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Manuale della paura dal 2000 a oggi: i migliori (o quasi) film horror del XXI secolo

Nella vita, di rado, decidiamo di nostra sponte di percorrere le strade più tortuose. Tipo fare questi focus suicidi.

Come ricordatomi dal vate Federico Asborno, collega e amante del genere (l’Horror amici miei, quello con l’H maiuscola), scegliere di scrivere un articolo del genere, sul Cinema horror… è un po’ come darsi la zappa sui piedi. E come dargli torto…

Ci si scorna con il gusto della gente, ormai anestetizzata e incapace di spaventarsi; arrivano poi i Die Hard Fans di un qualsiasi film, che ti odieranno perché, magari, quel titolo che tanto adorano, non è nella tua lista. Come dimenticare, poi, gli espertoni da social network (come il sottoscritto in fondo), che, qualsiasi cosa scriverai, ti diranno che non capisci un cazzo e vorranno la tua testa come trofeo. Tutto nella norma. Zero pressione.

Perché Chuck Norris sta bene su tutto

Davanti a me ho un quaderno, fondamentale per segnarmi tutti i titoli che mi sono passati per la mente. “Ma sì, come la fai lunga… Dal 2000 ad oggi quanti film horror vuoi che siano stati fatti?!”. Tanti, tantissimi. Perecchie zotte, specialmente nell’ultimo periodo, ma anche ottimi titoli che, ve lo dico già, ho deciso di escludere.

Perché non sarei me stesso se non volessi farmi odiare da qualcuno. Non so ancora quanti saranno, ma giustificherò ogni mia scelta al meglio; sarò coerente e corretto. Spero possiate essere fieri di me, un giorno…

BOOM! Prima bomba così, pronti via. Anno di nostro signore 2005, The Descent è IL survival/horror movie che merita di stare in questa lista. Neil Marshall manda ancora oggi a scuola tutti quei filmetti come The Pyramid o Necropolis, mettendo in scena un’opera claustrofobica, angosciosa e follemente splatter che vive di momenti memorabili e di una ragia fenomenale.

Horror tutto al femminile, che tanto strizza l’occhio a quell’idea di cinema slasher anni ’70-’80 per cui vado matto, la storia di Rebecca, la sua protagonista, non potrà non segnarvi per sempre. The Descent merita una visione al buio completo, in tutti i sensi possibile, va scoperto e apprezzato in ogni inquadratura; montaggio perfetto, ritmo incalzante, fotografia da 10 in pagella e un finale… Un finale… Che finale.

Provare per credere.

Lo ammetto, per ora sto giocando molto safe. Niente di nuovo, solo uno degli horror migliori in assoluto, esteticamente il più bello di cui io abbia memoria: The VVitch lo vidi due volte. Di seguito. Lo stesso giorno. Fu amore a prima vista, un’infatuazione senza precedenti.

Una favola macabra, quella di Thomasin e la sua bigotta famiglia, alle prese con la difficile convivenza secondo i rigidi dettami del padre. A peggiorare il tutto, ci penserà un’entità misteriosa, che si aggira nel bosco vicino la loro casa. Una realtà terrificante, un’ambientazione da capogiro e una fotografia di rara beltà vi faranno urlare al miracolo. E di paura. Eggers e The VVitch riescono a catapultarti in pieno 1600 e farti credere alle streghe, al demonio, al fantasma formaggino; la ballata prende vita e non potrete più distogliere lo sguardo dallo schermo.

Le streghe sono tornate. E non sono quelle di Gabry Ponte.

Bistrattato, odiato, fischiato a Venezia; che ve lo dico a fare, The Neon Demon è il capolavoro di N.W. Refn. Scomodo i grandi termini. Divenuto un istant-cult il giorno stesso della sua uscita, non poteva mancare in questa lista il film tributo per eccellenza a Bava e Argento, un racconto sulla dannazione della bellezza e della purezza estetica.

The Neon Demon è tagliente, onirico, simbolico e anche un po’ satanico; una lenta discesa negli inferi, accompagnata da una regia gigante e da una colonna sonora targata Cliff Martinez da far gonfiare il cavallo dei pantaloni. Un film semplicemente imperdibile.

