Una delle cose più difficili da fare, quando si fanno recensioni, è scindere il fan dal critico. Soprattutto per le serie tv, dato che ti accompagnano per mesi (se il binge watching è il tuo mantra) o anni. Ma per fortuna qua si parla di cazzate e si usano parole come cacarella per far ridere, quindi posso scrivere di Parks and Recreation come una tipica fangirl degli Uandirecsion.
No dai, cercherò di essere obbiettivo. Anche se c’è poco da fare: Parks and Recreation è una delle migliori serie comedy mai realizzate. Su questo non transigo. Il brutto è che la conoscono in tre persone, di cui una sorda.
Quindi ora capite il mio dilemma? Faccio un articolo pieno di spoilerz dove inneggio a tutte le bellezze di questa serie o mi trattengo e cerco di invogliarvi a guardarla? Abramo ha avuto una decisione molto più facile della mia. Facciamo che in media stat virtus, perciò farò un po’ dell’una e un po’ dell’altra. Che poi alla fine Parks and Recreation non si presta a spoilerz molesti, non ci sono serial killer da prendere o supereroi contro la municipale.
Due righe di trama facili facili: la branca governativa americana che si occupa del mantenimento dei parchi pubblici è appunto denominata Parks and Recreation. Nel comune di Pawnee, Indiana, c’è ovviamente l’ufficio preposto. Solo che Pawnee è una citta leggermente fuori dalle righe e i lavoratori del Dipartimento dei parchi sono moooolto leggermente fuori dalle righe. Basta, finito qua. Poi comincia la magia.
Parks and Recreation inizia con Leslie Knope (Amy Poehler), la maniacalmente ligia al dovere vicedirettrice del Dipartimento, che cerca di tirare fuori un barbone ubriaco incastrato in uno scivolo per bambini. Prima puntata, primi minuti. Ora capite perché mi sono subito innamorato di questa serie? Cinismo e follia mischiati assieme? Dove devo firmare per avere ventimila stagioni?
Ma il punto è un altro. Ok le situazioni al limite del reale, ok che Pawnee è la prima città in America per ospitalità e la quarta per obesità, ma la forza assoluta di Parks and Recreation sono i personaggi. Quei personaggi capaci di arrivare al limite del macchiettistico solo per decidere di fermarsi lì, dove pensavi ci fosse un buco nero e invece scopri che questo gruppo di matti più o meno scappati di casa è coma una seconda famiglia che ti resta nel cuore.
Perciò non posso non spendere due parole per ognuno di loro. Sarebbe come raccontare Maradona senza la cocaina il goal ai mondiali del 1986.
Di Leslie Knope vi ho già accennato. Una sorta di Hillary Clinton con meno tendenze a creare organizzazioni terroristiche. Leslie è una forza della natura. Amerete odiare (oppure odierete amare) il suo stacanovismo, tutte le sue piccole manie, ma senza di lei Parks non sarebbe Parks.

Ann Perkins! Scusate, chi ha visto la serie capirà, gli altri perché non l’hanno ancora cominciata? Comunque, Ann Perkins (Rashida Jones) è il motore che dà il via a tutto, dato che vuole far riempire il gigantesco buco di fianco a casa sua. Buco nel quale bisogna ovviamente allestire un parco. Forse la più normale di tutti (anche perché fa l’infermiera), ma di una bellezza così stranamente esotica che vorresti solo stare a fissarla per ore. Oh, anche l’occhio vuole la sua parte.
Sappiatelo, è dai tempi di Scrubs che Aziz Ansari mi sta sulle balle. Ma proprio a pelle. Bene, Parks and Recreation mi ha fatto innamorare del suo Tom Haverford. Lo si potrebbe paragonare a Howard di The Big Bang Theory (quello delle prime stagioni però). Parecchio sfigato ma allo stesso tempo convinto di essere come Rodolfo Valentino, ossessionato dai social network, inventore di migliaia di idee di business (una più folle dell’altra). Insomma, adorerete anche lui.
