
Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali: un Tim Burton sempre più mainstream
Tim Burton, con Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali, sforna un altro bel film. Ma sono anni che non eccelle più.
È inutile girarci attorno: gli anni novanta sono stati il periodo di massima forma artistica per Tim Burton. Nel nuovo millennio qualcosa deve pur essere accaduto. Personalmente non credo che il regista californiano abbia perso il suo smalto artistico, ma semplicemente abbia deciso di andare incontro alle richieste delle major cinematografiche. Ciò ha portato a film sempre più commerciali, escluso forse Big Eyes, e il suo ultimo lavoro, Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali, rispecchia alla perfezione lo stato di salute della carriera del proprio autore.
Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali è sicuramente un film godibile, che pone solide basi in vista di un’eventuale trilogia, ma che difficilmente soddisferà gli amanti di lunga data dell’autore. L’intera operazione è commerciale sin dal suo concepimento, considerato che ci sarebbero già pronti altri due libri da adattare, e di conseguenza è impossibile immaginare che la produzione non si sia intromessa nella realizzazione. Nonostante ciò, il Tim Burton autore ha modo di emergere, anche grazie al soggetto di partenza estremamente vicino, per quanto riguarda le tematiche, alla sua filmografia.
In Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali abbiamo dei personaggi incompresi, stravaganti o eccentrici, quindi estromessi dalla “normalità”. La messinscena è burtoniana al cento per cento, con scenografie sempre al limite tra l’essere stilizzate o finte, colori saturi e una gestione degli attori quasi caricaturale. C’è poco da fare, da un punto di vista estetico le critiche ai film di Burton non possono che essere soggettive. In questo film in particolare il regista riesce comunque a riportare a galla le atmosfere fiabesche per cui è da sempre conosciuto.
Pur essendo un’opera commerciale, va dato atto di alcune scelte coraggiose, considerando anche il target a cui è principalmente rivolto: il film è a tratti decisamente inquietante e, senza entrare nello specifico, arriva addirittura a mostrare esplicitamente azioni ed elementi che potrebbero urtare la sensibilità di molti spettatori. Inoltre, Burton non rinuncia alla sua immancabile ironia di fondo che, oltre a stemperare i toni, dona al film quella peculiarità che è propria di tutta l’opera dell’autore: Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali è un ritorno alla classica fiaba gotica burtoniana, divertente e, a tratti, spaventosa. Per intenderci, siamo dalle parti de Il mistero di Sleepy Hollow.
Dopo la felice collaborazione in Dark Shadows, ritroviamo Eva Green di nuovo sotto le direttive del regista di Edward mani di forbice. L’attrice francese è magnetica, ha uno sguardo che buca lo schermo e le basterebbe anche solo la presenza fisica per eccellere. Ci troviamo di fronte forse ad una delle ultime vere dive di Hollywood. Il cast di ragazzi giovani è capeggiato da Asa Butterfield, bambino prodigio in Il bambino con il pigiama a righe e Hugo Cabret, qui invece decisamente sottotono. Divertente e divertita l’interpretazione di Samuel L. Jackson, che ormai è dappertutto. Ma vederlo è sempre un piacere, quindi va bene così.
In sostanza ci troviamo di fronte ad un’opera senza infamia e senza lode, che vive soprattutto del gusto estetico di Burton e della sua capacità di fondere il grottesco all’horror. Il regista dissemina varie citazioni lungo tutta la pellicola, da Harry Potter a Shining, arrivando anche a omaggiare se stesso. Soffre un po’ nell’ultima parte, dove la sceneggiatura non è in grado di chiarire alcuni passaggi di trama riguardanti gli anelli temporali. Per il resto, il film, pur mostrando un autore in buona forma, piacerà paradossalmente di più agli ignari di tutto ciò che lo ha preceduto.
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