Martedì scorso, dopo quella rottura de cojoni delle Iene, (ovvio non il film), è andata in onda, su Italia 1, l’ultima puntata di Miracle Workers, miniserie tv con Steve Buscemi e Daniel Radcliffe. Uno è Dio mentre l’altro un angelo sfigato e maldestro.
Entrambi lavorano alla Heaven Inc, o anche conosciuto dai credenti come Il Paradiso. In questa versione viene rappresentato in maniera poco dantesca, ma molto aziendalista. Sembra di entrare nella stanza dei pulsanti del Truman Show, con impiegati pronti a decidere le nostre vite. Ora capisco tante cose, tipo quando sto per fare qualcosa e poi me ne dimentico, sarà colpa del mio angioletto che è uscito un attimo a fumare una sigaretta lasciandomi in stand-by.
Tutto sembra funzionare con una sua logica, in maniera ordinata e precisa fino a che… non arriva Eliza (Geraldine Viswanathan) con il suo cappellino rosso e la sua voglia di fare.
La giovane è ambiziosa, vuole impegnarsi per raggiungere obiettivi difficili e così entra in competizione con il suo collega Craig (l’ex maghetto sempre più a suo agio in questi ruoli borderline).
E cosa c’è di più difficile di esaudire una preghiera catalogata come impossibile? Cercare di far innamorare due teenager timidi e presi male, che sarebbero una bellissima coppia se solo avessero il coraggio di buttarsi e prendere le proprie vite in mano.
Inconsapevolmente i due diventeranno le pedine di un gioco che mette in palio non solo l’amore ma l’esistenza del pianeta stesso. Sì, avete capito bene, la Terra potrebbe esplodere e noi bruciare come il bacon sulla griglia.
Diventa logico tifare per Laura (Sasha Compère) e Sam (Jon Bass), due perfetti sfigati che mi hanno ricordato il mio disagio da primi baci o da innamoramenti lampo che non capisco mai. Sì perché anch’io spesso mi rivolgo a Dio con stronzate che giustamente non prende in considerazione come “Ti prego fa che lei mi scriva” o nella migliore dell’ipotesi “Ti prego fammi vincere al fantacalcio”.
Non so però se Dio esista davvero, ma non credo che non abbia tempo e voglia di pensare ai miei problemi visto che sarà impegnato a trovare una soluzione per la pace del mondo o in cose più utili per l’intera umanità.
Il Dio di Steve Buscemi è fantastico. Certo, se siete gente che va a messa tutti i giorni, con il crocefisso appeso in camera, bigotti senza un minimo senso d’ironia, dopo neanche trenta secondi dall’inizio del primo episodio lancerete il telecomando spaccando la tv, tirando la prima bestemmia della vostra vita.
Simon Rich, il creatore di Miracle Workers, se ne frega del buon costume e delle tradizioni, e sfruttando appieno il cinismo tipico dello Humour inglese, crea questo personaggio che definirlo un po’ blasfemo è fin poco. Dai, un Dio ubriacone, che non sa leggere e vuole costruire un ristorante sul fiume dove le persone, sedute dentro a un classico ciambellone da parco acquatico, possono prendere con una lunga tenaglia tutto il cibo che vogliono, è veramente fuori dal comune. Per qualcuno questo può essere un tantino esagerato, ma sono sicuro che per molti altri sarà visto come il principale successo della serie.

Funziona anche l’alchimia che si crea tra i vari protagonisti. Siete degli insensibili se non shippate la coppia Laura-Sam, e lo siete ancora di più se non vi affezionate a Eliza e Craig. Anche i personaggi di contorno si riveleranno fondamentali per lo sviluppo della storia conquistando il cuore dello spettatore.
Sicuramente i fan di Deadpool avranno una particolare simpatia anche per Sanja (Karan Soni).
In questo imprevedibile disegno divino emerge la bellezza degli esseri umani. Mi spiego meglio. Tutti hanno i loro problemi, le loro piccole o grandi crisi, ma con un po’ di fortuna e coraggio le cose si possono sistemare e tutto potrà anche girare nel verso giusto. Ecco, questa è la morale che ci lascia Miracle Workers.