il resto del cast quasi completamente al femminile, il cui unico neo è proprio quello di non essere completamente al femminile. Mi sembra controproducente lasciare un solo personaggio maschile come quello del Dottor Klemperer (tra l’altro interpretato da una truccatissima Tilda Swinton) perché potrebbe essere frainteso come unico barlume di ragione in mezzo alla follia e come tale in forma maschile. Mmm, mezzo voto in meno.

suspiria tilda swinton
Suspiria (2018)

Sulla sceneggiatura mi esprimo ma non troppo, perché prima bisogna parlare dell’altro Suspiria, quello che ci sta aspettando fuori dalla finestra con un coltello in mano. Comunque mi basta dire che, per quanto sia ben scritta, risulta l’elemento più debole di tutto il film, con un finale per niente soddisfacente a mio parere. Non da poco anche il dettaglio della durata, che lievita dai 95” dell’originale ai 152” del Suspiria di Guadagnino. Belin, il doppio!

COSA C’ENTRA CON IL SUSPIRIA (1977) DI DARIO ARGENTO?

Ecco, la vera domanda non è se sia meglio o peggio ma cosa ci azzecchi? Cioè tolto il titolo non ha praticamente niente da spartire il nuovo con il vecchio. Non che sia una critica, però ammetto che lo stesso film, con un titolo diverso, avrebbe avuto un decimo dell’interesse che ha avuto attorno a sé Suspiria (2018).

Il genere stesso del film viene stravolto e cambiato: Suspiria (1977) è un horror primordiale e grottesco, con pochi effetti speciali e tanto olio di gomito per far cacare addosso la gente, tra cui una colonna sonora pazzesca dei Goblin. La scena iniziale della porta scorrevole dell’aeroporto è eclatante, ho fatto un salto sul divano che manco se avessi visto il mio conto in banca! Tutto il film di Dario Argento è fatto per terrorizzare lo spettatore senza distrarlo con dialoghi complessi, i colori sono primari, le scene essenziali. Tutto è pensato per far concentrare e spaventare, senza messaggi impliciti, senza pensare, senza un attimo di pace.

Suspiria 1977
Suspiria (1977)

Il Suspiria (2018) di Guadagnino invece, è un film volutamente intellettuale, colto nei riferimenti, nelle intenzioni e nelle scelte stilistiche. Uno stuolo di attrici bravissime, ambientazioni complesse e ricercate, una ri-scrittura profonda della storia per darle uno spessore e un contesto storico e sociale e l’affidamento della colonna sonora ad un mostro sacro dei giorni nostri come Thom Yorke. Tutto fatto davvero in grande stile, ma forse per questo anche un po’ noioso alla fine dei conti. Senza contare che Suspiria (2018) non è per niente un film horror. E ve lo dice uno che non è riuscito a guardare Revenant per la maggior parte del tempo.

suspiria dakota
Suspiria (2018)

C’È UN SUSPIRIA MIGLIORE DELL’ALTRO?

Forse. Forse sì, forse no. Ma io che cazzo ne so?

Pensare di paragonare questi due film è impossibile e lo dico sia ai fan di Argento che agli esaltati che adoreranno il non-remake. È impossibile perché sono due film diversi, con lo stesso titolo e la stessa trama ma con forme e contenuti in fase di svolgimento diametralmente opposte.

suspiria argento
Suspiria (1977)

Dell’originale apprezzo la crudezza e la crudeltà, l’angosciante colonna sonora e la paura che suscita nello spettatore. Non mi sento di criticarlo molto perché non sono un amante del genere (e ho paura di un’imboscata sotto casa da parte dei suoi fan). Del nuovo ho apprezzato l’impegno del regista, il cast e il lavoro sulle scenografie ma non ho quasi mai notato la tanto decantata colonna sonora di Thom Yorke e il finale mi ha lasciato molto ma molto perplesso. Insomma, il film è bello ma è anche ovvio che la tecnica del rifacimento abbia alimentato molto la macchina propagandistica e a conti fatti se volesse battersi con l’originale ne uscirebbe con le ossa rotte. Mi sento di consigliarlo soprattutto a chi non ha visto l’originale solo per poi fare come il sottoscritto e andare a rivedere quest’ultimo per onore del vero.

È chiaro che la riuscita commerciale ci sia tutta e ci metto la mano sul fuoco che i boss degli Amazon Studios si staranno già sgrillettando a vicenda pensando alla trilogia delle Tre Madri. Però è anche vero che al di là della riscrittura di qualità il film di Guadagnino si possa etichettare come un ottimo rebranding, nulla più.

 

P.S. vi lascio valutare dalla differenza delle colonne sonore, fate voi:

 

Stefano Ghiotto

Studio Architettura e si sa, al giorno d'oggi non ci si può più mantenere facendo l'architetto. Quindi cerco di fare qualsiasi altra cosa nella speranza di non arrivare mai alla prostituzione. Mi piacciono i film con trame complicatissime (che alla fine ti danno la stessa sensazione di benessere del bagno di casa tua dopo una giornata in Università) e le serie che non si caga nessuno come le patatine gusto "Cocco e curcuma".
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