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Michael Crichton passione parchi divertimento

Esattamente vent’anni separano l’uscita nelle sale cinematografiche de Il mondo dei robot e Jurassic Park, i più grandi incubi ludici partoriti dalla mente di Michael Crichton.

Nel lontano 1973, uno degli scrittori di fantascienza più influenti di sempre debuttava al cinema come regista con una pellicola in grado di segnare una svolta. Michael Crichton si preparava a cambiare per sempre il concetto di parco a tema. Eh sì, come cambierebbe l’immaginario comune se nel 1993 nessuno avesse deciso di sguinzagliare dinosauri per la Costa Rica? E come sarebbero state le nostre carriere da serie tv-dipendenti senza ossessioni filosofiche derivate da androidi fuori controllo? Ecco, tutti questi cervellotici rompicapi narrativi sono merito – o colpa? – di un unico uomo. Ma perchè prendersela proprio con uno dei luoghi di svago per eccellenza?

Westworld - Michael Crichton
Lo sguardo di chi ha visto di tutto, l’espressione di chi ancora non ha capito niente.

Una rassicurante finzione

Per capire da dove trae spunto la morbosa ossessione del buon Crichton, bisogna riflettere sul concetto alla base delle suddette amate-odiate location. Il parco divertimenti, ancor di più se tematico, garantisce una fuga dalla realtà, terribilmente confusa nella sua imprevedibilità. Questo, però, non basta: in un luogo limitato si crea qualcosa dai margini impossibili, un panorama immaginario perfettamente sotto controllo. O, almeno, questo è l’obiettivo di magnati illusi come quelli della Delos oppure John Hammond. I risultati sono ben diversi da quelli di un’allegra e pacifica passeggiata per Disneyland che, guarda caso, è stato il desiderio di molti bambini a partire dagli anni Cinquanta.

“Tutti i parchi divertimento hanno dei contrattempi. Quando hanno aperto Disneyland non funzionava niente!”
“Ma con un guasto al Villaggio dei Pirati, i pirati non mangiano i turisti!”

Pensare al parco di Mickey Mouse paragonandolo alla violenta e sanguinolenta Westworld de Il mondo dei robot manderebbe in tilt anche il più efficiente androide immaginato da Michael Crichton, non credete? Eppure, l’ispirazione per il suo debutto sul grande schermo arriva proprio dal contrasto tra i meccanici training degli astronauti della NASA e il processo di “umanizzazione” delle attrazioni di Disneyland. Insomma, l’autore statunitense ha intuito che, con un guizzo di sceneggiatura, il paradiso delle famiglie a stelle e strisce potesse trasformarsi nel peggior incubo di sempre. Scusate se non è poco già questo!

Jurassic Park - Michael Crichton
Hey, micio-micio, ma che carino che sei!

Michael Crichton e la tecnologia

Fattore comune di Jurassic Park e di Westworld – sia la versione del 1973 che l’upgrade del 2016 – è senza dubbio la presenza di una tecnologia avanzatissima. La continua contaminazione di tecnologia e quotidianità è, infatti, un tema centrale dell’intera produzione letteraria di Michael Crichton che nel suo curriculum poteva vantare diversi anni di studio nel campo scientifico. Come ogni grande intenditore di fantascienza è sempre stato affascinato dal lato oscuro della… scienza. E qui, permettetemi di portare alla luce un altro oscuro quanto intrippante parallelismo – chiamiamolo così perchè fa figo – con le vicissitudini dell’onnipresente Disneyland.

Il mondo dei robot - Michael Crichton
Tuuutto sotto controllo… aspetta, cos’è questa lucina rossa?

L’ossessione per il progresso e la fiducia in esso, infatti, hanno spesso alla radice una figura mistica, solitamente uno scienziato geniale dagli interessi/atteggiamenti fuori dal comune. Ci sono stati Henry Wu per Jurassic Park e Robert Ford per Westworld. Negli anni Cinquanta a Disneyland si aggirava un personaggio tanto controverso quanto brillante. Tra i filmati promozionali delle attrazioni di Tomorrowland – ricordate il tremebondo film del 2015? – faceva capolino il faccione teutonico di Von Braun che, con il suo passato vicino al regime nazista, non sembrava essere la persona più qualificata per indicare la strada del futuro alle nuove sognanti generazioni a stelle e strisce. E invece… la prospettiva di nuove frontiere da raggiungere e superare ha infuocato le più grandi ambizioni. Questa idea di superare i limiti insieme a quella di piegare la tecnologia al puro intrattenimento senza scrupoli rappresenta la vera essenza dei parchi immaginati da Michael Crichton.

La sfiducia nel genere umano… o quasi

Nonostante tutte le controindicazioni scientifiche del caso, il vero problema di questi parchi tecno-ludici viene individuato altrove. Come da tradizione crichtoniana, il motore della vicenda è l’incontenibile tracotanza dell’uomo, la convinzione di poter realizzare qualsiasi cosa, credendosi divinità. Cosa c’è di più arrogante di un isola ripopolata con creature estinte da milioni di anni? Che dite? Uomini artificiali che si aggirano nel Far West? Bene, in entrambi i casi i gestori e gli ingegneri dei parchi si sono superati! Michael Crichton pone l’accento non solo su questa sfida, su questo utilizzo discutibile delle conoscenze ma anche sulle impassibili reazioni ai propri errori. Anche davanti ai più evidenti problemi – tipo dinosauri ogm che vagano liberamente oppure androidi impazziti che iniziato a uccidere visitatori – i geniacci delle sale di controllo non agiscono.

Sam Neill - Michael Crichton
Fermi tutti che arrivo io!

La natura allora si ribella e almeno un ignaro visitatore del parco dai ridicoli sandali tedeschi diventa protagonista, nei primi minuti di film, di qualche aggressione. Vendetta è servita contro un’intera specie che non rispetta l’avanzata dell’evoluzione? In realtà, la questione è leggermente più… caotica! L’illustre matematico Malcolm dal 1993 non smette di stroncare sul nascere tutti questi esperimenti ma ha sempre una certezza. Ogni volta ci sarà il Sam Neill della situazione a salvare capra e cavoli, sia giurassici che robotici.

Sì, forse, dopotutto Michael Crichton aveva ancora un briciolo di fiducia per il genere umano. Dopo aver visto Jurassic World – Il regno distrutto, però, qualche grosso dubbio, a mio parere, ancora rimane… Avete detto che ci sarà un altro sequel? Ecco, pure quello.

Federica Gaspari

Dal '95 è persa in una dimensione alternativa costellata di film e libri tra cui si aggira sbadatamente a bordo di una DeLorean. Nel tempo libero cerca a ingegneria la formula perfetta per rimanere in pari con le serie tv che segue.
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