Film

Mary Poppins Returns: la vendetta

Ma no Disney ma che fai? Ma che mi combini? Un tempo eri ganza… dai vatti a sedere lì per favore!

Metto subito la mani avanti, parlare di questo film non mi è del tutto facile a causa di una tematica che mi sta molto a cuore: il cinema.

Per quasi un secolo la Disney ha sfornato film su film, molti di questi incredibili, che hanno segnato l’infanzia di tantissime generazioni e cambiato drasticamente l’arte cinematografica. Sapete per caso dirmi quand’è stata l’ultima volta che l’ha fatto?

Mary Poppins Returns non è un brutto film.

Mary Poppins Returns è un film più che sufficiente, magari con qualche momento di troppo decisamente al limite tra il piacevole e il cringe (imbarazzante/da brividi), però ampiamente sufficiente. Il suo problema è l’essere l’ennesima operazione nostalgica (non la prima per la Disney) che mi scatena un profondo conflitto interiore, che credevo aver già superato.
Ossia nostalgia vs nuovo.

Mary Poppins returns

Da tempo ho abbracciato la battaglia a favore del “nuovo”, scontrandomi inevitabilmente con nostalgici duri a morire per i quali modificare e/o riproporre i loro classici del passato preferiti equivale a una dichiarazione di guerra, con conseguente accensione di fiaccole e affilamento di forconi.

Io d’altro canto sono più che favorevole ad accettare sequel, remake, reboot, tutto quello che vi pare, in una parola: il nuovo. Purché di questo si tratti.

Mi spiego meglio. Il realizzare sequel, remake, reboot, ecc, è in prima istanza una grandissima cosa in quanto, essendo film, sono parte di un mercato, quello del cinema

Il cinema è un mercato, e come ogni altro mercato/industria è formato da milioni di persone. Ben venga quindi che ci siano film da milioni di dollari come Mary Poppins che danno lavoro a centinaia di professionisti che hanno scelto di stare dietro una cinepresa, un computer, un microfono, ecc

In secondo luogo è meraviglioso il fatto che questi film, che ripropongono o riciclano classici e capolavori del passato, hanno il potere di avvicinare il nuovo pubblico a quegli stessi film.

I bambini che recentemente hanno visto la nuova Mary Poppins magari passeranno un pomeriggio a casa coi propri vecchi a vedere il film originale di Robert Stevenson con Julie Andrews, e tutti i fan di quest’ultimo non potranno che esserne felici. Però. E c’è un però.

Tutto ciò non può giustificare le mancanze evidenti di un film. E quando un film è fiacco i precedenti motivi non saranno altro che delle piccole consolazioni davanti a prodotti che avrebbero potuto – dovuto – essere qualcosa di più

Ma cosa intendo per “di più”? Non mi riferisco certamente a un parametro soggettivo di gradimento o meno del film, ma a un parametro oggettivo.

mary poppins returnes water

Avevo, circa un anno fa, scritto un articolo sul reboot della serie Ducktales, a mio avviso un prodotto di grandissima qualità, ma potrei anche farvi l’esempio di Blade Runner 2049. Entrambi si sono rivelati degli ottimi prodotti, vincendo l’enorme scetticismo generale

Questo perché, oltre che dare lavoro a centinaia di persone e avvicinato spettatori di tutto il mondo ai paperi di Barks o al fantastico universo creato da Ridley Scott, hanno fatto ciò che il “nuovo” dovrebbe sempre fare per caratteristica: cambiare, essere innovativi. Nuovi, appunto

Questi, e si potrebbero trovare moltissimi altri esempi, sono prodotti che hanno spinto sull’acceleratore, senza troppo timore di cambiare e prendere le distanze dal passato, seppure con il dovuto rispetto, divenendo opere con un loro ben precisa identità. Questo è “il più”, il dovere di un buon sequel, reboot o remake che sia. Il fatto che una parte di produttori e registi sostenga questo mio modo di vedere le cose è tutto ciò che mi trattiene dal trasformarmi in uno dei suddetti nostalgici armati di forcone, che difende i suoi adorati classici intoccabili. Avanti il nuovo!

Mary Poppins Returns però ripropone esattamente la medesima storia e struttura del film originale, senza neanche sforzarsi di camuffarla.
Cambia i dettagli: i figli hanno preso il posto dei genitori, ci sono nuove canzoni tutto sommato orecchiabili, grandi effetti speciali. Il film è talmente immerso in questa operazione riciclo che all’incirca a un’ora di film, Rob Marshall, in preda probabilmente a stati allucinogeni, inizia a credere di star riciclando il suo Chicago (2002) e concia Mary Poppins come una sorta di Catherine Zeta-Jones confetto che si esibisce in una danza scatenata (uno di quei momenti al limite tra piacevole e cringe che abbiamo già accennato). Fossimo di fronte a una produzione qualsiasi non staremmo neanche parlando di tutto questo, in quanto è il modus operandi portato avanti dallo show business da parecchio, ma stiamo parlando della Disney. Della Disney!

La situazione è preoccupante: la Disney è da quasi 20 anni che procede su questa scia senza più sfornare qualcosa di fresco e originale. E se state pensando a Gli Incredibili 2 (o il primo), Coco o Up, scordatevelo! Lì stiamo parlando della Pixar, certo di proprietà di Disney, ma pur sempre Pixar. Un’azienda che ha mantenuto una sua politica e un approccio tutto suo e ben distinto, per nostra fortuna. Se parliamo della Disney, parliamo di Moana, Zootropolis, Big Hero 6, Bolt (ragazzi, BOLT!). La Disney (con le dovute proporzioni) si muove alla stregua di Facebook, ha allungato le mani e si è portata a casa tutti i grossi e potenziali competitor, e proprio come Facebook non propone uno straccio di novità da anni.

Mary poppins returnes dick

La cara mamma Disney con questo film non è riuscita neppure per un secondo a discostarsi da quella che è una pura operazione nostalgica e nulla di più. Riuscita, ben confezionata e impacchettata, ma nulla di più.

Alla fine ciò che resta è la consolazione di cui abbiamo già parlato.
Se non altro, centinaia di validi professionisti hanno portato a casa la pagnotta. Chi lo sa? Magari ora sono in attesa di andare a lavorare sul set dell’adattamento live action di Aladdin (atteso per il 2019) o di Mulan (atteso per il 2020). E – cosa più importante – magari davvero il film ha convinto milioni di persone ad andare a vedersi il film originale (me lo auguro) e magari fra questi milioni ci sono anche quelli della Disney.

Forse anche loro se lo stanno guardando, quel film originale e innovativo, e magari, ripensando a quei film incredibili che hanno cambiato generazioni e cinema a cui ci avevano abituati, si stanno chiedendo: “sapete per caso dirmi quand’è stata l’ultima volta che l’abbiamo fatto?“.

Daniele Manis

Laureato al Dams di Bologna. Attualmente conduce una vita casa e chiesa in quel di Los Angeles, sperando che - prima o poi - Brazzers si accorga del suo talento registico.
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