Ecco, April Ludgate (Aubrey Plaza) potrebbe starvi sulle balle. Ma solo perché è la persona più cinica e apatica verso il mondo intero che incontrerete mai. Ed è proprio per questo motivo che ve ne innamorerete. Soprattutto quando augura brutte morti ai suoi colleghi.
Andy Dwyer (un Chris Pratt prima obeso poi modello di Abercrombie, grazie Guardiani della Galassia) è lo scemo del gruppo. Quello che cade nel buco di fianco a casa di Ann rompendosi entrambe le gambe. Ingenuo e buono come un bambino, quindi adorabile.
Tranquilli, non sto dicendo che amerete tutti i personaggi, assolutamente no.
Ben Wyatt (Adam Scott) è il lato nerd della serie. Che non deve mai mancare, soprattutto per i riferimenti alla cultura filmica contemporanea (Star Wars, Il Trono di Spade, Il Signore degli Anelli eccetera eccetera).
Chris Traeger (Rob Lowe) è amore. Ottimista verso il mondo da fare schifo, salutista e attento alla propria forma fisica da fare ancora più schifo. Ma vorreste abbracciarlo tutti i giorni. In quanto a manie potrebbe battere Leslie, quindi vi lascio immaginare quanti piccoli fantastici “tic” gli vedrete tirar fuori.
Loro invece li metto in coppia: Jerry Gergich (Jim O’Heir) e Donna Meagle (Retta, che poi che cazzo di nome è Retta). Entrambi un po’ defilati all’inizio, vi entreranno nel cuore pure loro. Donna è la tipica donna (HA HA) afroamericana che alza l’indice muovendo la testa prima di menarti;
Jerry invece è il capro espiatorio di tutto Parks and Recreation. Potrebbe finire dalla D’Urso tranquillamente per bullismo. Ma lui ride e la prende con filosofia. Povero Jerry.
Bene, li ho detti tutti? Scusate se ci ho messo tanto MA NE MANCA UNO. Il. Miglior. Personaggio. Mai. Creato. In. Una. Serie. Comedy.
RON SWANSON (interpretato da quel genio assoluto di Nick Offerman) è il pragmatismo fatto persona. Direttore del Dipartimento, odia il Governo con tutto sé stesso, ma ci lavora per necessità (e per sabotarlo dall’interno). Il suo baffo, i suoi vestiti sempre uguali, la sua voglia maniacale di quotidianità e l’odio per il cambiamento. Ma soprattutto le sue caustiche frasi al fulmicotone (semicit.). Si potrebbero scrivere interi compendi filosofici sulle citazioni di Ron Swanson. Ve ne lascio solo una, ma se guarderete Parks and Recreation ne avrete praticamente una a puntata:
Any dog under 50 pounds is a cat and cats are pointless.
Applausi a scena aperta.
Ah, una cosa su cui non transigo. Parks and Recreation va assolutamente visto in inglese. Purtroppo a sto giro i nostri traduttori/doppiatori non hanno fatto un buon lavoro, come in altri casi, facendo perdere alla serie quasi tutto il suo fascino.
Perciò cosa dirvi ancora per invogliarvi a vederla? Che è girata in falso documentario alla Modern Family? Che riesce a creare un microcosmo fantasticamente folle di piccoli tormentoni cult che non potrete più dimenticare? Che è pieno di camei e guest star uno più soprendente dell’altro? Che tutta l’alchimia tra i personaggi è così ben congegnata da far invidia a Friends? (Questa l’ho sparata grossa, mi vengono a cercare a casa). Cinismo e amore mischiati alla perfezione.
Adorerete così tanto Parks and Recreation che finirla potrebbe causarvi la sindrome tako-tsubo. Garantito.
Beh, perché non siete ancora corsi a vederla?
Forza, ratti come la folgore, andate!