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Mad Max e la genesi di una nuova umanità a.k.a. George Miller è un genio

Siccome sono anni che George Miller e la Warner Bros. continuano a parlare di possibili sequel di Mad Max, che prima escono domani te lo giuro, poi no dai non c’ho voglia, poi forse tra un anno mi ci metto, perché non riaprire l’argomento? La situazione attuale è che IN TEORIA nel 2023 uscirà il prequel/spin-off su Furiosa. Per chi era già pronto a un’intensa sessione di autoerotismo: mi dispiace, non ci sarà Charlize Theron.

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Però non ti arrabbiare.

Mad Max: le origini

Nell’attesa facciamo allora un ampio salto all’indietro con atterraggio a scorpione e così, senza senso cerchiamo di dare un quadro completo su Mad Max, il suo mondo e George Miller.

Quando nel 2015 Mad Max: Fury Road uscì nelle sale di tutto il mondo divenne in una frazione di secondo un caso. Acclamato da tipo tutti come un gigantesco capolavoro, riempì le menti di migliaia di spettatori con una domanda: “ma come cazzo hanno fatto?”. Slim Dogs, pubblicità gratuita a voi. Sì, lo so, prego.

La maggior parte di questi, però – e in un certo senso giustamente -, non avevano la minima idea del fatto che Mad Max fosse una saga nata nel 1979 grazie al bellissimo cervello di George Miller, e composta da 3 film oltre a Fury Road.

Il film del 2015 ce lo abbiamo presente tutti, no? Bene, George Miller è lo stesso che ha diretto – e vinto un Oscar – per Happy Feet. Non guardate me: la mia unica spiegazione è una partita andata a male di Peyote.

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Tra le varie chicche che vi può regalare Mad Max c’è una Tina Turner versione sexy cotta di maglia.

George Miller è australiano con origini greche, e già con la genealogia inizia benissimo. La provenienza dal paese dei canguri – non potevo scegliere espressione più stereotipata – determina l’ambientazione e in parte anche lo stile della saga di Mad Max, da sempre girato appunto in Australia su queste enormi distese desertiche fatte di sabbia e sabbia.

Per il primo film, ignominiosamente rinominato Interceptor in italiano, Miller aveva circa 4 centesimi, ma ciò non gli impedì di dar vita a un capolavoro che gettò le basi per una saga coerente e duratura.

Interceptor è inevitabilmente un prodotto di serie B, inteso non come giudizio di valore, ma proprio teoricamente: un film con basso budget. E personalmente credo sia questa caratteristica che lo rende straordinariamente sorprendente. Non fraintendetemi, non sto facendo il radical chic che il cinema vero è solo quello d’autore, anche perché il cinema d’autore senza il cinema di genere e di serie B non avrebbe su di che appoggiarsi. Quello che voglio dire è che il fatto di essere un film low budget è un elemento imprescindibile se si analizza Interceptor.

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Mel Gibson prima di essere Mel Gibson.

Postmoderno

Miller si dimostra subito un fagocitatore di generi, un uomo che il cinema lo metteva nel latte al posto dei cereali, capace di insediarsi all’interno delle strutture codificate del cinema, farle proprie e su queste basi creare la sua creatura-hydra. Un po’ come faceva Fulci in Italia, con la differenza che Fulci agiva internamente a un genere alla volta, destrutturandolo, ricodificandolo, distruggendolo (non per niente si era guadagnato l’appellativo di “terrorista dei generi”); mentre Miller prende i generi a lui più cari e li unisce in un pastiche risemantizzandone i codici espressivi.

In Mad Max in effetti possiamo trovare un po’ di tutto. Dal western al punk, dal comico all’horror, dal grottesco al melodrammatico, con delle punte di steampunk e di slapstick, senza dimenticare le influenze di provenienza medievale. Come potete vedere Miller è capace di convogliare secoli di influenze stilistiche nella sua opera, alla maniera di Lucas in Star Wars ma con risultati di uno spessore artistico decisamente superiore e con una straordinaria sapienza registica. Non come noi che ci facciamo girare le scene da Spielberg, vero Lucas???

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Ci sono due tipi di persone: chi ha lui nei suoi sogni bagnati e chi mente.

Tutto ciò è funzionale alla creazione di un genere nuovo, non categorizzabile definitivamente. Che cos’è Mad Max? Un film d’azione? Certo, ma è anche un road movie, una parabola epica su un antieroe, la narrazione di un mondo alla deriva e – limitatamente al primo film – un poliziottesco.

La cosa sorprendente poi è che sotto questo sostrato stilistico di un’efficacia imparagonabile si nasconde una forte profondità di temi.

