Era da parecchio che volevo scrivere questo articolo. Per troppo tempo troppi miei colleghi finti cinefili hanno continuato a ripetermi frasi del tipo “cosa guardi a fare gli Oscar, non sono meritocratici”, “cosa speri a fare che diano ad Arrival il premio per il miglior film, tanto c’è candidato un film con un protagonista gay“. Mi avete rotto le palle, tutti; e questa è la mia risposta alle vostre malelingue, peggio dell’uso del senhal nella poesia cortese.
Ovviamente, come tutte le cose che voglio fare da tempo, questo articolo non uscirà come me lo sono sempre immaginato, ma spero che possa darvi degli spunti per imparare a lasciare da parte (qualche volta) quel merdosissimo spirito critico che tutti pervade ma che da nessuno è giustificato. Rispondo a tutti coloro che criticano la gente che guarda gli Oscar: concedetevi, a intervalli regolari, del tempo per staccare, per spegnere il vostro cervello iper-intellettuale e dedicatevi al semplice intrattenimento, vedrete che la vostra intellettualità ne trarrà giovamento. Nel caso non vi fosse pervenuto il messaggio ho qua per voi un bellissimo terzo dito alto a simboleggiare tutta la mia arroganza. Se pensate che sia ancora l’uomo giusto per voi, possiamo iniziare: andiamo a vedere quali sono i 5 motivi per cui dovreste guardare gli Oscar, sempre e comunque.
1. Scommesse
Prima ancora della visione della cerimonia vera e propria voi e i vostri soliti amici finti cinefili potrete fare le vostre supposizioni sugli esiti delle assegnazioni delle statuette. Questo processo involontariamente fa scaturire un meccanismo di guerre civili e sanguinarie, amicizie stroncate da un improvviso voltagabbana che si palesa in tutto il suo avere la mamma che fa lavori poco onesti, pugni, calci, grida, parti precoci e cattiva digestione che in confronto lo scandalo del “calcioscommesse” appare come una tranquilla uscita in pedalò in una calda giornata estiva.
Ma al di là delle violenze c’è un altro meccanismo che lo scommettere sulle premiazioni farà scaturire: la capacità di ponderare e di saper contestualizzare le situazioni e, di riflesso, le proprie scelte. In altre parole: chi guarda da tempo gli Oscar (brutti idioti, come me medesimo dovreste vergognarvi) sa che una buona puntata in ambito Academy Awards non deve riguardare la qualità, o almeno non per forza. Lo sappiamo noi meglio di tutti che le statuette non vengono assegnate in maniera meritocratica (ibidem, non sempre) e proprio per questo scommettendo sulla vittoria di uno piuttosto che un altro film è necessario tenere conto di vari aspetti, i quali la maggior parte delle volte non riguardano la qualità assoluta del prodotto cinematografico ma piuttosto quanto quel prodotto è appetibile per l’Academy. Sostanzialmente se scommettete su un film che parla di omosessuali, di scandali o, ancora meglio, di scandali sessuali, siete a cavallo. Poi ci sono i casi limite dove vince chi paga di più, ma noi questo non dobbiamo dirlo, quindi…
2. And the Oscar goes to…
Andiamo, tutti amano la suspense e, soprattutto, l’attesa del piacere è essa stessa il piacere. Il secondo assunto in questo caso è vero solo se le vostre supposizioni si sono rivelate azzeccate, ma, diciamoci la verità, a qualcuno davvero frega qualcosa di vedere gli addetti ai lavori vestiti tutti uguali alzare la statuetta? Assolutamente no, il piacere del vedere gli Oscar sta nell’aspettare l’annuncio del vincitore per poi gridare con intonazioni vocali che sfondano l’ultrasuono “ma vai, ma vieni, ma chi sono, avevo ragione io, suca”.
Senza ovviamente nulla togliere a particolarissimi e unici toccanti momenti che ci hanno regalato gli Academy Awards nel corso dei decenni, a partire dal discorso di Leonardo DiCaprio in seguito al suo primo Oscar nel 2016, o ancora quello di Emma Stone lo scorso anno, fino ad arrivare all’indimenticabile momento dell’assegnazione dell’Oscar onorario all’immortale Charlie Chaplin. Ciò non toglie, però, che la cerimonia di premiazione degli Oscar sia così seguita per la sua capacità di regalare intrattenimento e svago; e credo non ci sia dubbio sul fatto che la maggior parte di questo intrattenimento derivi da tutti i meccanismi sopracitati, i quali ci accompagnano alle premiazioni vere e proprie.
3. Sbronze e bevute
Non so voi, ma io quando guardo il presentatore di turno che mi fa gli intermezzi comici tra l’assegnazione di un premio e un altro devo avere costantemente un bicchiere di vino nella mano sinistra, LA MANO DEL DIAVOLO. Approfittate dell’ora tarda (per noi italiani) in cui si svolge la cerimonia e trasformatela nella vostra personale cerimonia a base di alcol, sarà anche un ottimo allenamento per arrivare più freschi e preparati ai vari after che avete organizzato coi vostri amici. Unica regola? Vietato addormentarsi. Chi viola la sacra legge della notte degli Oscar è destinato a una randellata inesorabile di schiaffoni sul coppino fino a chiusura della nottata. Provare per credere!
