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Padri e figli. Dal grande schermo, storie di paternità

Rapporti complicati, padri assenti, papà eroici, onnipresenti. Padri bambini, padri immaturi, padri vincenti, padri perdenti. Padri che sanno raccontare, padri che non sanno comunicare, cattivi padri o padri cattivi. Padri dal cuore grande o dal cuore spezzato, padri che non ci sono più. Per la festa del papà, 15 modi di essere padre raccontati attraverso 15 storie, con le scene memorabili dei film più (o meno) amati, e più (o meno) conosciuti.

PADRI IN GONNELLA

1) Mrs Doubtfire (1993, Chris Columbus) – Daniel (Robin Williams) è un padre innamorato dei suoi figli, ma agli occhi della moglie è un irresponsabile ragazzino. Quando i due si separano per lui è la fine: non riesce a vivere lontano da loro ed escogita una soluzione un po’ stramba, praticamente quasi transgenica, ovvero vestire i panni di una donna (pure brutta!) per fingersi una tata e stare tutto il giorno in loro compagnia, sotto mentite spoglie. Il dramma di tanti papà, dopo la separazione dalle mogli, è quello di sentirsi fisicamente separati dai propri figli, che ne soffrono ancora di più. Memorabile la scena della letterina, in cui Mrs. Doubtfire spiega come superare il divorzio e la mancanza, attraverso un diverso tipo di presenza.

PADRI CHE RACCONTANO STORIE E FIGLI CHE RACCONTANO BUGIE

2) Big Fish (2003, Tim Burton) – Devo ammetterlo: quando mio padre attacca il pippone sulla sua gioventù in Germania mi sento come William davanti a Edwart Bloom (Ewan McGregor e Albert Finney) che non si stanca mai di raccontare al figlio le sue mirabolanti avventure, mentre quello non ne può più di storie bizzarre e palesemente poco credibili. Ma non è la verità che si vuole mettere in discussione. Raccontare una storia crea un legame. Le storie raccontate dai padri ai figli creano qualcosa di più forte di ciò che è vero e di ciò che non lo è. Raccontano chi si è, per non lasciarsi andare mai, nemmeno con la morte.

3) Stanno tutti bene (1990, Giuseppe Tornatore) – Succede spesso che i figli non raccontino davvero la verità sulle loro vite ai padri, per paura di deluderli. Ed è quello che succede a Matteo (Marcello Mastroianni) convinto di trovare i suoi figli felici e realizzati mentre invece li scopre fragili e falliti (persino defunti).

PADRI LONTANI ANNI LUCE E INCREDIBILMENTE VICINI

4) Molto forte, incredibilmente vicino (2011, Stephen Daldry) – Non sempre la vita ci dà la possibilità di dire addio. Oskar ha perso il padre (Tom Hanks) durante il crollo delle torri gemelle. Ma certi padri hanno la capacità di restare anche quando vanno via per sempre. La loro presenza è perenne, è amore che sfugge alla distanza, o agli abbracci che non si toccano, ma ugualmente forti e incredibilmente vicini.

https://www.youtube.com/watch?v=4UmRtfP3b8E

5) Interstellar (2014, Christopher Nolan) – Un Ulisse interstellare, senza una vera e propria Itaca in cui tornare, ma solo una figlia che più prontamente di Telemaco, lo aspetta guardando, invece che il mare, le stelle (o forse le polverose lavagne piene di calcoli, ma suonava più poetico parlare del cielo). Memorabile la scena della partenza, in cui lei lo prega di restare.

PADRI IMMATURI, PADRI BAMBINI, PADRI “COETANEI”

6) Juno (2007, Jason Reitman) – Tre in uno, in questo bellissimo film, tre modi di essere padre su tre differenti fasce di maturità (non solo anagrafica). Il sedicenne Paulie (Michael Cera), che con il primo e unico rapporto sessuale mette incinta la sua migliore amica Juno (Ellen Page), Mark (Jason Bateman), che insieme alla sua Vanessa (Jennifer Garner) fa parte della coppia di “belli, benestanti e chiari amanti dei bambini” a cui la ragazzina ha deciso di donare il figlio. E il signor Mac MacGuff (J.K. Simmons) il padre di Juno, comprensivo come pochi. In questa scena, un esempio di dialogo costruttivo padre figlia (e di amore vero).