Nel primo film Max perde la moglie e il figlio traumaticamente, evento destinato a segnarlo per il resto della sua vita, tanto da avere fortissime risonanze anche in Fury Road. Miller costruisce una netta critica alla società consumistica. Infatti gli eventi in Mad Max scaturiscono quasi sempre da una sola esigenza: la benzina.

Quello creato da Miller è un mondo alla deriva, in cui è crollato l’ordine civile e al suo posto regna il caos della legge del più forte con una sola regola all’ordine del giorno: sopravvivere. È in questo contesto che viene immaginato un ritorno dell’umanità a una fase medievale, in cui gruppi di persone si associano in sette e clan e danno vita a scontri viziati da un fortissimo gusto sadico. Spesso e volentieri le faide si potrebbero evitare, ma è proprio per un’esigenza narcisistica ed esibizionista dei loro protagonisti che si precipita in vere e proprie guerre per la sopravvivenza, dove trucidamenti e carneficine sono la regola.

Tutto questo, è evidente, funge da critica alla società vigente e ai suoi costumi corrotti.

In questo Miller pare anticipare e condividere un’affinità tematica con l’Herzog de L’ignoto spazio profondo, film in cui a sua volta viene immaginata una “rinascita” dell’umanità.

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Unpopular opinion

Secondo me Interceptor – Il guerriero della strada, ovvero Mad Max 2, non è migliore di Interceptor. Che tra l’altro è un’opinione in netto contrasto col mio precedente articolo su Mad Max 2, ma poco importa.

Mad Max 2 ha dalla sua il fatto di consacrare Miller come regista di livello internazionale e Gibson come duro spaccaculi per eccellenza, confermandone l’archetipo di antieroe che però ha un po’ il cuore tenero. E forse già qui sorge un problemuccio: nel primo film Max percorre un arco narrativo che lo porta a perdere del tutto la fiducia negli esseri umani e a, letteralmente, sbattersene il cazzo di tutto e di tutti agendo unicamente per il proprio tornaconto – anche questa ennesima metafora dell’imperante società individualistica.

In Mad Max 2 il protagonista non perde questa caratteristica, ma in alcuni punti scende un po’ a compromessi con il bene. E questo personalmente mi sembra la prima spia di una tendenza che si radicalizzerà poi nel terzo film: la hollywoodizzazione. Piano però: Mad Max 2 non ha ancora niente a che vedere con un film hollywoodiano, è solo che Max si “rammollisce” leggermente.

Il film resta di una qualità eccellente, soprattutto dal punto di vista della spettacolarità e della maestria dimostrata da Miller nel gestire e montare le scene d’azione. Da questo punto di vista, a mio avviso, Miller non ha rivali e anzi, molti lo hanno copiato. Però diciamo che il “rammollimento” di Max tradisce un po’ la frase che Max stesso pronunciava nel primo film e che suonava tipo:

L’unica differenza tra me e loro è che io indosso un distintivo.

Ancora una volta forte critica e frase-simbolo a indicare l’ambiguità morale del protagonista, che gli eventi portano a propendere per la decadenza morale. Anzi, forse sarebbe più corretto dire che Max è un essere privo di morale. Il finale del primo film non si scorda.

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Il budget nettamente superiore inoltre dà la possibilità di alzare il livello qualitativo ma anche di epurare quei difettucoli tipici da film serie B che rendevano così riconoscibile e caratteristico il primo capitolo. I piccoli errori di montaggio, gli effetti speciali grotteschi ed eccessivi, il senso di artigianalità del tutto, sono elementi che un po’ si perdono a favore di un altissimo tasso di spettacolarità. E non sto cercando di dire che è un male, sto parlando di mio gusto personale.

A ciò comunque aggiungete la presenza del personaggio interpretato da Bruce Spence, che è un evidente elemento comico, e quella del bambino, che restituisce a Max un certo senso di umanità. Ripeto: non è un giudizio di valore, ma mi sembrano sintomi di una certa tendenza che nel terzo film prenderà pieghe non sempre piacevoli.

Poi non è di certo da dimenticare l’impatto che questa pellicola ha avuto sul cinema a venire. Cito solo due esempi. Miller ha anticipato il tema della strada che non conduce da nessuna parte se non alla follia, poi fatto proprio da Lynch e declinato in tutt’altra chiave semantica. E mi volete dire che l’intera saga di Fast and Furious non è la copia orribile di Mad Max?