4. Commenti vari alle personalità sedute in platea
Un’altra caratteristica fondamentale della notte degli Oscar è quella relativa ai commenti, sempre malevoli e poco educati, rivolti alle varie figure che vediamo, di inquadratura in inquadratura, sedute in platea su quelle poltrone rosse che costano più del terzo mondo. Sproloqui sul modo di vestire di uno, argute argomentazioni fantasiose sul contenuto sottostante i vestiti delle donzelle, seri intenti critici volti a constatare l’abilità delle attrici nello svolgere determinati compiti o, creme de la creme, il gossip. Quest’ultimo elemento è da non sottovalutare. È infatti necessario che, nel caso decideste di guardare gli Oscar quest’anno, voi lo facciate in presenza di almeno una donna, altrimenti tutta la carica pettegolezzosa scemerebbe drasticamente. No, non sono sessista.
5. Annuncio del miglior film
È giunto il momento. Come ogni anno accade la cerimonia si chiude con l’assegnazione della statuetta al miglior film; e come ogni anno accade è questo il momento più critico di tutta la nottata, sia per noi che guardiamo che per loro che presentano e partecipano. Tralasciando l’immensa figura di merda fatta la scorso anno, cerchiamo di capire perché questo momento è così critico.
Gente che salta, grida, si dispera, tutti che si abbracciano, il palco diventa peggio di una fattoria e tutti felici e contenti festeggiano la vittoria della statuetta. Ma noi? Credo sia proprio questo il problema: noi arriviamo all’annuncio del miglior film che sostanzialmente sappiamo già cosa sta per accadere e ci accorgiamo che probabilmente lo sapevamo già da tempo, motivo per il quale la statuetta al miglior film non lascia mai tutti soddisfatti. La causa è da ricercare nella costruzione della nottata stessa. Durante le assegnazioni precedenti a quella del miglior film (e quindi tutte le altre) piano piano riusciamo a capire dove si indirizzerà il vento a fine evento. Rime ricche ne abbiamo?
Per questo motivo tutta l’aura di interesse che sanno costruire gli Oscar improvvisamente cade: nella maggior parte dei casi sappiamo chi vincerà il miglior film già dall’annuncio del miglior attore. Questo è un problema, ma credo sia anche il più grosso vantaggio del guardare gli Oscar. Mi spiego. Ci sono quei film che già mesi prima di arrivare alla cerimonia hanno quotazioni altissime per vincere il premio al miglior film (nel concreto quest’anno The Shape of Water e Tre manifesti a Ebbing, Missouri). Questi film si suddividono in due semplici categorie: film belli e che a livello meritocratico dovrebbero guadagnarsi l’Oscar; film brutti e che a livello meritocratico non dovrebbe guadagnarsi l’Oscar ma che in qualche modo sono appetibili per l’Academy e quindi restano tra i favoriti.
Specularmente ai favoritissimi ci sono poi quei film candidati ma che quasi per certo non vinceranno e anche questi si suddividono nelle due categorie precedentemente esposte (vedi ad esempio Chiamami col tuo nome e Scappa – Get Out). Ora, supponiamo che quest’anno vinca The Shape of Water. Nessuno avrebbe nulla da dire, anche e soprattutto perché il film di del Toro ipoteticamente si sarà già accaparrato un buon numero di premi. Tuttavia non ci sarebbe nessuna sorpresa e si infrangerebbe la regola di base dell’intrattenimento oscariano: la suspense. Ma cosa accadrebbe invece se dovesse vincere Chiamami col tuo nome? Sarebbe una gigantesca sorpresa e lascerebbe il pubblico spiazzato, alla luce del fatto che molto probabilmente il film di Guadagnino non si accaparrerà un gran numero di statuette e che non era tra i favoriti. E qui siamo arrivati al punto: gli Oscar sono decisamente più utili nel mettere in ombra film dall’alto valore artistico ma dallo scarso valore commerciale per dare invece luce a quei film che hanno un enorme valore commerciale ma non sempre un corrispondente valore artistico. E dico che sono utili perché allo spettatore che segue tutta la procedura dell’Academy permettono di scoprire le cosiddette “perle nere”, ovvero i film che non si caga nessuno perché tanto non vinceranno mai. Perciò il mio personale giudizio è: molto spesso sono infinitamente più interessanti i film perdenti di quelli vincenti, ricordandosi che se un certo film perde agli Oscar è perché l’Academy ha voluto così. Il che non significa che l’Academy vota e quindi sceglie i vincitori, ovviamente no, non sono idiota e so anch’io come funziona un voto. Questo vuol dire piuttosto che se un film che a livello artistico ha tanto da dare viene snobbato accade perché esso travalica i canoni “tipici” dell’Academy stessa e dunque era già condannato in partenza.
Vi chiedo di prendere le mie parole con spirito critico e di interrogarvi su quanto vedrete in questa 90° edizione degli Academy Awards. Per il resto seguite i miei consigli e vi lascio all’amichevole affabilità di Jimmy Kimmel.