
Manhattan Romance: un documentario può spiegare l’amore?
L’amore è senza dubbio una cosa strana. Quando c’è ed e ricambiato ci sentiamo super felici, senza ci sentiamo quasi soffocati. Invidiamo le altre coppie felici, i lunghi abbracci e i baci sotto la pioggia. Nessuno ha ancora capito cosa sia veramente l’amore, se esiste davvero o sei sia soltanto una costruzione degli uomini per sopravvivere alla vita.
Fin da bambini veniamo ammaestrati a questo sentimento e il cinema ovviamente gioca la sua parte. Si inizia da piccoli con le storie della Disney, poi si passa ai primi teen drama e si arriva ai grandi cult.
Un cinefilo sa che praticamente nel 99% di tutti i film che guarderà ci sarà un bacio e inevitabilmente, soprattutto al sottoscritto, capiterà d’innamorarsi di quel protagonista un po’ sfigato vittima di Cupido che in tutti i modi proverà a conquistare quella benedetta o maledetta persona che gli sconvolgerà, anche senza saperlo la vita.
Il primo incontro è fondamentale e noi del MacGuffin lo sappiamo bene, vi ricordate questa lista?
Manhattan Romance è la storia di Danny , ma soprattutto del suo documentario sull’amore. In una New York popolata da hipster che bevono strani frullati verdi, frequentano lezioni di tai-chi e hanno problemi a socializzare, s’incontrano coppie e ragazzi solitari che cercano di aprire il proprio cuore al mondo esterno condividendo traumi e passioni.
Il protagonista, cercando di aiutare gli altri, entrando in empatia con loro diventerà molto più vulnerabilmente. Inizierà però un conflitto con se stesso e con i propri sentimenti. Andando alla ricerca dell’amore e del suo significato si metterà inconsapevolmente a nudo davanti la telecamera diventando il protagonista di questa storia.
Theresa, Emmy e Carla scombussoleranno le convinzioni di Danny che troverà rifugio nel suo documentario, senza accorgersi che pian piano aumenteranno le sue domande dentro la sua testa.
Un punto di vista interessante riguarda i modi di affrontare alcune discussioni sentimentali tra uomini e donne, ma soprattutto la cosa più divertente è scoprire che non esiste una soluzione, una formula matematica da applicare per sistemare le cose in ogni momento.
Si una sbronza può essere un ottimo palliativo, anche se potrebbe portare anche allo sviluppo di conseguenze inaspettate perfette per detonare e complicare, anche a distanza di giorni, la vita dei protagonisti.
L’idea di Manhattan Romance sicuramente potrebbe risultare carina anche se emergono delle criticità. La più evidente, riguarda Danny ( Tom O’Brien), tutto sommato rimane troppo razionale e difficilmente lo spettatore riesce a stabilire con lui una certa empatia. Le situazioni trattate invece possono risultare comuni. La riscoperta dell’interesse verso una persona che abbiamo sempre considerato come un amicizia, capire il giusto momento prima di finire a letto e la gelosia solo alcuni lati dell’amore.
Una delle ultime scene è un dialogo meta cinematografico proprio su Manhattan Romance, film che noi vediamo, ma che viene proiettato anche dentro lo stesso film.
“Mi è piaciuto davvero il suo film, ma mi è parso che mancasse qualcosa, come se fosse incompiuto”
Dice uno spettatore alla fine della proiezione
“Giusto, anzi lo prendo come complimento, perché penso che la vita sia incompleta e penso che l’arte e i film debbano rifletterlo”
Risponde il regista.
Ecco anche l’amore ha un po’ quel senso di incompletezza. Perfetto quando esiste e possiamo godercelo, odiato quando siamo alla ricerca e non riusciamo a trovarlo.