Film

Mission: Impossible – Fallout | Il tallone da killer di Ethan Hunt

Arrivati al sesto episodio, con Mission: Impossible – Fallout il franchise lanciato nel ’96 da De Palma non accenna a rallentare, anzi…


Ora, nonostante io non sia notoriamente un fan dei blockbuster evapora-botteghini dai molti-mila euri di budget, non riesco a non adorare ogni Mission: Impossible che il buon Tom Cruise manda in Terra.

Sei capitoli.

22 anni di onorato servizio.

Ben cinque registi avvicendatisi dietro la macchina da presa (Brian De Palma, Jon Woo, J.J. Abrams, Brad Bird, Christopher McQuarrie x 2).

Un’infinità di avventure rocambolesche andate ben oltre i limiti fissati dalla fisica.

I presupposti per urlare al mobbasta ci sarebbero tutti, ma invece no. Il franchise di Mission: Impossible è come il buon vino, perché capitolo dopo capitolo dà l’impressione di – se non migliorare – procedere. Esatto, procedere: partiamo da un esordio alla grandissima, con Brian De Palma che mette un piedi una spy-story/noir cupa e avvincente; si passa all’action puro e incalzante di John Woo; l’inizio di scavo psicologico e il refresh offerto da Abrams nel terzo capitolo; l’avventura vertiginosa di Brad Bird; fino al dittico di McQuarrie, primo regista a fare doppietta, tanto che – non a caso – Rogue Nation e Fallout sono assai legati l’uno con l’altro.

Prima che lo chiediate: sì, se non avete visto almeno Mission: Impossible III e Rogue Nation certi aspetti di questo Fallout non vi saranno del tutto chiari.

Fallout

Cos’è Mission: Impossible – Fallout? Per farla sintetica: l’ammissione di mortalità di uno dei personaggi cinematografici più longevi di sempre, l’agente Ethan Hunt, sempre incarnato da un miracolato cinquantaseienne che risponde al nome di Tom Cruise.

(Piccolo inciso: se Scientology, come pare evidente, garantisce come benefit agli adepti anche l’Elisir di Lunga Vita ditemi dov’è il modulo per le adesioni).

La trama è, come di consueto, rachitica quanto basta: i soliti terroristi vogliono il solito plutonio per armare le consuete testate atomiche atte a far saltare il mondo; la missione di Ethan e soci, sempre se decideranno di accettarla, è spaccare il culo ai suddetti cattivoni. Attenzione però, perché se ho detto che la trama è semplice, questo non vuol dire che anche l’intreccio lo sia, tutt’altro. Mai come in questo Fallout Ethan e l’IMF si vanno a cacciare in un intrigo internazionale (hey, hey, you, you, io conosco Hitchcooock!) che vede coinvolti tutti: CIA, MI6 (che curiosamente sembra la sigla di Mission: Impossible 6, ma non lo è, miei dolci tangheri), Apostoli (tutti tranne Giuda, che ha tradito e lavora sotto copertura per l’IMF), broker biondone dal pedigree da maliarde, fisici nucleari con deliri di onnipotenza, l’UNESCO, i Giovani Padani, la Nazionale Italiana Cantanti e il Comitato di Salvaguardia dei diritti della moffetta nel Parco Nazionale del Gran Sasso.

Fallout

Proprio così: se pensate di andare al cinema, sedervi, fare switch-off del cervello e passare le successive due ore e venti a fare finta di essere semplicemente una robusta sovraccoperta della poltroncina sulla quale sedete… beh, evitate. Mission: Impossible – Fallout possiede a tratti l’intricatezza (non esiste, ma se Salvini può fare il Ministro io posso inventare lemmi) di una partita in doppio misto a Sasso-carta-forbice-lizard-Spock: agenti che fanno il settuplo gioco, agenzie infiltrate spaccate in due con agenti che spiano coloro i quali da cui vengono spiati, personaggi ambigui che cambiano più casacche di Ibrahimovic, colpi di scena nei colpi di scena, continui ribaltamenti di fronte che spesso spiazzano lo spettatore più sprovveduto (chi vi parla ne è il sindacalista), insomma, ne capitano di cotte e di crude, tanto che – a lungo andare – questa soverchiante intricatezza costituisce a mio avviso uno dei (pochi) limiti di questo sesto Mission: Impossible.

Per molti un altro difetto, anche se sostanzialmente connaturato al franchise e al genere stesso, sarà di certo la frequente noncuranza con la quale viene trattata la fisica, ma – personalmente – so bene che se vado al cinema a vedere il sesto capitolo di Mission: Impossible è quotato 1,10 che Tom Cruise sopravviva a un lancio dalla cima col K2 col paracadute che gli si apre a sei metri da terra. Anzi, quasi lo pretendo che si salvi, atterri con una doppia capriola e si rialzi con le pistole in mano, pronto far saltare un palazzo di quindici piani con tre pallottole.

Fallout

L’aspetto più interessante e originale di Fallout sta però nella trattazione del personaggio di Ethan che, per la prima volta, ci sembra assolutamente fallibile e conscio della propria umanità, spesso vittima della sua stessa pietà nei confronti dei nemici e preda dei suoi drammi amorosi che – forse per la prima volta – ce lo rendono molto più simpatico e protagonista di gag esilaranti. A proposito di gag esilaranti non si può non citare Sua Maestà Simon Pegg (ormai alla sua quarta comparsa nella serie) che, all’interno del mondo Mission: Impossible, si è ormai trasformato nel perfetto paradigma del comic-relief. Nota di merito anche alla new-entry Henry Cavill – il quale nei panni del grosso che deve menà ci sta sempre – che interpreta un personaggio sicuramente ambiguo e interessante che tiene botta per tutto il film.

Nel complesso ci troviamo di fronte a un film di sicuro non perfetto, ma interessante, gagliardo, adrenalinico come pochi, pieno zeppo di personaggi ben caratterizzati, divertentissimo (le due ore e venti volano), e che – come sempre – fa il suo porco dovere, lasciandoti a bocca aperta e facendoti sbattere i pugnetti sulle cosce borbottando singulti insensati.

Non possiamo fare altro che attendere la prossima avventura di Ethan Hunt per vedere se l’alleanza tra Giovani Padani e Nazionale Italiana Cantanti riuscirà a mettere i bastoni tra le ruote al duo dinamico formato da IMF e il Comitato di Salvaguardia dei diritti della moffetta.

Fallout

Federico Asborno

L'Asborno nasce nel 1991; le sue occupazioni principali sono scrivere, leggere, divorare film, serie, distrarsi e soprattutto parlare di sé in terza persona. La sua vera passione è un'altra però, ed è dare la sua opinione, soprattutto quando non è richiesta. Se stai leggendo accresci il suo ego, sappilo.
Back to top button