7) À deriva (2009, Heitor Dhalia) – Anche i padri possono sbagliare, e qui non parliamo di errori nei confronti dei figli. Filipa (Laura Neiva) è un’adolescente che adora il suo papà (Vincent Cassel). Con lui ha un rapporto unico, stretto, affettuoso, confidenziale, giocoso. Fino al giorno in cui scopre, per caso, che lui ha un’amante, una ragazza più giovane, una turista che vede di nascosto, mentre sua madre, a casa, è sempre più isterica e alcolizzata. Ogni padre ha il dovere di educare i figli all’onestà. Ma come si fa a educare all’umano, alla carne, a quell’altro tipo di onestà, quella dell’accettazione?

https://www.youtube.com/watch?v=7ZrGt–M9os

8) Ritorno al futuro (1985, Robert Zemeckis) – Conoscere il proprio padre da giovane. Ci avete mai pensato? Marty McFly (Micheal J. Fox) ha questa straordinaria fortuna: incontrare suo padre George (Crispin Glover) all’età da liceo, diventare non solo suo amico, ma aiutarlo ad avere fiducia in se stesso e persino a conquistare la donna dei suoi sogni (tralasciamo ogni riferimento a complessi edipici venuti fuori da sbalzi temporali). In questa breve clip, un momento di condivisione padre figlio che stupirebbe i più indifferenti alle insospettabili passioni paterne.

PADRI NON PROPRIO VINCENTI 

https://www.youtube.com/watch?v=GkjhhNtW8JY

9) Little Miss Sunshine (2006, Jonathan Dayton e Valerie Faris) – Il padre della piccola Olive (Abigail Breslin) ci prova a insegnarle come essere vincente. Ma serve un furgoncino mezzo scassato per fargli scoprire che si può correre dietro i sogni non solo per vincere e vederli realizzati ma per realizzare altro, anche se imperfetto, la propria identità.

10) L’uomo nero (2009, Sergio Rubini) – Anche i papà hanno i sogni nel cassetto, non solo i figli. Anche i papà soffrono i fallimenti, non si sentono realizzati. Se è vero che i padri devono fare il possibile per realizzare i sogni dei figli, forse anche i figli dovrebbero fare un passo verso i sogni segreti dei padri, per non lasciarli morire (quei sogni e quei genitori) da soli.

PADRI CHE FANNO OUTING

11) Beginners (2010, Mike Mills) – E se tuo padre, ormai anziano, ti confessasse di essere gay?

PADRI DI SANGUE, PADRI ADOTTIVI

“Mo Cùishle” (mio tesoro, mio sangue)

12) Million Dollar Baby (2004, Clint Eastwood) – Non tutti i papà ti mettono al mondo. Qualcuno lo si incontra per caso, e invece che essere con te il giorno in cui nasci, non ti abbandona il giorno in cui muori (o decidi di morire).

CATTIVI PADRI O PADRI CATTIVI

padri

13) Era mio padre (2002, Sam Mendes) – I padri non si scelgono. Amarli significa accettare quello che sono e quello che fanno. Ma ci sono altre ragioni per cui si accettano certe cose, non solo l’amore, che invece a volte non basta, e forse anche giustamente. In questo caso, il sacrificio e il desiderio di riscatto di un padre che per amore del figlio e della sua eredità di innocenza, sa a cosa rinunciare.

14) The Wrestler (2008, Darren Aronofsky) – Robin (Mickey Rourke) deve scegliere se restare “Randy the Ram”, vecchia gloria del wrestling a rischio infarto, o tornare a essere un uomo normale, lontano dal ring, che tra le altre cose è pure un padre. Ma come si fa a essere Robin, se esserlo fa più male di un cuore rotto? E come si fa a essere un padre, dopo anni di assenza, quando non sai nemmeno come parlare a tua figlia? Sono un vecchio pezzo di carne maciullata, me lo merito di stare da solo. Memorabile la scena in cui prova maldestramente a comunicare con lei.

15) American Beauty (1999, Sam Mendes) – Uno degli errori imperdonabili dei papà è quello di non accettare i figli così come sono, di essere violenti, ostinati nel volerli correggere. In questa clip, il discorsetto omofobo che un padre tutto d’un pezzo non può esimersi dal fare al proprio amato figliolo.

Tutti questi premurosi papà e non citare il migliore fra tutti, Jack Torrance? Che ve lo dico a fare?

Lucia Perrucci

La mia prima babysitter fu una Super 8. Non scherzo, mio padre mi teneva tra i rullini da sviluppare. Mia madre invece mi faceva sedere sui libri, secondo me non voleva che li aprissi, perché sapeva sarebbe stata la fine. Mischio storie e immagini da sempre, a volte mi fa girare la testa, a volte mi fa girare cortometraggi (che a volte mi fanno girare il mondo). Scrivo di cinema perché guardare non mi basta.
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