Qualche tempo fa il trailer di Sausage Party aveva suscitato parecchio scalpore sia in patria che all’estero, preannunciandosi come l’apoteosi della scorrettezza. Ora che finalmente è uscito anche da noi, eccovi le impressioni a caldo su un cartoon alquanto succulento.
La prima mezz’ora di Sausage Party in realtà può sembrare deludente: la salsiccia Frank abita in un supermercato insieme alla fidanzata Brenda, un panino da hot dog dalla forma a dir poco eloquente, e insieme con gli altri abitanti degli scaffali sogna di essere acquistato e scoprire cosa si cela al di là delle porte scorrevoli, il mitico “Grande Oltre”. E fin qui gli autori Greg Tiernan e Conrad Vernon non hanno brillato per originalità: le cibarie vengono finalmente comprate il 4 luglio, salvo scoprire che il loro futuro altro non è che una padella sfrigolante e qualche coltello da cucina. Il tutto condito da qualche parolaccia e qualche velata critica al consumismo, ma niente di più: chi si aspettava un South Park in versione Terzo Millennio resterà a bocca asciutta.
Questo almeno fino alla fuga dei nostri eroi dagli orrori del tagliere, e soprattutto fino all’entrata in scena dell’Umano, ragazzetto amante dei “sali da bagno” – e non si spiega il perché di una metafora tanto scialba per alludere a droghe varie ed eventuali – e proprio per questo in grado di entrare in contatto con il cibo e di sentire i pensieri di würstel, patatine e lattine di birra.
È qui che Sausage Party cambia completamente tono: perché entrano in scena da un lato fette di pizza agonizzanti, rotoli di carta igienica in cerca della dignità perduta e preservativi traumatizzati, dall’altro tortillas sexy e più interessate ai fianchi morbidi delle panine che non alla fierezza delle salsicce lunghe e sode. Ulteriore chicca: la tortilla di cui sopra è doppiata dalla procacissima Salma Hayek nella versione originale.
E ancora: chewing-gum masticati che fanno il verso a Stephen Hawking, ciambelle ebree che alternano intifada e stropicciamenti pericolosi con involtini arabeggianti, salsicce storte e corte ma impavide, acquaviti indiane immortali che ricordano con nostalgia i bei tempi dei cartoni di una volta, tequila messicane dai modi da gang latina, interi reparti di alcolici che se la sentono più che in La febbre del sabato sera, e comparsate minori ma non meno gustose – su tutte, un Tampax che, beh, si abbevera. Infine, il villain, il cattivo per antonomasia, che in Sausage Party veste i panni nientemeno che di una lavanda vaginale ninfomane.
Dulcis in fundo, il finale: un lieto fine un po’ stiracchiato, ma che supplisce alle carenze di copione con un’orgia in grande stile fra patatine, salsicce, panini e chi più ne ha più ne metta. E con una simpatica presa per i fondelli dei doppiatori, da Edward Norton a Seth Rogen.
Sausage Party è un film tutt’altro che perfetto; e viste le tematiche, poteva essere molto più cinico e brillante – la grande speranza di sfottò verso i vegani è miseramente sfumata, tanto per dirne una. E nonostante ciò, onore al merito per aver cominciato a irridere quella serie di film di animazione politicamente corretti che affollano i grandi schermi: Sausage Party potrebbe essere l’inizio di quella ventata d’aria fresca che tanto aspettiamo. Promosso con riserva, dunque, nell’attesa di altre, migliori faville da parte di Tiernan e Vernon.