Refn racconta il mondo della moda attraverso gli occhi di Jesse, una Elle Fanning nel ruolo della vita, e dedica questa gemma del genere alla moglie. Che uomo dolce…

Ok, qui iniziano le prime difficoltà, le prime scelte. James Wan è sicuramente uno dei più importanti registi Horror del XXI secolo e, forse, mettere solo un suo film non gli renderebbe giustizia. Ma come avete già visto, il focus parla solo dei top dei top, e nonostante il buon Dead Silence, l’iconico primo Saw, e la saga di Insidious (di cui il secondo capitolo un orgasmo unico), niente batte il suo lavoro migliore, The Conjuring.

Emblematico come pochi, The Conjuring sintetizza al meglio il suo stile e la sua idea di paura, racchiudendoli in una storia semplice, vista e rivista in moltissimi film del genere: un esorcismo. Ma questa volta, si rasenta la perfezione. Movimenti di macchina angosciosi, una tensione sempre più crescente e la bravura nel portare il terrore anche alla luce del sole, fanno dell’Evocazione uno dei pilastri horror della cinematografia contemporanea.

Un saggio sulla paura, guidato da due protagonisti carismatici e funzionali, da effetti speciali ottimi e dai più semplici degli archetipi: mettere terrore da spaventare chiunque, senza spargere una goccia di sangue. Non giocherete più a “Battimani” in vita vostra.

Per la categoria “il demone più terrificante”, ecco a voi il Bughuul di Sinister. Film a basso budget, partorito dalla mente dietro già al più che buono The Exorcism of Emily Rose, Sinister è un’opera spaventosamente avvincente, che si muove per mezzo di un protagonista perfetto per il genere (Ethan Hawke), che riesce a tenere con il fiato sospeso, per più di un’ora e mezza, lo spettatore. Mannaggia a voi scrittori, che cercate le ispirazioni per i vostri libri in luoghi non molto consigliati. Sti grandissimi cazzi.

Scott Derrickson qui mostra il suo amore per il cinema, evocando la letteratura kinghiana e imprigionando il suo mostro in un proiettore, per poi liberarlo nella nostra mente. Una volta terminata la visione di Sinister avrete paura a girare per casa da soli per almeno due settimane. Con un seguito non particolarmente all’altezza, questo primo capitolo è senza dubbio un must per gli amanti del buon cinema horror. Che dico buono… Molto di più!

Cosa manca adesso, vediamo un po’… Ah già! Un epidemia in un futuro distopico o parallelo! E chi meglio del mio amico Danny Boyle con 28 giorni dopo potrebbe averlo fatto? Il mio voto va a un film eclettico, fulminante, con una regia peculiare, che ti fionda direttamente al centro dell’azione e di un’Inghilterra deserta, senza mai stordirti e tenendoti aggrappato alla poltrona dall’inizio alla fine.

28 giorni dopo ha i marron glace di raccontare la nascita dell’epidemia, per poi concentrarsi su Jim (Cillian Murphy), risvegliatosi dal coma e catapultato in un mondo di infetti, aggressivi e pericolosi. Un omaggio al mondo dei non morti immaginato da Romero, in cui il vero mostro è l’uomo e dove cane mangia cane. La lotta per la sopravvivenza non farà prigionieri. Insomma, Danny Boyle ha fatto di questo film, quello che The Walking Dead non è riuscito ad essere.

Mi raccomando… Io ho parlato di Infetti, non Zombie!

Ora dovrebbe essere giunto il momento della casa stregata, dovrei rimanere su qualcosa di classico… Ma io devo fare il diverso. Preferisco i manicomi. Preferisco i pazzi furiosi legati a una sedia elettrica o imbragati nelle camice di forza.

Fidatevi quando vi dico che di film come Session 9 ne troverete ben pochi: ambientato in un vero istituto abbandonato, Brad Anderson mette in scena un horror suggestivo, che vive delle sue stesse ambientazioni e di momenti al cardiopalma. Un dramma da camera, con stanze e saloni ampissimi che diventano sempre più claustrofobici, dove i suoi personaggi vagano in cerca di se stessi, affascinati dal male che quelle mura hanno ospitato per anni.

Per gli amanti del più recente Mindhunter e non solo, Session 9 vi catturerà con la storia di 5 uomini di un’impresa di smaltimento di amianto. Fosse una cosa facile, dico io…

A proposito di horror che dividono il pubblico e critica… Questo “filmettino” di nome Babadook non può essere tenuto fuori dal focus più discusso di sempre, ma manco per il pipo! Dalla terra dei canguri, la prima regista donna del mio best of ci regala uno dei più iconici horror psicologici degli ultimi 20 anni, dove a spaventare per davvero sono le paure di tutti i giorni e i nostri più terrificanti ricordi.

