
Il Mistero di Sleepy Hollow
C’era una volta un pazzo visionario, capace di creare mondi meravigliosi che incantavano la gente. Si chiamava Tim Burton e da anni è un habitué del programma “Chi l’ha visto“. No, non è scomparso fisicamente, è il suo talento che non si sa dove cavolo sia andato a finire.
Negli ultimi anni il nostro caro amico ha sfornato un’innumerevole sfilza di cagate colossali che mi hanno purtroppo convinto a rimuoverlo (con infinito dolore) dalla cerchia dei miei registi preferiti. Dopo la bellezza di almeno 6 ultime chance, ho preso questa decisione. Temo sia pure irremovibile visti i prodotti di dubbio gusto che ci sta propinando da almeno 10 anni.
Il Mistero di Sleepy Hollow non è il miglior film di Burton ma è sicuramente l’ultima delle sue pellicole ad avermi lasciato davvero soddisfatta. Una fiaba horror che adoro rivedere di tanto in tanto perché sintetizza al meglio tutto ciò che ho sempre amato del regista: l’atmosfera che riesce a ricreare nei suoi film… ehm, che riusciva a ricreare, pardon.
Per questo film, Burton inventa un mondo gotico e dark, fatto di nature morte autunnali, foschia, nebbia e buio, in cui sorge un villaggio dimenticato da Dio, Sleepy Hollow. Un luogo sinistro stracolmo di segreti, complotti, magia e superstizioni che non consiglierei manco al mio peggior nemico. Grazie alla meravigliosa scenografia, all’ottima fotografia e alle immancabili musiche di Danny Elfman, il risultato è davvero angosciante.
È questa la cornice in cui si svolgono le indagini del goffo e pauroso Detective Ichabod Crane (Johnny Depp), mandato a calci in culo dai suoi superiori a Sleepy Hollow, dove pare si aggiri un periocoloso cavaliere senza testa (Christopher Walken) che sta seminando morte e panico tra gli abitanti del villaggio. Quando cala la notte, il cavaliere sbuca dalla foresta in sella al suo imponente destriero e recide con un colpo di spada la testa alle sue vittime, testa che si porta via con sé. Sta a voi e a Ichabod scoprire i motivi che spingono il cavaliere ad uccidere, la connessione tra le sue vittime e se per caso ci sia qualcuno più “in carne ed ossa” dietro agli omicidi. Ops, mi è scappato un super indizione.
Tim Burton vuole rendere omaggio ai vecchi film dell’orrore anni Sessanta e nel farlo aggiunge quella componente ironica e teatrale presente in quasi tutti i suoi film. Da buon perfezionista, cura tutti i dettagli possibili ed immaginabili: dal trucco, parrucco e costumi, fino ai flashback sulle storie dei protagonisti, riuscendo così a portare sullo schermo una delle sue opere visive più affascinanti. Un vero e proprio viaggio all’interno della sua mente deviata. Non a caso il film ha vinto l’Oscar per la migliore scenografia, più una miriade di altri riconoscimenti in giro per il mondo.
Lo stile “burtoniano” e la trama semplice e intrigante non sono gli unici punti forti del film. Il cast spacca. Johnny Depp non aveva ancora girato I Pirati dei Caraibi, riusciva quindi a scindere se stesso da Jack Sparrow.
Depp, in questo caso, ha saputo creare un personaggio estremamente comico ed impacciato senza strafare, cosa che secondo me, oltre a Sparrow, rappresenta il maggiore dei suoi problemi attuali. Ho nostalgia della vecchia collaborazione Burton-Depp, purtroppo si sono bevuti il cervello entrambi e sembrano aver dimenticato gli eccellenti film girati insieme, primo tra tutti Edward Mani di forbice. Se avete visto il recente e pessimo Dark Shadows sapete di che cosa io stia parlando. Facciamoci un piantino tutti insieme per commemorare quello che, in passato, era uno dei sodalizi artistici più riusciti del cinema.
Walken, nei panni del cavaliere, è agghiacciante. Appare sì e no per 20 minuti del film ma i suoi denti aguzzi e gli occhiacci iniettati di sangue mi hanno fatto fare tanti sogni d’oro da ragazzina. Non posso non menzionare anche i due personaggi femminili. Christina Ricci, la fattucchiera di cui si innamora il Detective, e la matrigna della ragazza, Miranda Richardson, entrambe molto brave e convincenti.
Il Mistero di Sleepy Hollow è un film di puro intrattenimento; Burton non ha grosse pretese: vuole farti passare due orette senza impegno, strappando due risate e facendoti contemplare quanto cazzo sono belle le sue scenografie. Perché diciamocelo in confidenza, nessuno è mai stato in grado di eguagliarle.
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