Film

Operazione U.N.C.L.E. e l’inaspettata bellezza dei film di spionaggio

Saper intrattenere il pubblico con film di spionaggio piacevoli non è mai stato più fresco e genuino come questo.

Negli ultimi anni la schiera di film di spionaggio che hanno popolato la cinematografia è lunga. Dalle spy-stories seriose come il franchise di Mission: Impossible, di 007 o i brillanti Sherlock Holmes, abbiamo avuto una carrellata di ore che ci hanno fatto divertire in un modo o nell’altro. Tra questi c’è un film che vuole annoverarsi tra le moderne storie cinematografiche di spionaggio: Operazione U.N.C.L.E.

Mescolando trame autorevoli alla James Bond fino alla spensieratezza di essere una spia della Kingsmanquesto film avrà avuto la sua ragione d’esistere?

Gli agenti della U.N.C.L.E.

Tratto dalla serie televisiva andata in onda sulle TV americane negli anni ’60, il film introduce una guerra fredda in pieno svolgimento, con un’introduzione che dà allo spettatore il sapore di una Germania sotto il controllo delle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale.

Il nostro primo eroe, Napoleon Solo, è un agente speciale della CIA in missione a Berlino Est, incaricato di trovare la figlia del dottor Teller. Uno scienziato che, prima della sua scomparsa, è stato braccio destro di Hitler per poi lavorare per conto degli Stati Uniti.

A complicare le cose c’è un poco temprato Ilya Kuryakin, spia russa che – per un motivo comprensibile sin dagli inizi del film – deve pedinare lo stesso Solo per arrivare anch’egli alla ragazza, Gaby Teller, e impadronirsi di un nastro che farà diventare la nazione proprietaria la più potente del mondo.

Dopo aver aiutato Gaby a fuggire verso Berlino Ovest, Solo si ritroverà a lavorare insieme a Kuryakin; di conseguenza a unire le forze per ritrovare il dottor Teller, avvistato tra le strade di Roma, prigioniero della famiglia Vinciguerra. Imprenditori, quest’ultimi, con il piano di sfruttare le conoscenze dello scienziato per creare una loro bomba atomica e mettere in squilibrio la pace nel mondo.

Imprevedibili Alleanze

L’aspetto che rende questa storia tanto fresca quanto genuina è l’unione degli elementi caratteristici del genere, quali azione e quel piccolo tatto di ilarità.

La scelta del cast è azzeccata dal principio. Partendo da un Henry Cavill che interpreta un agente ben vestito, sfacciato, dalla parlantina simpatica e pronto a mettere i puntini sulle i; passando a un agente del KGB interpretato da Armie Hammer. Serio, tosto e con la paura di una caduta in disgrazia che lo perseguita. Essi si mescolano profondamente nella storia, hanno battibecchi, sfidano i loro limiti verso un obiettivo, si salvano a vicenda, fino a giungere a un tu per tu che lascia un amaro in bocca al pubblico, disabituato dopo un’ora all’idea di vedere una coppia come quella divisa.

A dare un pizzico di pepe in più c’è poi Gaby Teller – alias Alicia Vikander – un ponte tra i due protagonisti che si presenta come una donna indifferente verso le sorti del mondo. È innocente nello sguardo, con una personalità che farà sciogliere il cuore di uno degli agenti, creando, infine, difficoltà nei colpi di scena a sorpresa.

Laddove nella maggior parte dei film di spionaggio la scelta dell’antagonista punta verso una figura maschile di insindacabile giudizio, Operazione U.N.C.L.E. preferisce dare un tocco alla sua schiera di attori. Il risultato è un volto spietato e malvagio per questo ruolo: Elizabeth Debicki. La sua Victoria Vinciguerra è malvagia e sadica. I suoi ghigni lanciati al bellimbusto Napoleon Solo sono il suo guanto di sfida, quest’ultimo sempre pronto a mostrare il suo alter ego da latin lover in momenti in cui bisogna conoscere il nemico.

Quindi un personaggio che cade a fagiolo, quello della Debicki, in grado di dimostrare superiorità e intelligenza verso i suoi sfidanti. Ribalta così la superiorità dell’antagonista maschile e cede lo scettro del ruolo secondario a Luca Calvani (nel suo eccellente personaggio di Alexander Vinciguerra).

Ultimo ma non meno importante è il personaggio di Mr. Waverly, impersonato da Hugh Grant. Una figura nascosta per buona parte del film, dalla personalità illustre e pura che nasconde ben più di un piccolo segreto.

Fotografia anni ’60

Guy Ritchie è un nome che a Hollywood conoscono in tanti, mentre per noi è più comune grazie alla cura della regia dei due fortunati adattamenti del detective HolmesSherlock Holmes (2009) e Sherlock Holmes: Gioco di ombre (2011).

Il lavoro del regista è conosciuto ai più per il suo intreccio di immagini che evocano il disordine visivo e Operazione U.N.C.L.E. non fa eccezione; sebbene gli intrecci su schermo sono in numero limitato di apparizione, lasciando spazio a flashback che spiegano lo svolgersi di alcuni eventi passati.

Il film, tuttavia, resta divertente e dimostra la perfetta qualità registica di Ritchie. Le riprese che egli vuole accentuare riescono in tutta la loro grandezza, accompagnate – in primis – da una fotografia magica che loda il mondo vibrante dei vecchi anni ’60.

Anche la scelta delle musiche sono riproposte ad hoc per dare quella sfaccettatura vintage al mondo di Operazione U.N.C.L.E..

“Che vuole questa musica stasera” di Peppino Gagliardi è un esempio dell’ottimo lavoro: presentata durante la scena d’azione del pic-nic nel camion. Un semplice tocco di classe.

Un genere che piace

In conclusione si può affermare quanto questo lavoro dimostri come una spy-story possa essere raccontata in modo energicamente divertente, senza trascurare trama, regia e costumi.

Nonostante il successivo passo falso di questo regista (King Arthur… amen) dallo stile unico nel suo genere, Operazione U.N.C.L.E. è e resta una delle sue migliori firme.

Michelangelo Nanna

Non chiedetegli di leggere libri o guardare film perché ha già la sua carrellata di cose in lista. I viaggi sono come l'ossigeno: senza non si respira. Scrive di tutto e in qualsiasi momento! La musica rock è un altro tipo di ossigeno benefico. Inaspettata passione per la Computer Grafica. Piuttosto, chiedetegli perché del numero 25...
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