Film

Monster (2003) – Charlize Theron in versione cesso

Come può la donna più bella del mondo trasformarsi in un cesso?

Ad Hollywood tutto è possibile, dovreste saperlo.

Charlize Theron rappresenta esteticamente la perfezione. Bionda, alta, piena di curve e fascino, una Dea.

Ho sempre pensato stupidamente che, visto il passato da modella, lo spot della Martini in cui si vedono le chiappe e la lista di film mediocri girati, Charlize fosse solo incredibilmente figa. A chi frega del talento quando hai un viso del genere!?!

Poi ho visto Monster (2003) di Patty Jenkins. Colpo di fulmine e mi sono dovuta ricredere pesantemente. Non solo la Theron ha dimostrato di essere un’attrice di serie A ma ci ha regalato una performance da urlo giustamente premiata con l’Oscar. 

Monster è tratto dalla storia vera della serial killer americana Aileen Wuornos, giustiziata del 2002 per aver ucciso 7 uomini.

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La Theron per interpretare la Wuornos ha dovuto subire una trasformazione fisica stupefacente. Irriconoscibile. Un sacco di kg in più, pelle rovinata, denti storti e gialli, movenze da camionista, mascolina, due occhiacci scuri e persi nel vuoto, capelli arruffati. Un bel cesso. Ma Charlize non ha battuto ciglio dimostrandoci di fregarsene altamente del suo aspetto fisico, felice di togliersi di dosso per una volta il pesante titolo di sex symbol.

Per non parlare dello studio meticoloso che ha fatto sul suo personaggio. Guardatevi un qualsiasi documentario sull’assassina in questione: le movenze, il modo di parlare, il tono di voce sono replicate magistralmente. Il risultato è impressionante visto che l’attrice si è calata nella parte totalmente.

Chi era Aileen Wuornos?

Una prostituta con un passato fatto di ab13190a2467da83c0413b5561f6d8de29usi e povertà che incontra in un bar l’unica persona che sia stata mai gentile con lei, la timida e lesbica Selby (una Christina Ricci parecchio imbruttita).

Le due intraprendono una relazione amorosa che però verrà compromessa dai numerosi omicidi di cui si macchierà la Wuornos. Tutto ha inizio quando viene stuprata da un cliente che tenta di darle fuoco.

La prostituta riesce a difendersi e ad ucciderlo ma quell’episodio provocherà in lei un disgusto talmente forte per gli uomini da spingerla ad uccidere senza pietà tutti i suoi clienti per poi derubarli. Le cose però le sfuggono di mano e pagherà molto caro il prezzo delle sue azioni.

La cosa che fa più male del film è il tradimento, quando anche le persone che ami di più scelgono di vivere e salvarsi piuttosto di sacrificarsi per te. Capibile e umano, ma sbattuto in faccia brucia.

L’assassina viene trattata dalla regista prima di tutto come donna ed essere umano, cosa che mi è piaciuta parecchio. Bisogna capire che cosa spinga una persona a comportarsi in un certo modo e la Jerkins ha scavato a fondo e bene sull’argomento. Ma secondo me ha esagerato in una cosa: il film è palesemente pro Wuornos. Si è affezionata troppo al caso, è evidente. Per non dimenticare che l’assassina era stata giustizia appena l’anno prima, quindi il tema era ancora scottantissimo.

Fossi stata nella Jenkins avrei lasciato il beneficio del dubbio su quello che è il mio parere soggettivo sulla vicenda. Per tutto il film ho avuto come l’impressione che la regista abbia voluto giustificare le azioni della donna. Ma cara, ti sei forse dimenticata che la donna ha commesso ben 7 omicidi a sangue freddo? Non l’ho apprezzato.

Nonostante questa piccola polemica, ho amato profondamente il film.

La recitazione è il punto di forza indiscusso. L’accoppiata Theron-Ricci fa scintille, le due attrici fanno a gara a chi recita meglio. La regista è molto brava a curare l’analisi dei personaggi anche perché riesce a coinvolgerti nella storia riuscendo davvero a toccarti nell’animo. Ho provato per tutto il film una forte sensazione di pena e di disagio e trovo la storia d’amore tra le donne molto intensa e disillusa. Davvero un ottimo lavoro di sceneggiatura. Brave ragazze, tutte.

Concludo con un appello ai registi: date più ruoli seri e complessi alla Theron perché spacca.

Sarah Tavella

25anni (+3). Novese per nascita, londinese d'adozione. Lavora nel Marketing e come direbbe Amélie Poulain, "a Sarah Tavella piace": perdere la voce ai concerti rock, i film dove vince il cattivo, guidare senza una meta.
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