Mad Max oltre la sfera del tuono

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Mel Gibson versione Braveheart prima di Braveheart

Questo film è a mani basse il peggiore della saga. Ci sono da considerare un po’ di fattori, tra cui il fatto che la pellicola non sia interamente girata da Miller – che anzi, secondo alcune fonti si limitò a girare solo le scene d’azione, che in effetti sono le più riuscite. Questo perché il regista aveva iniziato a soffrire una certa stanchezza nei confronti della saga, dettata soprattutto dalle modalità con cui era costretto a girare (al caldo, nel deserto, con tempi di lavorazione piuttosto lunghi…).

Ma la pecca più evidente è decisamente la hollywoodizzazione, questa volta netta.

Ora. Questo film non è brutto ma, secondo me e secondo molti, prende la direzione sbagliata. È un buon film d’azione e un ottimo prodotto di intrattenimento, ma poco ha a che fare con Mad Max, che si basava su tutt’altri presupposti.

Per limitarmi solo a un esempio prendiamo proprio la figura del protagonista. In questo film è spavaldo, sarcastico, un po’ se la tira e, più di tutto, parla. Sì esatto, parla. Max è un personaggio decisamente silenzioso nella maggior parte dei casi, tant’è che qualcuno si era lamentato nel secondo film che fosse tutto azione e niente dialoghi, cosa che invece secondo me era la sua forza. Max è un ramingo, un personaggio solitario che malvolentieri comunica col mondo perché è chiuso in se stesso.

Qui invece si lancia in una sorta di impresa eroica accompagnata da una schiera di bambini e ragazzini che fin troppo ricordano i Bimbi Sperduti di Peter Pan. Sicuramente aveva delle motivazioni personali, ma di certo non solide quanto quelle che lo spingono ad agire in Fury Road, e che comunque non vengono messe in rilievo come ciò che lo porta ad aiutare i ragazzi. In parole povere: Max qui sembra solo voler aiutare il prossimo, che ok, ma il suo personaggio non è così.

In tutto ciò poi le scene più d’azione sono ottime e ben confezionate, però ecco ‘sto film lascia un po’ di amaro in bocca per ciò che avrebbe potuto essere e invece non è stato.

E poi per favore. Tina Turner recita peggio di una defecata al sole.

Mad Max: Fury Road

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I fra che vengono a farti il culo.

Questo film, invece, è a mani basse il migliore della saga nonché il miglior film d’azione mai realizzato. Scusate l’entusiasmo eccessivo.

Miller ha capito tutto. Con gigantesca sapienza ha invertito del tutto la rotta presa in Mad Max oltre la sfera del tuono realizzando un film d’azione con pochissimi dialoghi, scene cazzutissime, mostruose dimostrazioni di onnipotenza registica, violenza e cinismo. Parafrasando Hitchcock (come lui stesso afferma) ha dato vita a

un film che si può vedere anche in Giappone senza bisogno del doppiaggio.

Ciononostante è il film della saga che ha incassato di più e ha anche vinto giusto qualche Oscar, scippato tra l’altro di quello al miglior regista e al miglior film. Miller vorrei essere tuo padre per essere fiero di te.

Fury Road è semplicemente assurdo: nella resa stilistica, nella realizzazione, nella potenza visiva e nell’efficacia narrativa che ancora una volta, a discapito di chi dice che i film d’azione sono solo velocità e cazzotti, dimostra una profondissima serietà di temi; in questo caso relativi al femminismo, prima che il femminismo andasse di moda e diventasse tossico. Senza dimenticarci l’enorme mitologia che questo film ha alle spalle, tra Humungus, Immortan Joe e kamikrazee.

Giusto per riprendere l’accenno fatto sopra. Qui Max si schiera e lotta per la causa di Furiosa; e sì, si crea tra i due una certa complicità attraverso cui arrivano a provare una stima reciproca, ma attenzione: Max non lotta al suo fianco perché gli sta simpatica; al contrario lo fa per vendetta personale. Che questa volta tra l’altro è del tutto giustificata, a differenza del terzo capitolo. Cioè qui Max viene rapito, gli rubano la macchina, viene usato letteralmente come sacca di sangue, immolato sul cofano di un veicolo che quando va piano va a 500 all’ora, il tutto indossando una museruola. Voi non sareste incazzati?

Questo film si commenta da solo e quindi non voglio aggiungere altro, se non: grazie George Miller, spero ne farai altri di film così. Magari facendo passare meno tempo, che dici?

Mario Vannoni

Un paesaggio in ombra e una luce calante che getta tenebra su una figura defilata. Un poco inutile descrivere chi o cosa sono io se poi ognuno di voi mi percepirà in modo diverso, non trovate?
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