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Noi siamo la generazione fantasy

Harry Potter, Il Signore degli Anelli, Le cronache di Narnia, Hunger Games, Il Trono di Spade… diciamocelo: la generazione fantasy siamo noi!

(Cliccate Play qui sopra e godetevi la magia della colonna sonora fantasy definitiva).

1df275a31698e93d11758d670b3aa386Sam: “È come nelle grandi storie, padron Frodo, quelle che contano davvero, erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi sapere il finale, perché come poteva esserci un finale allegro, come poteva il mondo tornare com’era dopo che erano successe tante cose brutte, ma alla fine è solo una cosa passeggera, quest’ombra, anche l’oscurità deve passare, arriverà un nuovo giorno, e quando il sole splenderà sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, anche se eri troppo piccolo per capire il perché, ma credo, padron Frodo, di capire ora, adesso so, le persone di quelle storie avevano molte occasioni di tornare indietro e non l’hanno fatto… andavano avanti, perché loro erano aggrappati a qualcosa.”
Frodo: “Noi a cosa siamo aggrappati Sam?”
Sam: “C’è del buono in questo mondo, padron Frodo… è giusto combattere per questo”.

2013-10-01-chronicles_of_narniaCi sono storie che, nonostante passino gli anni, non se ne vanno. Ti restano nella pelle, come l’amore di sua madre per Harry Potter, ti proteggono dalle cose cattive del mondo e sono sempre lì a tua disposizione, affinché tu possa raggiungerle ancora, affinché tu possa trovare pace e nasconderti come una bambina che scopre un mondo magico all’interno di un armadio. Ci sono storie crudeli, che sanno di schiavitù e tirannia, come quella vissuta a causa di Capitol City, ci sono storie che ti strappano dal mondo delle fiabe e ti ricordano che la vita è un macello bastardo e incasinato, dove gli eroi non esistono e dove devi guardarti alle spalle anche al tuo matrimonio, un po’ come a Westeros.

Noi della generazione fine anni Ottanta/inizio anni Novanta queste storie ce le siamo vissute tutte, dalla prima all’ultima: ci hanno attraversato, ci hanno formato, tanto che definirci “generazione fantasy” non è affatto una bestemmia. Già, perché quando sento parlare di puro intrattenimento mi viene da storcere il naso e penso alla parabola sul totalitarismo razzista fatta da Harry Potter; penso al valore della pietà trasmesso da Frodo; penso all’invito a non arrendersi a nessuna forma di oppressione data da Hunger Games, e mi domando: ma si può parlare di semplice intrattenimento?The-Hunger-Games-e1416406130689

No, ovviamente, non si può.

Non si può e non si deve perché, nel caso dei titoli già citati, il fantasy si sublima e diventa qualcosa di più: metafora politica, metafora dell’esistenza, tramite di messaggi fondamentali, sfondo simil-caverna di Platone su cui vediamo proiettati i nostri drammi, i nostri lutti, le nostre mancanze. Il fantasy moderno post-Signore degli Anelli (inteso come libro) è la forma d’arte forse più vicina all’epica greca, alla mitologia classica, al poema cavalleresco, e non mi riferisco solo al lavoro di Tolkien. Pensate al Trono di Spade: la monumentale opera di G.R.R. Martin è assolutamente paragonabile (forse non stilisticamente, ma di certo contenutisticamente) a poemi come L’Orlando Furioso, La Gerusalemme liberata, le epopee antiche. Anche il fattore seriale, il cliffhanger da serie TV, il voler sapere come va a finire è materia da cantari medievali, da tradizioni orali degli antichi aedi.

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Attenti quindi a ridurre fenomeni come questi a banali baracconi per bambini, perché si rischia di incorrere nella sottovalutazione di pietre miliari della nostra cultura pop, ma anche di un immaginario che ormai vede incardinate in sé espressioni come “babbano”, “hobbit”, “Guardiano della Notte” o “ghiandaia imitatrice” (ah-ha!).

movies_the_lord_of_the_rings_t_2560x1920_wallpaperhi.comLa nostra generazione, la generazione fantasy, si è vissuta in pieno l’esplosione di un genere che, da fenomeno per nicchie di pochi nerd inciccioniti, è diventato fenomeno globale, rivelando la sua forza, la sua carica allegorica, ma anche – come sempre – il fattore guadagno, che ha fatto sì che i produttori ne tirassero fuori a caterve, di cui alcuni brutti tipo cacca, come gli innominabili TwilightEragon, Divergent o il recentissimo Warcraft.

