Serie TV

Noi siamo l’onda: la rivoluzione degli insopportabili

C’era una volta un film tedesco che raccontava la ribellione di un gruppo di giovani alle regole della società moderna. Forse eravamo  davvero davanti alla nascita di un cambiamento. Qualche tempo dopo Netflix ci ha messo le mani sopra ed eccoci qua.

Ovviamente stiamo parlando dell’Onda, il film di Dennis Gansel, che volutamente o meno, ha dato vita alla Serie Tv Noi siamo l’onda. Diciamolo subito, purtroppo non c’entra praticamente un cazzo.

Ammetto che già dalla visione della prima puntata ho iniziato ad avere quel sentore di delusione che si manifesta in tutta la sua maestosità alla fine dell’episodio conclusivo.  Poteva essere un capolavoro, invece si dimostra un mezzo disastro.

Noi siamo l'onda

Iniziamo subito dall’elemento più evidente. Tutta la parte più sociologica sul come si può fondare un gruppo e l’importanza dei suoi leader non esiste. O meglio viene descritta come un semplice incontro di compagni di scuola, più o meno disagiati, che, non avendo molta voglia di studiare, preferiscono organizzare piccoli attentati contro nemici non meglio identificati.

Lea, Tristan, Zazie, Hagen e Rahim sono cinque ragazzi incazzati con il mondo, in una Germania spaventata da un possibile ritorno del nazismo. Ognuno però ha qualche segreto da nascondere.

Lea infatti viene da una famiglia benestante, ma nonostante questo vuole mettersi in gioco e infilarsi nei casini. Tristan, è un personaggio che oltre a credersela più di Ryan Atwood di  The O.C., vuole fare quello un po’ gangster e un po’ romantico. Non vi voglio dire nulla, ma è logico che siamo già davanti a una possibile coppia.

Noi siamo l'onda

Poi ci sono Zazie, punk fuori di testa, Hagen, nerd sfigato e Rahim, figlio di immigrati.

Tutti potrebbero avere ragione nel condurre le loro lotte personali e nel difendere i loro ideali. Il vero problema è che sono talmente tanto spocchiosi che alla fine non solo non riesci a giustificarli, anzi talvolta ti auguri che qualcosa non vada per il verso giusto. Lo so che queste potrebbero essere scambiate per le parole di un vecchio boomer rompicoglioni, invece appartengono ad un giovane. Un ragazzo illuso e abbandonato dall’Università, lasciato a marcire tra i “le faremo sapere” e “il grazie per aver inviato la candidatura”. Questa però è tutta un altra storia.

Per diventare eroi ovviamente c’è bisogno di nemici. Questi possono essere persone reali: il poliziotto che passa come cattivo, quando in realtà sta solo facendo il suo lavoro, il politico di estrema destra o i giovani delle organizzazioni rivali.

Si combatte anche contro l’ideologia del capitalismo, la lobby delle armi e le grandi industrie. Queste battagli sono praticamente quasi tutte vinte senza troppe difficolta, anzi addirittura qualsiasi loro gesto viene compreso, giustificato e automaticamente perdonato.

Noi siamo l'onda

Mi ha fatto molto effetto com’è stata gestita male la faccenda delle maschere. All’inizio tutto era svolto alla luce del sole, addirittura erano invitate ad entrare nell’Onda persone sconosciute o venivano caricati pubblicamente video sui social network. Più tardi però si è capito che difficilmente le loro imprese potevano passare inosservate, per questo si è deciso di agire a volto coperto.

Furbi, soprattutto quando la polizia era già sulle loro tracce sapendo nomi e cognomi. Forse ai registi è venuta troppo tardi l’idea di poter sfruttare l’effetto Casa di carta o V per vendetta e rendere la serie più iconica.

Noi siamo l’onda è la rivoluzione politicamente corretta di un gruppo di ragazzini veramente insopportabili.

 

 

 

 

Nicolò Granone

Simpatico, curioso, appassionato di cinema, sono pronto a esplorare l'universo in cerca di luminosi chicchi di grano da annaffiare e far crescere insieme a voi, consigliandovi ogni tanto film da scoprire qui alla luce del Sole.
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