Babadook incute timore, paura e un senso di prigionia nel mondo che ci circonda, e lo fa nella maniera più semplice possibile, dando vita a un mostro che è già indimenticabile. Attori che giganteggiano, regia in pieno stile Hitchcockiano e… Una recensione di Francesco Alò che è già nei libri di storia. Tutta per voi.

Dopo esservi ripresi, leggete anche la nostra, che fa più al caso vostro.

Sentite questo vento provenire da oriente? Il richiamo è troppo forte per non cedere alla bellezza del cinema made in Asia, specialmente questa bomba sud-coreana, che ha sbaragliato la concorrenza (per entrare in questa prestigiosa lista) di film come The Grudge, Ringu (sì, l’ho finalmente visto) e The Host (quando Bong Joon-ho faceva ancora cinema e non film mediocri per Netflix).

Two Sisters narra le vicende di una “normale” famiglia disfunzionale, dove a tenere banco sono le due sorelle, appunto, che devono affrontare la nuova moglie del padre. Di più, non posso o voglio dirvi… perché Kim Ji-woon qui si dimostra un maestro per come muove la macchina da presa, in un film girato all’80% in interni e con un ritmo perfetto, con una sempre più crescente tensione e una formula emotiva strappalacrime/contorcibudella.

Toglietevi il pregiudizio di dosso; dalla Sud Corea ecco la perla/semisconosciuta horror degli anni 2000. Preparatevi a buttare il cuore nella pattumiera. Piangerete a dirotto.

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Chi di voi è un nostalgico (o finto nostalgico) degli anni ’80? Bene, ecco il film che fa per voi: It Follows.

Paranoico, ansiogeno, nel corso del film i giovani di una cittadina borghese statunitense vengono perseguitati e pedinati da loschi individui, come per una maledizione che sembra essere trasmessa con il sesso. It Follows affronta con incredibile maturità temi delicati come il coito selvaggio e passionale tra i pischelli, e il dramma esistenziale tipico degli adolescenti. Un film che vive sempre in bilico tra l’uccidere lo spettatore per la troppa ansia, o farlo esaltare come una 13enne al concerto di Ed Sheeran per la colonna sonora già nella leggenda.

Un lavoro spettacolare per Mitchell, alla prima con il lungometraggio che gli ha aperto le porte di Hollywood e attirato l’attenzione del MacGuffin. Scegliete voi quale delle due è più importante.

 

BONUS TRACK

Non è stato facile: per me, ma soprattutto per voi, essere arrivati fino in fondo. Prima di lasciarvi, però, non posso non darvi proprio così, al volo, alcuni titoli su cui ero indeciso o che, per rendere questo pezzo infinito, ho tenuto per ultimissimi.

Non posso non citare The Invitation, il Perfetti Sconosciuti con un goccio di sangue in più, il recentissimo Ghost Stories, di cui mi sono innamorato follemente; puri slasher ignorantissimi come Cabin Fever e You’re Next, il leggero e di intrattenimento Oculus fino al brillantissimo Get Out, candidato e vincitore alla sceneggiatura a gli Oscar 2018.

Per il mondo, dal caldo del Centro America con Del Toro e La spina del Diavolo fino al rigido inverno svedese con Lasciami entrareLa Paura con la P maiuscola non fa distinzioni geografiche ed è pronta a tormentare le giovani promesse di domani e i veterani dell’orrore. Tanti titoli, sparsi qua e là, in uno dei miei ormai celebri sproloqui; aspetto solo il vostro responso, diteci quali sono i vostri film Horror preferiti degli anni 2000 eeee… ricordate sempre di controllare sotto al vostro letto quando andate a dormire.

Si sa mai che troviate l’Uomo Nero.

Davide Casarotti

Antipatico e logorroico since 1995. Scrivo di Cinema da quando ho scoperto di non saper fare nulla. Da piccolo volevo fare il cuoco, crescendo ho optato per il giornalista; oggi mi limito ad essere pessimista, bere qualche birra con gli amici e andare al Cinema da solo. Giuro, non sono una brutta persona.
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