Film

Marriage Story – Quello che non ti ho detto sul nostro divorzio

Ah ciao. Salutare virtualmente tutti come non facevo da parecchio tempo è davvero strano. Come iniziare un articolo macguffiniano purosangue se non con una mia solita intro personalissima e non richiesta. Avevo perso la voglia di scrivere; breve, coinciso e sincero. Mi è salito il vomito per settimane ogni volta che mi mettevo davanti ad un computer. Detesto tutt’ora il mio modo di scrivere recensioni; questo rifiuto penso sia dettato da un periodo di insoddisfazione personale. Sì, mi sto logorando. Però ho smesso di bere, per ora. Guardiamo il lato positivo.

Big-Lebowski-LA-Still.jpg (1280×688)
Mood be like

Nel frattempo, durante questa mia crisi tardivo/adolescenziale, ho continuato a vedere film, andare al cinema, riflettere su una mia eventuale sceneggiatura… Quelle cose che un cinefilo continua pensare e che mai realizzerà in vita sua. Parasite bellissimo, recuperatelo. Qui avete la nostra recensione e l’approfondimento di Vincenzo… Facciamo le cose in grande al MacGuffin.

Ecco che un sabato mattina come tanti decido di scroccare Netflix ad un amico. Ho bisogno di una vera e propria epifania filmica, che mi faccia tornare la voglia di scrivere dopo aver buttato al cesso le bozze di Ford v Ferrari e Looper. Penserete che io sia uno stronzo se cerco l’illuminazione su una piattaforma streaming emblema della mediocrità, ma ho riposto ogni speranza nell’ultimo film di Noah Baumbach Marriage Story. Devo dare più ascolto al mio istinto sei i risultati sono questi.

121830961-2b27a374-dc3b-4d79-951a-a30a0df7e23f.jpg (978×400)

Cronaca di una crisi

Charlie e Nicole, i coniugi Barber, sono rispettivamente un regista teatrale newyorkese e un’attrice californiana giunti alla fine della loro storia d’amore e del loro matrimonio. Per il bene del loro unico figlio Henry decidono inizialmente di non passare tramite avvocati e risolvere tutto in maniera pacifica. Ben presto entrambi si ritroveranno dentro mani e piedi in una divorzio più grande di loro.

Marriage Story dalle primissime battute mostra il taglio tipico di Baumbach: dialoghi spigliati e serrati, una scrittura meravigliosa al servizio di una regia folgorante. Nella sua opera più Alleniana ed allo stesso tempo più personale di sempre, il regista nativo della grande mela (guarda caso come Woody) continua il suo percorso dopo The Meyerowitz Stories mettendo in scena una dramma famigliare allucinante per realismo e trasporto. Ogni dinamica o rapporto interpersonale non solo è credibile, ma pieno di vita e genuinità; Marriage Story non idealizza i suoi personaggi e li mette a nudo di fronte alle conseguenze dell’amore. Di fronte all’insoddisfazione, la rabbia, l’egoismo…

image.jpg (1278×720)

Se sto diventando pesante ditemelo, ma sappiate che devo esorcizzare i miei pensieri quando ne ho l’opportunità. È il modo più carino che conosco per dirvi di non rompere le palle.

Baumbach dosa saggiamente le gocce dal sapore “commedia dolceamara come nella spassosissima scena della consegna della busta del divorzio. I tempi della narrazione scorrono che sono un piacere, coerenti con l’arco narrativo della sua cronaca su una crisi esistenziale, prima ancora che di coppia. Giusto per completezza, sappiate che non troverete neanche con la lente di ingrandimento un difetto nel lato tecnico: fotografia, montaggio… Di cosa cazzo stiamo parlando!

Marriage-Story-Netflix-.jpg (1281×721)

Cura. Amore è prendersi cura.

Voglio citare un mio vecchio amico:

“Credimi quando ti dico che amare vuol dire prendersi cura di chi abbiamo affianco”

Marriage Story, grazie a due prove attoriali mostruose (fate un monumento ad Adam Driver e Scarlett Johansson), riesce ad evocare il lato più premuroso di una separazione che è inevitabilmente attratta dall’odio. Dettagli e piccoli gesti sono lo sguardo non convenzionale sull’amore di una coppia tradizionale, fatta di paure e insicurezze; Nicole e Charlie sono il riflesso di un Noah Baumbach paranoico, impaurito dallo strazio nascosto dietro al divorzio e dalla possibilità che il tempo possa aver già fatto svanire tutto quanto.

In Marriage Story c’è quello che marito e moglie vivono nel pieno di una crisi: rimorso, rammarico, esasperazione, senza contare quel desiderio di rivalsa nei confronti del partner. Si è sempre in bilico tra la “cura” e lo scontro tra due parti alle quali non si può dare torto o ragione fino in fondo. Con tutti i difetti e le splendide imperfezioni del caso. Nonostante il suo essere così leggera e delicata nei toni, la pellicola racchiude una potenza emotiva straripante che culmina nel momento CA-PO-LA-VO-RO del litigio nell’appartamento a LA. Ho pianto a dirotto, mi sono sentito stravolto, alla fine, per un climax così liberatorio; non riuscivo a togliere gli occhi dallo schermo… Magia. Pura essenza cinematografica. Me stavo a sentì mmale.

Storia_di_un_matrimonio.jpg (1787×1079)

Ogni singolo personaggio va vissuto sulla propria pelle e chi meglio di un cuore spezzato tra di voi sarà in grado di percepire ogni momento di dolore. Quest’ultimo è parte integrante e fondamentale del concetto di amore inteso come conflitto, una lotta a chi prova a farsi più male. Poi all’improvviso smetti. Ti arrendi e non rimane che la cura per l’altro, per tuo figlio, per quello che eri ed eravate. Cristo, ma dove la trovate un’opera capace di toccare ogni tasto giusto in un tema così sensibile? Ditemi che non vi è piaciuto e vi meritate solo Checco Zalone e il suo populismo da quattro soldi.

“Parlare con lei era meglio del sesso”

Grazie ad una colonna sonora strepitosa, un cast di contorno meraviglioso e la miglior regia della già brillante carriera del Baumbach Marriage Story esplora le ragioni di un allontanamento e di ciò che ci unisce. Riesce a farlo con l’accezione più positiva possibile del termine “teatrale” (girato quasi totalmente in interni come un vero kammerspiel), oltre ogni stereotipo e pregiudizio. Il sottotitolo che ho scelto per questo paragrafo è solo una delle citazioni indelebili di un film che assomiglia tanto ad un ricordo vivido nella mia memoria e che è già diventato una cicatrice.

Screen-Shot-2019-10-17-at-11.15.01-AM.png (780×450)

Siamo in odore di film dell’anno, al pari del predetto Parasite e La Favorita (sì per me conta l’anno di uscita in Italia,  febbraio 2019). Un foglio di carta o una recensione non potranno mai rendere giustizia. Grazie Marriage Story. Sono tornato.

Davide Casarotti

Antipatico e logorroico since 1995. Scrivo di Cinema da quando ho scoperto di non saper fare nulla. Da piccolo volevo fare il cuoco, crescendo ho optato per il giornalista; oggi mi limito ad essere pessimista, bere qualche birra con gli amici e andare al Cinema da solo. Giuro, non sono una brutta persona.
Back to top button