
Ore disperate – Un remake alla Cimino
“Un uomo non è un vero gentiluomo se non sa come fare un Martini o il nodo alla cravatta”
Solitamente non sono un amante dei remake ma, quando le cose sono fatte così bene da superare l’originale, beh allora mi vanno a genio eccome. Il film di cui vi voglio parlare oggi è la rivisitazione di un thriller uscito nel 1955 diretto dal grande Wyler e con un attore formidabile come Bogart, ovvero Ore disperate. Leggendo i nomi precedentemente citati non sembra facile fare di meglio ma nel 1990 un Michael Cimino in forma smagliante è riuscito a stilizzare un copione pieno di insidie, risolvendole con trovate a volte da grande maestro ed è stato capace di adeguare un genere al suo stile. A spalleggiarlo in questa riuscita l’amico Mickey Rourke e Anthony Hopkins, entrambi in stato di grazia oltre ad una Kelly Lynch di rara bellezza.
Veniamo dunque alla trama che ci racconta la fuga di Michael Bosworth (Rourke) dal tribunale dove si sta svolgendo il suo processo grazie all’aiuto del suo avvocato e amante (Kelly Lynch), completamente succube del suo insano e intrigante cliente. Michael, insieme al fratello (David Morse) e un altro detenuto (Elias Koteas) si rifugia nella casa della famiglia in attesa che la complice li raggiunga per completare il piano.
Gli investigatori si mettono subito in moto e gli agenti circondano l’abitazione ma all’interno di essa si scatena una sfida mortale tra il capo banda e il padre famiglia (Hopkins) che vuole recuperare credibilità nei confronti di sua moglie, oltre a voler salvare i suoi cari.
Cimino è l’asso assoluto di questa pellicola. La grandissima fluidità delle riprese all’interno della casa dove il nucleo tematico si sviluppa è da scuola del Cinema, ma Ore disperate è anche un film di attori tra i quali metto in prima fila Hopkins, ottimo davvero dal momento in cui è ferito e riesce ad essere sempre più determinato, mentre Rourke appare inquietante ed affascinante allo stesso tempo come solo lui sa fare. Perfetta anche la Lynch che mette in piedi un personaggio di abbagliante bellezza estetica ma di intollerabile negatività e disgusto. Io avrei dato più rilevanza ai personaggi dei due agenti che si occupano del caso, ma si potrebbe dire che il regista ha saputo tenere tutti i grandi nomi sotto controllo e non ha mai perso le redini del suo film.
Ore disperate è uno di quei film che non ha avuto il successo meritato, non fu compreso da nessuno, sia critica che pubblico, e con la voluta compiacenza di una distribuzione penalizzante finì ben presto nel dimenticatoio. Sta a voi ora fidarvi del sottoscritto o meno, ma credetemi se vi dico che la visione è un’ora e mezza ben spesa e decisamente non disperata.