A livello cinematografico mi verrebbe da dire che la generazione fantasy è nata in quei 44 giorni che intercorrono tra il 5 dicembre 2001 e il 18 gennaio 2002, date di uscita, rispettivamente, di Harry Potter e la pietra filosofale e Il signore degli Anelli – La compagnia dell’Anello, prime due pietre miliari della new age di un fantasy stellare, che avrebbe rivoluzionato completamente il modo di concepire un genere fino a quel momento relegato a roba come il ciclo Fantastica Avventura su Italia 1, oppure le serie TV di Xena – Principessa guerriera o Hercules, entrambe di Sam Raimi. Gli incassi sono immediatamente stra-stratosferici per entrambi i brand, visto che Harry Potter totalizza 974.755.371 milioni di verdoni, mentre Il signore degli Anelli “solo” 871.530.324 milioni.

trono-di-spadeCapite come i produttori di tutto il mondo abbiano così deciso di puntare forte su qualcosa che, dal nulla, aveva dimostrato di poter vendere, ma vendere roba buona, ben realizzata e – nel caso del Signore degli Anelli – capace anche di far man bassa di premi e riconoscimenti un po’ in ogni dove. Un numero su tutti: Il ritorno del re è il terzo film della storia (dopo Ben Hur e Titanic) a vincere 11 oscar (tra l’altro su 11 nominations).

Ma al di là dei numeri, al di là dei record sbriciolati (si potrebbe fare un articolo solo su quelli), voglio insistere sul fattore crescita che questi film hanno avuto sulla “generazione fantasy”; voglio insistere sulle attese spasmodiche per l’uscita di ogni capitolo delle nostre saghe, dei nostri eroi, di quelle storie tanto oscure e con mostri tanto oscuri che niente pareva poterli sconfiggere.

Scrivere una storia del fantasy moderno è scrivere la storia di come tutti noi abbiamo lottato e sconfitto i nostri Aragorndemoni, di come un folto numero di pellicole, sequenze e parole ci hanno cambiati, di come ci siamo identificati in una serie di personaggi: da Gollum a Ron Weasley, da Samvise Gamgee a Draco Malfoy. Perché noi con quei personaggi ci siamo cresciuti, siamo cresciuti insieme a loro: anche noi abbiamo baciato Cho Chang, anche noi abbiamo portato l’Anello del Potere, anche noi abbiamo lottato contro l’oppressione, anche noi siamo stati leali e genuini come Sam.

Alla fin fine credo che tutto quanto sia riassunto nella citazione posta all’inizio di questo articolo: queste sono le storie che ci sono rimaste dentro, anche se forse allora non sapevamo perché, eravamo troppo piccoli. Ma oggi, quando ci riavviciniamo e respiriamo l’aria della Contea, o ci ritroviamo nel letto a baldacchino della torre di Grifondoro, oggi lo sappiamo il perché: noi a quelle storie ci eravamo aggrappati. Noi in quei personaggi confidavamo, eravamo con loro addirittura. C’eravamo sulla Nimbus 2000 alla prima partita di Quidditch, c’eravamo nelle miniere di Moria, c’eravamo agli Hunger Games, c’eravamo con Aslan, c’eravamo sulla Barriera insieme a Jon Snow. E questo perché quelle sono le nostre storie, quelle sono le storie della generazione fantasy e nessuno potrà mai togliercele.

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Federico Asborno

L'Asborno nasce nel 1991; le sue occupazioni principali sono scrivere, leggere, divorare film, serie, distrarsi e soprattutto parlare di sé in terza persona. La sua vera passione è un'altra però, ed è dare la sua opinione, soprattutto quando non è richiesta. Se stai leggendo accresci il suo ego, sappilo.
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