
Now you see me: incantare nel cinema di oggi
Incantare. In una parola, è questo l’intento di molto del cinema dei nostri giorni e delle nostre serie TV. Now You See Me, in entrambi i film, non fa eccezione.
Si tratta di due pellicole uscite, rispettivamente, nel 2012 e nel 2016 (qualche settimana fa) che raccontano di un quartetto di illusionisti dalle differenti specialità, a cui viene svelato, in circostanze misteriose, come realizzare “Il miglior numero mai visto”: rapinare una banca. Seguono una serie di vicende che li porta ad affermarsi come “I Cavalieri”, paladini della giustizia in pieno stile Robin Hood, a scoprire chi si cela dietro questa rivelazione, a venire braccati dalle autorità e persino rapiti.
Una vera e propria avventura con un cast non male (Woody Harrelson si diverte al punto di sdoppiarsi… non dico altro).
Cosa non convince, dunque di questo prodotto?
A mio avviso, innanzitutto, crea problemi un confronto che non si riesce a non fare: quello con gli altri film a tema illusionismo, primo fra tutti il The Prestige di Nolan, che vanta anche un membro comune nel cast (Michael Caine), pellicola decisamente più originale e raffinata.

Mentre Nolan sceglie una vicenda che va ad intersecare la “magia” con la realtà, o meglio a dirci che chiunque può percularci, Now You see Me ha minor pretesa e si limita a domandarsi cosa potrebbe accadere se questi illusionisti scoprissero trucchi davvero, davvero problematici, al punto di poterci privare di tutto ciò che abbiamo. E lo fa, bisogna dirlo, in modo blando e poco verosimile, dato che questi Cavalieri compiono comunque sempre e solo azioni a fin di bene (non ci crede nessuno).
Al di là dunque del porre modelli umani poco credibili, il problema, a sentire i pareri di chi ha visto il film, sembra essere tutto questo puntare allo stupore, al colpo di scena, all’effetto speciale: ed è qui che ho voluto fare una riflessione che coinvolge l’intero cinema di oggi, e si riallaccia alla mia premessa.
Qual è il problema, innanzitutto?
Parliamo di un film il cui tema centrale sono i giochi di prestigio, non è esattamente quello, l’effetto che devono avere? Ci destano stupore, ci fanno rimanere di stucco, incapaci di capire bene come sia andata a meno di non essere stati smisuratamente attenti. Now You See Me funziona esattamente in questo modo, sfugge e si svela al momento giusto, quanto vuole e come vuole. E punta, dicevamo, al colpo di scena di qualsiasi tipo, sia esso un plot twist o un effetto speciale/sboronata di sorta messo nel punto giusto; anche in questo, i due film sono tutt’altro che manchevoli (soprattutto il secondo, dove troviamo un numero di magia che invertirebbe il movimento della pioggia con annesso accompagnamento musicale dupstep… ragazzi, che figata).
Subentra poi una riflessione più ampia: oggi il cinema, come molte altre forme d’arte, si divide in due filoni: quello che si muove a favore di una produzione più d’autore, con tutto ciò che questa definizione può implicare (prima fra tutte una maggior consapevolezza tecnico-contenutistica) e quello che punta all’intrattenimento dello spettatore, al suo divertimento e, appunto, ad incantare. Il fatto è che anche all’interno di questo filone troviamo comunque una partizione: chi sceglie di incantare per comodo, buttando qui e là due tamarrate che tanto piacciono al popolino che fa “ooohhh”, e chi sceglie di incantare come parte integrante del proprio profondo intento, chi sceglie di farlo in modo elaborato, curandosi dei diversi effetti che suddetto stupore può avere a seconda di dove si colloca e come viene indotto.
Frutto della casualità e frutto dell’elaborazione, dunque dell’amore per ciò che si produce. Va da sé che mi sembri ingiusto confondere le due scelte e riunirle sotto l’etichetta di “prodotto vuoto” e simili. Film come Now You See Me, probabilmente molti dei Marvel (e l’elenco potrebbe continuare) sembrano semplicemente volerci ricordare che a volte possiamo permetterci di far passare in secondo piano i contenuti in nome di quell’estetica d’effetto che pure è parte del cinema, di quel divertimento e quell’esaltazione che tanto ci dimentichiamo perché, a forza di temere il cinepanettone, siamo spaventati dall’apprezzare qualsiasi cosa sia vagamente meno complesso.
Now you see me, insomma, ci ricorda quanto incantare sia bello anche nella sua forma più pura e semplice, anche quando il prodotto artistico non brilla particolarmente. Ci ricorda che comunque vada, a qualunque età e qualunque piega l’arte prenda, ci faremo sempre fregare da uno scambio di carte che non vedremo, e sorrideremo sempre a vedere qualcuno scomparire. Comunque vada, sapremo sempre divertici. Lasciamocelo fare, dunque!