
Outlaw King – Di nuovo a cavallo dell’epica con David Mackenzie
Qualche tempo fa, girovagando tra le tremebonde pagine di IMDb, mi venne la malsana idea di vedere se David Mackenzie (regista dei magnifici Starred Up e Hell or High Water) avesse in programma qualche progetto stuzzicante. “Oh, Outlaw King… la storia del primo re di Scozia! Sembra interessante! Oh no… niente cinema, finirà diretto su Netflix“

Le aspettative erano terribilmente scemate, ma venerdì non ho potuto non recuperare l’ultimo film di un regista promettente e particolarmente bravo. Se non doveste conoscerlo, andate subito a recuperare i suoi lavori. Garantisco io.
Spade, sangue e freddo vento di Scozia
Nella Scozia medievale, in piena guerra d’indipendenza con i vicini inglesi, Outlaw King narra le gesta di Robert Bruce, primo Re del popolo scozzese, incoronato dalla chiesa e dichiarato fuorilegge dal Re Edoardo d’Inghilterra.
Non è mai facile approcciarsi a questo genere: negli ultimi anni l’epica storico/cavalleresca è stata associata a film di serie Z (per usare un eufemismo) o a pellicole obbrobriose con Nicholas Cage. Diciamo non un grande biglietto da visita: si rischia di scivolare nel trash e nell’assurdo, ignorando i capisaldi come Enrico V o Braveheart. Per fortuna, nessuna di queste mie preoccupazioni ha preso forma: Outlaw King è una pellicola di grande credibilità, in grado di integrare la formula più classica possibile con una fresca visione del genere.
Mackenzie non lesina sulla violenza (come giusto che sia), lasciandosi andare a delle sequenze d’azione di rara bellezza. Dal piano sequenza iniziale ai conflitti in campo aperto, alcuni movimenti di macchina sono orgasmatici, impreziositi da un montaggio frenetico, ma mai confusionario. Il regista britannico sa cosa voglia dire la parola epicità.
Uno dei rischi che si corre in Outlaw King è quello di perdersi nella bellezza dei suoi fotogrammi: caviale per la vista, gli squarci delle lande scozzesi sono tanto mozzafiato da farmi girare le scatole. Com’è possibile che io non abbia potuto goderne in una sala? Mi sembra poi giusto distribuire quella tamarrata annunciata di Robin Hood al cinema e non questo film.
Il piccolo grande Re
Più di quanto ci si potesse aspettare, Outlaw King è un film corale in cui svetta tra tutti il Re Robert The Bruce di Chris Pine: un personaggio dall’arco narrativo classico, ma sempre in crescendo, un uomo del popolo prima che re, con le proprie insicurezze e punti deboli. Adoro chi si sporca le mani.
Pine è roccioso (per non dire poco espressivo), efficace e senza fronzoli, affiancato da un cast d’eccezione ed eccezionale (Aaron Taylor-Johnson e Florence Pugh su tutti). Il titolo di fuorilegge lo porta a essere ancora più a contatto con il suo popolo, vivendo l’esodo della fuga sulla propria pelle. Una vendetta alimentata di minuto in minuto, raccontata da romanzo sulla ricerca di identità e di libertà.
Outlaw King è finalmente la ventata di aria gelida dall’oceano di cui avevamo bisogno: un film potente, avvincente, ricco di adrenalina e sentimento. Finalmente, si affacciano anche i buoni prodotti su Netflix.
C’è del marcio anche in Scozia
Purtroppo, Outlaw King non è solo aspetti positivi: il film di Mackenzie soffre di una gestione dei tempi frettolosa, soprattutto in un finale che avrebbe meritato una chiusura meno tronca. Inoltre, i fatti vero-storici vengono accantonati a favore di esigenze narrative e alcuni cliché romantici maleodoranti. Per quanto mi riguarda, la pecca più grossa (torno a dirlo) è la distribuzione: in un marasma cinematografico di film e temi copia carbone, Outlaw King meritava la sala. Mortacci vostra.
Bisogna andare oltre ai personaggi secondari un po’ poco approfonditi, oltre al poco coraggio di spingere ancora di più sul pedale dell’epica, perché Mackenzie ha realizzato un grande film, in ogni senso. Per gli amanti degli effetti pratici, per chi non vuole più vedere scenari tutti CGI; per tutti quelli che come me avevano voglia di tornare sui campi di battaglia.
Lunga vita a King David Mackenzie.